arancione.

standard 14 novembre 2012 8 responses

il sottile orlo della veste da notte batte sul tallone, mentre scende le scale.

la fiamma della candela scalda un diametro inferiore al possibile, illumina i pensieri.
l’aria della cantina, chiusa, buia, sposta il nastro ma non la chiave.
legata, sul cuore, dondola.
una chiave con tutti i suoi segreti.
non apre che un solo meccanismo, la chiave.
il nastro è arancione, il fiocco sul collo la lega alla sua serva, dedita serva.

sedendosi sull’ultimo scalino, spiata dagli occhi della sua coscienza, posa la candela.
la chiave entra tra le pieghe della veste.
lei chiude gli occhi, ancora una notte insonne.
la chiave d’ottone si scalda e disegna le sue curve sulla sua pelle.
arancione è la veste, arancione come le sfumature dimenticate dell’autunno.
stringe le mani, spegne la candela il soffio dalla cantina.
questo è quello che la tiene in vita.
quella chiave, legata al suo collo.
baciata dalle sue labbra.
presente.
la ripetizione costante dell’amore.
la superstizione di un lucchetto chiuso, saldato da un’ossidazione inutile.
la mia candela non si spegne.
per quanto difficile io ci provo ogni giorno, a parlare d’amore. 
sarò noiosa, banale, insistente, corrosiva, non mi importa.
non devo stupire nessuno, non devo ingannare nessuno.
ho sempre vissuto a carte scoperte, sempre amato senza ancore, retoriche o insulsi giochi.
la verità mi rende libera, i miei occhi parlano, come libri scritti meglio di quanto io riesca a fare ogni giorno.
quello che mi commuove, la delicatezza, la sensibilità, scrivono ogni giorno il mio presente, insieme all’indifferenza che spopola.
non ho paura di questa vita, non voglio convincere questa platea di sguardi attenti che la mia via è quella corretta. inciampo, cado, mi rialzo.
in un 2012 ricco di avversità avrei voluto tante volte fare l’elenco di ciò che mi è accaduto ma non mi rimane che sorridere perchè sono ancora qui. 
perchè tutti questi lampioni la cui lampadina distrattamente si fulmina non disturbano il mio incedere.
perchè la solitudine che sento è solo una condanna per la mia voglia di amare.
vi osservo dalle sbarre della mia prigione.
ho tanto ancora da esplorare e scoprire nella mia cella.


ALIENS#5

standard 12 novembre 2012 16 responses

il gettone opaco e corroso cade, si chiude la comunicazione.
colpisce il fondo metallico di un mondo capovolto, senza fine alcuna.
le unghie stridono sul vetro
nessuna maniglia
nessuna speranza.
rettili, mani, ventose
percorrono pareti spoglie.
posso appendermi con te alla ragnatela, mio trasparente amico immaginario?
ogni piano riflesso, scardinato.
l’origine sta nella fine.
giocoliere di birilli, giocoliere di anime.
fai di me quello che vuoi.

(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

a lume di candela

standard 11 novembre 2012 6 responses

sottile il velo del contrasto, il fumo tiepido riscalda l’aria.

organza e tulle, pomposo ornamento di anime ribelli.
sono inquieta, sono viva, sono un desiderio che non tace mai, 
inespressa tra le righe narro senza mettere mai un freno.
rinchiudo quei desideri in un carillon stonato
la convenienza del mio amore
rinasce il mio cuore, mal si placa
ma è solo finzione.
respiro, fiato sul mio collo,
emozione, traguardi, finalmente appassionata verità
corro, corro in un bosco di faggi.
che le foglie siano solo un tappeto di lacrime dimenticate, sotto i nostri piedi svelti.

quel pallore sul mio viso
quel flebile sussurro timido
questa arringa che mi lascia senza voce
che invoca solo un battito, un altro ancora, per sopravvivere.

mi travesto di insulsi stracci,
lascio che sia romantico questo addio
scrivo una nenia che culli il mio sonno, che sopisca i tormenti
lasciami vivere, o amore.
non so più nemmeno dove e quando ti troverò.

ALIENS#4

standard 7 novembre 2012 16 responses

il rumore sordo dell’indifferenza.
il suono dell’amore svanito.
i passi di una madre,
calpestio e abbandono.
ci sono sembianze che annullano ogni amore.
ci sono volti poveri di sensi.
gelidi cuori vagano ancora.
senza colpi la canna del mio fucile
protesa, in caccia di pietà.

 (progetto ALIENS a cura di Berenice&Maurizio)

Breakfast at Tiffany’s

standard 5 novembre 2012 17 responses

sono veramente rare le volte in cui mi sento così poco comunicativa e socievole da non poter intrattenere (e tollerare) una conversazione.
stasera è una sera così.
una sera di quelle in cui ti guardi allo specchio e non ti riconosci.
una sera senza sorriso.
in cui l’amarezza si scioglie nelle lacrime e le rende ancora più corrosive.
una tipica sera di questo duemiladodici che, ben più di una volta, mi ha messo alla prova.
e la cosa che più di dispiace è che c’è molto di peggio.
ma “annullare” la festa del mio compleanno è, per me, come un secchiello riempito con la sabbia sbagliata, non ancora abbastanza bagnata. e il castello non sta su.
quello specchio mi rimanda l’immagine sfocata di chi ha fatto tanto ma non abbastanza per  riempirsi la bocca di indipendenza e possibilità. 
ho riposto i miei sogni in un cassetto, facendo finta fossero troppo difficili da raggiungere.
nel cassetto di fianco c’è la delusione.
guardo la vetrina di Tiffany, mi fingo ricca.
ma non ho niente.
niente.



Fantasia

standard 30 ottobre 2012 5 responses

non avere l’ispirazione e avere voglia di scrivere sono un mix orribile per chi, come me, fa della scrittura la sua costante.
uso allora le parole di Keats, uno dei poeti a me più cari (e uno dei pochi dei quali leggo – qui un’ispirazione nata dopo aver guardato il film dedicato a lui), per farvi sentire un po’ parte della mia giornata…

ps: per chi non sa cosa regalarmi per il compleanno, una sua raccolta va benissimo ?

Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.

l’autunno dell’anima

standard 23 ottobre 2012 7 responses

Jackson, Mississippi. Anni ’60. 
Case di legno, di colore confetto, vestiti stretti in vita, con fantasie accese.
Domestiche, baby sitter, cuoche.

Avete mai visto The Help? 
Film meraviglioso. Guardatelo.

 















Guardandolo per la seconda volta mi sono accorta di come una delle protagoniste sia simile a me. Scrive, ama, si appassiona. Vive la sua epoca guardando oltre le apparenze.
Vorrei tanto tornare indietro, a volte.
Scorrere il tempo riavvolgendo la pellicola con la matita nel buco, come facevo da piccola con le musicassette.
Vivere i colori dell’autunno in un’America ferita dall’apartheid, respirare l’odore di torta al cioccolato preparata nelle strette (ma accoglienti) cucine delle “mamy”, nel loro giorno libero, prendere l’autobus con il vestito della domenica e la borsa lucida, conservata da anni nell’armadio. Giocare a bridge. Bere la coca-cola nella bottiglia di vetro. Credere che tutto sia possibile.
Amare. Amare con lentezza. Camminare per mano guardando i fiori di campo che danzano con i soffi del vento. Sussultare ad ogni bacio ricevuto. Essere invitata fuori a cena, una volta alla settimana. Guardare negli occhi come se fosse l’unico modo per comunicare.
Desiderare solitudine impossibile. Nessuna ansia da prestazione.
Amare, negli anni ’60.

Sono veramente io che sto “inneggiando” alla lentezza? (soprattutto alla luce di post come questo…)
Snocciolo (o “schiccolo”?) la melagrana e mi guardo intorno. Ogni tanto mi stupisco, ogni tanto mi innervosisco, ogni tanto cade qualche lacrima.
Intorno c’è un gran frastuono e poca calma, troppa gente e poche persone, troppi battiti artificiali e poco cuore. Sto diventando un robot anche io.
Per altro esclusivista e con poca voglia di socializzare.
Come sempre controcorrente, in un mondo che corre sempre di più e non lascia spazio che ai ritagli, ho deciso che mi farò regalare un fazzoletto con la mia iniziale, per lasciarlo cadere ai piedi del più paziente corteggiatore.

Non ho tempo per chi non ha tempo e non mi dispiaccio di questo.

Piccole Donne…

standard 18 ottobre 2012 10 responses

oggi mi sento così, anche se è una condizione che sento mia da tempo, oggi più del solito…

più nello specifico così:
(tratto da Wikipedia)
  

Josephine, detta Jo, è la secondogenita delle sorelle ed ha 15 anni. Inizialmente lavora come dama di compagnia per la zia March. Viene descritta come schietta, coraggiosa, determinata, ribelle e irrequieta. Ogni tanto tira fuori un carattere scontroso ed il suo temperamento impulsivo la porta ad arrabbiarsi spesso, ma ha sempre buone intenzioni. Jo non è molto femminile e le risulta difficile comportarsi come una “signorina” tanto che viene vista come il “maschiaccio” della famiglia. La sua sorellina preferita è Beth. Le piace andare a cavallo e correre per i prati, ma la sua vera passione è la letteratura e coltiva il sogno di diventare una scrittrice famosa, così nel frattempo si diletta ad inventare storie da far leggere alle sorelle. Inizialmente Jo è contraria al matrimonio e al romanticismo in generale, ma in seguito si innamora, ricambiata, di un professore tedesco, Friederich Bhaer, molto più grande di lei di età.  

certo, ci sono dei dettagli che non corrispondono, ma il quadro generale può incastrarsi quasi alla perfezione!

un abbraccio, vostra Jo.

pot-pourri. d’amore e altre macedonie.

standard 17 ottobre 2012 6 responses

una carovana e i solchi sulla strada.
ruote, infrangono il suono della campagna.
fardelli, stracci, polvere, sottile filo di arianna che riconduce tutto
in sentieri e labirinti, trasparenti.

profughi, sfollati pensieri
stringono forte il nodo, attorno al mio cuore.
è freddo.
è fermo.
inerme.
il labirinto è percorso al contrario, il filo stringe, taglia.

un piccolo campanellino, attaccato al fagotto,
un fagotto di profumi.
la brezza salmastra, il fragore delle onde.
la lavanda francese, il timo al limone.

una goccia di fragranze
rossa di sangue
il laccio stringe, il solco aumenta.
il campanellino angelico tintinna.

cosa volevo dire?
potrei farvi una parafrasi lunghissima per questa poesia, per descrivere il lucchetto che mi chiude il cuore.
è così freddo e congelato che quasi stento a riconoscermi. forse, quando la mia anima sopraffatta dall’egoismo sopperirà, tornerò ad amare gli occhi di qualche sconosciuto.

Questa immagine è adorabile, me l’ha mandata my best friend, vi piace? non c’entra niente con l’atmosfera del post ma io sono proprio questo. una strana MACEDONIA di fruttini di bosco ?

la Berry addormentata nel bosco

standard 13 ottobre 2012 5 responses

sinceramente credo che dovrò tornare in terapia.

ci sono stata per guarire le ferite del mio cuore.
magari ci andrò di nuovo, per curare l’indolenza verso gli esseri umani.
più specificatamente verso gli uomini.
uomini…gli esseri umani di sesso maschile.
chiamarli uomini forse è troppo.
si si, lo so, sono discorsi un po’ da “Sex & the City”, spiccioli, banali e già risentiti.
ma sono discorsi da sabato sera senza voglie particolari, se non quella di essere risvegliata.
dormo.
sono la “bella” addormentata.
questi principi che provano a distrarmi dal mio torpore sono tutti di una mediocrità infallibile.
sarà che mi metto tanto gel nei capelli, ma non si muovono nemmeno se questi principi sono a cavallo. 
nessuno che mi rapisce e mi porta via.
che mi bacia e mi mozza il fiato!
nes
su
no!
sono fermamente convinta che sarà veramente difficile per me provare di nuovo qualcosa.
il miraggio dell’amore a trentanni.
voglio qualcosa di più.
altrimenti meglio la solitudine.
meglio questo bosco che, fitto fitto, mi copre anche i raggi solari. 
e la mia pelle rimane candida, il mio viso rilassato, le braccia, inermi, accanto al mio corpo.
una farfalla sfiora le mie mani, nel sogno vorrei prenderla.
non vincermi sonno.
regalami passione e fuoco al mio risveglio.