I want to hold you but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much
I want to taste you but your lips are venomous poison
You’re poison runnin’thru my veins
You’re poison, I don’t want to break these chains
Come sempre. Ti svegli con un pelino di ritardo, fuori piove.
Ti vesti, abbinando in modo armonioso tutti i dettagli, fai una carezza alla gattina che dorme sul cuscino, invidiandola per la sua nullafacenza quotidiana.
Ti prepari le fette biscottate con la marmellata, un bicchiere d’acqua.
Ombrello, due passi fuori, macchina.
E alla radio passano proprio la canzone con quel testo evocativo che fa tanto dito nella piaga.
I W A N T T O H O L D Y O U B U T M Y S E N S E S T E L L M E T O S T O P
E’ ufficiale. Stamani, insieme alla mia cresta, ho agghindato anche la Torre di Babele che mi faceva compagnia dentro la testa. Alta, incasinata, piena di colori e di piccoli dettagli infinitesimali. Ma si sa, i dettagli sono ciò che forma l’insieme. E questa torre di pensieri è lì. Vacilla, è formata da tessere di un domino verticale che non so gestire, è una centrifuga di colori, di sensi, di sapori, di piccoli granelli e bacche rosse, di arcobaleni che ancora non conosco.
Bello eh? Indubbiamente. Se non ci siete dentro è bellissimo. Da fuori lo spettacolo è evidente, come l’aurora boreale.
Ma le infrazioni, le emulsioni chimiche, le rifrazioni della luce sono così tante.
E non rimane che lasciarsi andare?
Lasciarsi tentare?
Assaggiare le caramelle da tutti i dieci sacchettini che ho davanti. Ecco quello che farò.
Come sempre. Ti svegli con un pelino di ritardo, fuori c’è il sole.
Ti vesti, leghi le tue codine in alto, a fare il solletico al cielo.
Ti prepari la sacca per andare a fare un pic nic, ma nella sacca ci sono solo tante caramelle. Tanti gusti diversi, tanti sacchetti colorati.
Occhiali da sole, due passi fuori, anzi qualcuno in più.
Ballerine ai piedi, via le odiate calze, il fresco sulla pelle ancora bianca, sembianza invernale da cambiare, come la pelle di un serpente albino.
E sei nel luogo del cuore. In quel posto dove vince il cemento, dove vince l’uomo. Ma la natura c’è, è potente. E’ un flusso sull’impossibile.
Il luogo del cuore dove staccare la spina da tutto, dove accoccolarsi stringendo le ginocchia, dove ascoltare solo il R U M O R E forte che risuona a Babele, special guest della mia testa oggi, questo venerdì furioso e fuori controllo.
Ti siedi, nel luogo del cuore. Metti i sacchetti di caramelle davanti a te. Assaggia, mastica, assapora, rompi con i denti per far uscire il succo, percepisci le differenze.
Aspetta. Aspetta fino a che l’ultimo frammento, come una scaglia di vetro, scende in fondo allo stomaco, lasciando segni del suo passaggio.
Fino ad allora prendi uno ad uno i capi di tutti i gomitoli che si sono attorcigliati e cerca una via. Per non impazzire.
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Vladimir Kush – Mythology (2011) |
Questo artista mi ha folgorato. Le sue opere sono meravigliose, tutte. Fatevi un regalo oggi, guardate il suo sito o digitate il suo nome su google immagini, sarà un viaggio immaginario bellissimo, pieno di colori, luce, fiori, leggerezza e visioni.
L’opera che ho postato è un piccolo riassunto di ciò che vedo quando chiudo gli occhi oggi.
In pratica…un gran bel casino.