Effetto domino.

standard 17 gennaio 2013 42 responses
Ho sognato di essere incinta. 
Il risveglio era già traumatico, non era necessario che intervenisse un altro fattore a renderlo inverosimile.
Quando mai la vita fa quello che realmente decidiamo noi?
Giusto ieri sera archiviavo nella categoria “Sono una donna, non sono una cogliona” una situazione che mi stava (sta?) rendendo la vita simpaticamente instabile. Ovviamente trattasi di essere umano di sesso maschile.
Io archivio e lui ritorna dall’oltretomba.
E quindi mi sono domandata quanto la mia archiviazione fosse conseguente alla sparizione del morto-vivente in questione…non ho ancora una risposta, ma vi terrò aggiornati.

Tutto questo preambolo è solo per dirvi che anche io sto per scomparire negli inferi. Ma non temete, tornerò…e se qualcuno di voi dovesse passare da Milano me lo faccia sapere!
In questi giorni ho ampliato un po’ la mia rete di blog seguiti, è sempre bellissimo “navigare” tra le vostre parole, leggere i racconti, le ricette, gli sfoghi e le gioie.
Ho conosciuto Silvia, per fortuna è di Firenze e la potrò vedere spesso, dal vivo è una forza, come lo è nel suo vivissimo e partecipatissimo blog ?. 
Ho dei piccoli progetti in cantiere, che presto vi farò sapere, sempre che il ritorno dagli inferi sarà clemente con la mia creatività, più di quanto lo sia il discendervi, mi sento così arida di parole e di emozioni che quasi mi sto vergognando a scrivere questo post.
Ma, come le bocche di persone poco fantasiose dicono spesso, “c’è di peggio nella vita”
Ho provato anche a ripetermelo oggi, quando mi sono svegliata e ho trovato la sorpresina del nostro amico, meglio conosciuto come 47 morto che parla.
Me lo sono ridetto quando a lavoro si sono accavallate beghe su beghe, in contemporanea con il telefono impazzito, l’organizzazione della discesa agli inferi della sottoscritta.
Poi ho acceso la tv e ho visto la pubblicità di Real Time che invita a seguire il programma che parla delle ossessioni che portano a collezionare (per fare un esempio) quantità inverosimili di bambole di pezza, baciate sulla bocca successivamente al proprio coniuge. Ecco. Per una volta ho accettato il “c’è di peggio nella vita”
Ripeto la domanda: la vita fa mai quello che decidiamo noi?
Forse è solo un girotondo di conseguenze, forse siamo solo noi stessi i primi responsabili delle tessere del domino che, pur con un loro ritmo, piano piano si toccano, si sfiorano, sussurrano a quella successiva ciò che dovrà accadere, nella strada verso la tessera seguente?
Mentre ci riflettete, guardate questo video. La canzone merita, ma anche solo le immagini sono geniali.

Mi mancherete amici!
Nei momenti bui e grigi dei prossimi giorni chiuderò gli occhi e penserò di essere lì, seduta sugli scalini del Lifeguard di Miami Beach, con i miei sogni ancora tra le mani e nessun bisogno di spingere la prima tessera del domino.


Marzo 2012 – South Beach, Miami, Florida (USA)
Foto by Berry

Ps: volevo ringraziare Francesca per l’assegnazione del premio Liebster Award, sono una frana totale per le riassegnazioni, non riesco a scegliere! Grazie comunque tante e…visitate il suo blog, ne vale la pena!

PERFETTO.

standard 10 gennaio 2013 50 responses

Nasci da sospiri irrequieti 
percorri le mie vene cariche, 
sono io il tuo perfetto domani.

Trova una superficie che rimandi il tuo volto
Narciso dalla pelle di velluto,
perfetto il peso delle tue mani.

Intatto 
Stabile
Mai contraffatto
Perfetto e intenso, come fango chiaro.

Leviga quelle tracce,
costanti segni nel legno d’ebano del mio cuore.
Come intarsi si sono insinuati.
Troppo hanno inquinato.

Tu sai leggere ogni strano dialetto
che mi ostino a parlare.
Prima che io svanisca, vienimi a salvare.
Ti sussurro Perfetto e tu intona il mio nome.

Resto fermo e nascosto 

Nell’apnea di un fondale. 

Nella cuora del tempo 
Che continua a scadere 
Sulla pelle ammaccata 
Il mio regalo per te. 
Non vedo più nessun male che mi possa ferire 
Almeno per stanotte non c’è nessun dolore. 

Favole a merenda

standard 7 gennaio 2013 47 responses

Mentre vado in altalena mi sporgo.
Da quando scrivo questi ultimi 365 giorni sono stati, in termini di numeri e “popolarità” indubbiamente i più creativi, ispirati e sostenuti. Certo, ci sono delle mie amiche blogger che scrivono “che sembrano unte” (come si dice a Firenze), post dopo post meraviglie culinarie, soufflè dopo soufflè meraviglie di scrittura. Ma come fate? Siete più produttive di una catena di montaggio!
Io, da brava simil-poetessa, vi guardo, mentre mi spingo sull’altalena. 

A dire la verità è tanto che non ci faccio un giro sull’altalena. Adesso preferisco strapazzarmi le budella a Mirabilandia. Più pericoloso e ripido è il rollercoaster, più mi esalto. L’adrenalina che esce da tutti i pori, che mi fa saltare, sorridere, continuare a fare file kilometriche con gente che mi fuma in faccia nonostante in cartelli di divieto. 
Mirabilandia e Fragonard. Mah…ogni tanto mi chiedo di come sia possibile che io sia così assurdamente accozzata. Adoro delle cose così distanti tra loro che non so come siano compatibili, questa cosa a volte mi esalta a volte mi spaventa. Potrei essere un potenziale serial killer, Dottor Jekill e Mister Hyde. E menomale che sono alta solo un metro e sessanta, altrimenti sai quanta follia ancora poteva entrarci. Ma sono un intenso concentrato, come quello di pomodoro, ne basta poco…in tutti sensi!

J. H. Fragonard – L’Altalena
Insomma dicevo. Fragonard e l’altalena. Quando studiavo storia dell’arte non credo di essermi mai soffermata sul particolare della scarpetta che vola in alto, per l’impeto della spinta. Ma soprattutto penso di non aver colto l’intenzione frivola del dipinto. Una nobildonna che si diverte in un gioco infantile, in compagnia del marito e…dell’amante. L’amante che guarda sotto la gonna pomposa e svolazzante della signora dai chiari capelli.
Escludendo le presenze maschili di questo quadro, vorrei tanto essere la fanciulla protagonista. Vestito color pesca, pizzi e cappello in tinta, delicatezza e felicità. Una superficiale spensieratezza.
Ebbene, sto ripiombando sonoramente in uno di quei miei “beautiful moment” in cui tutto accade – niente accade, in cui un minuto ti senti bella e micidiale come una Venere e l’attimo dopo impossessata da Medusa, chiunque ti guardi si trasforma in pietra. Orribile in pratica.
Insomma in pratica…sto cadendo dall’altalena. Sono giusto nel momento prima di spiaccicarmi (scusate il maremmano!) con la faccia al suolo, sassolini in bocca, terra che graffia i palmi delle mani, ginocchia con i rivoli di sangue. Tenere forte le corde, farle scorrere tra le dita, era diventato un noioso palliativo, un fastidio, quelli dati dalla ripetitività delle cose; certo, stabilivano la mia sicurezza, ma quello che rimandavano non era altro che una banale riproduzione di me stessa. E si sa che a me piace cadere. Gustarmi quel momento in cui posso far scendere con ragione le lacrime salate sul mio viso, in cui posso tamponare i miei occhi smarriti, in cui tolgo i frammenti di terra dalle dita, come fossero l’ultimo baluardo della fiducia che ripongo nel genere umano (di sesso maschile). Fiducia, sorrisi. Tutto molto scadente, come un pasto frugale consumato di fretta in un fast food, da soli, con la faccia rivolta verso un muro. La qualità degli ingredienti crea un risultato pessimo, di quelli che vanno ingurgitati, non gustati. Ecco, io che non vorrei mai vivere così, preferisco cadere, lasciare le corde, sbattere il naso, respirare la terra, l’odore rustico delle foglie verdi o secche, i rami vivi e pulsanti di clorofilla. 
Raccontare cosa sto vivendo risulterebbe forse banale, poco sfumato, non divertente. 
E magari sarebbe sconveniente. 
Perchè ogni riferimento a fatti, persone e cose è assolutamente reale qui, in questo angolo di vita. 
Perchè chiunque ha carezzato i miei capelli è stato fotografato, ricordato, memorizzato. Perchè chiunque ha sfiorato le mie mani o maltrattato la mia anima si merita uno spazio, una classificazione. Certo, tutto questo lavoro scientifico di catalogazione fosse servito ad imparare, a distinguere al primo sguardo chi ho davanti, a posizionarlo nella giusta dimensione o, perlomeno, in quella che si merita. La trasformazione in Mr. Hyde che ho subito questa estate non ha portato granchè frutti insomma…subdolo copia/incolla di cattiveria mal riuscito da comportamenti di terzi con la sottoscritta.
Quindi…raccontare cosa sto vivendo risulterebbe banale.
Sto cadendo dall’altalena con la speranza che “qualcuno” mi prenda al volo. 
E che mi posi, come una ciliegina sulla sua torta, così che io la possa rendere “complice ma non complicata” (cit.), dolce, a tratti stucchevole. 
Sfacciata e brutale faccio queste confessioni al mondo, nemmeno fossi una principessa.
Ma finchè c’è il vento che scompiglia i capelli e senti il sibilo nelle orecchie, finchè la forza di spingersi sempre più su non ti abbandona, finchè questa vita così superficiale e profonda, piena di contrasti e simbiosi, finchè tutto questo mi apparterrà ogni reame dovrà impallidire.

Addio, addio.

standard 2 gennaio 2013 37 responses
Duemilatredici guarda che noi abbiamo un sacco di “cattive” intenzioni. Quindi…vedi di comportarti secondo le nostre aspettative, grazie. Si si, lo so, tutti dicono che non hanno aspettative, ma mentono.
Loro pensano di non averle, ma da qualche parte ci sono, per forza. 
Io, che notoriamente non sono capace a mentire nemmeno dietro allo schermo di un pc, non mento.
Ho un sacco di cose da realizzare, montagne da scalare, orizzonti da scrutare, albe e tramonti da dipingere.
Ergo…non fare il furbetto.
Intanto sei iniziato alla grande. Concerto (numero 17) dei Subsonica. Adorati.
Ma per lasciarmi alle spalle un anno così funesto ci vuole ben altro di un concerto e un raffreddore che mi fa consumare tutti i fazzolettini di questo mondo.
Ebbene. Immaginatevi una delle vostre cassette preferite. Le audiocassette. Quelle che se sbagliavi a premere qualche tasto nello stereo ti si ingarbugliava tutto il nastro e le dovevi rimettere a posto con le matite. E premete Rewind.

(Benoit Jammes – questo è un genio, guardate un po’ il suo profilo flickr)
Mi sono fatta una nuotatina nel mio gelido/affannoso/incasinato/triste/lacrimoso duemiladodici e, visto che ora che sono una scrittrice famosa (muhahahhahahahah), vorrei farvi ripercorrere un po’ le mie tappe. Ho democraticamente scelto i post che mi piacevano di più, spero vi vogliate fare un tuffetto con me. 
Gennaio. Ignara me ne stavo sul bordo dell’argine. Non sapevo che di lì a poco avrei visto il MIO cadavere passare. E quindi uscimmo a riveder le stelle si chiama il post.
Febbraio. Non sapevo scegliere. In entrambi trovate una sofferenza pura, totale, corrosiva e incisiva. Niente è sopravvissuto, una prateria stopposa senza vita. Martedì racconta dell’illusione data dallo shock. Tre Settimane è semplicemente il vero inizio della “passione”. Una Via Crucis in pratica.
Effettivamente non so perchè dovreste leggerli, questo preambolo non è affatto incoraggiante!
Marzo. Questo è stato il mese del mio primo viaggio oltreoceano, una super figata! Ho scritto tanto ma nessuno mi leggeva quindi… ve lo ripropongo, come i peperoni!
Aprile. Aprile è stato un mese incasinato, tanto lavoro e tanti pensieri. Sono andata dalla rabbia totale di Sfogo e libertà, alla più classica delle digressioni sulla mia personalità, degna di un Minestrone.  
Maggio. Uno dei mesi più belli, mezzo vissuto chiusa in casa post-operazione al simpatico fibroma che alloggiava nel mio utero. Avevo scelto tre post ma ve ne faccio leggere solo uno. E’ il post che evidenzia uno dei miei tanti contrasti. Come può una “poetessa” amare il calcio? Andatevi a leggere One Love
Giugno. Uhm, non me lo ricordo. Ricordo solo la mia prima volta in Puglia, il caldo torrido, le foto scattate a Bari vecchia. E l’amore per la mia città con Ode a Firenze.
Luglio. Il mese di Mirabilandia, sorrisi, spasso, chiacchiere. E continue riflessioni. Voglia di risorgere, di stabilire un punto di inizio per questa nuova Berry. Quindi vi potreste sorbire Sunrise e, perchè no, se siete proprio proprio coraggiosi anche E guardo il mondo da un oblò
Agosto. Olimpiadi e Londra, ecco cosa mi ricordo. Il mio amore per lo sport e il mio cuore spezzato alla notizia travolgente di Schwazer li trovate in EPO-logicamente parlando e la breve vacanza a Londra, due giorni dopo dalla fine dei Giochi. Il 16 agosto, uno dei giorni più belli della mia vita, L’isola che c’è.
Settembre. Il mese del trasloco. Degli week end saltati, del non riposo. Infatti parlo di Viaggi di anime, di polvere, di carovane.

Ottobre. Sempre più voglia di passato, di respirare aria vecchia, vintage, fuori moda. Un Autunno delll’anima forte e sempre più disilluso. 

Novembre. I miei 30 anni! Festeggiati in sordina, tanto aspettati, relativamente consapevole della mia vita. Il mese dell’alluvione nella mia amatissima Maremma, che tanto mi ha fatto soffrire. L’indifferenza distribuita come fosse sale nell’acqua della pasta. Un mese A lume di candela.

Dicembre. Infine è arrivato. Ho tirato le somme e ho vissuto, ho pianto di nuovo, ho scoperto che sono ancora troppo sensibile e carne viva, in certi punti. Dovreste secondo me leggere il mio ultimo post, perchè tra i bagordi delle feste secondo me ve lo siete perso. Viaggi (in)aspettati, con me e Bilbo, per servirvi.

E poi ecco. Avrei tanto voluto concludere qui, ma non posso. Vi lascio una sua foto, la foto del mio splendido micione. Principe, quasi siamese, dagli occhi di ghiaccio.
Gennaio 2011
Mi fu regalato 7 anni fa, per Natale, dai miei amici Angelo, Sara, Eliana, Francesco. Lo avevano già “battezzato” Vincent perchè anche se non aveva nemmeno un mese e mezzo era folle e un po’ artista, a suo modo. Ha vissuto con me a Firenze, fino a quando non ho capito che stare a casa dai miei gli era più congeniale. Amava acchiappare le lucertole, miagolare insistentemente e arrampicarsi fino alla mia finestra per entrare, ogni volta che tornavo a casa in Maremma. Se n’è andato così, senza sapere perchè. Vinc. Grandissimo bastardone della mamma. Le tue fusa mi faranno per sempre compagnia.
Duemiladodici, sei degno di andartene. 
Addio per sempre.