WOR(L)DS#5

standard 28 ottobre 2013 24 responses

Progetto di Scrittura Creativa di Zelda was a Writer


WOR(L)DS #5
 

Sono una piccola trapezista, dimensioni tascabili, ego incontenibile. Il mio lavoro è il pericolo. Dondolo sul filo di uno yo-yo colorato, che mi trattiene e poi mi lascia.
La sospensione è la mia condizione ordinaria.
La straordinarietà sta nell’equilibrio, quello che sfioro quando, dondolando, intravedo i tuoi occhi tra il mio pubblico.
Tu sei il mio tappeto di luce, il mio cuscino di musica e fiori, il paracadute che ho sempre aspettato.
Ma sei anche la mia distrazione. Sei colui che manovra le mie emozioni, i movimenti liberi tra questi fili.
È solo un istante, quello sguardo fugge da me. Torno ad essere in pericolo, in questo teatro di possibilità, in questa vita di acrobazie in cui mi destreggio.
Ma questa volta il tuo sguardo rimane.
Mi arrampico sul filo, lascio il trapezio, posso rimanere nelle tue mani.

Ascoltando Sirens, Pearl Jam.

***
Un altro regalo di Camilla, il QUARTO PIDDIEFFONE 
realizzato con tutti i componimenti del kit nr4.
***

Puff puff, pant pant.
Mi immagino un fumetto che esce dalla mia testa, pensieri affaticati.
Ce la faccio, anche se è lunedì. Le parole me le ha rubate tutte la ragnatela di fili dello yo-yo, un incastro perfetto direi.
E allora mi spremo, faccio una fatica bestiale, ma qualcosa esce, anche se non come vorrei io. Ma in fondo, aderire ad un progetto è un riflesso di come io decido di vivere la mia vita:  
con costanza e con presenza. 
Sempre.
A scuola ero sempre presente. In cinque anni di superiori avrò fatto si e no una settimana di assenza (totale)!
Mi piace esserci, anche se gli altri non mi aspettano.
Mi piace essere un sorriso per chi torna stanco da lavoro.
Essere una sicurezza per chi non sa dove andare (anche se poi magari non servo a niente).
Mi piace anche essere inutile, insomma.
Però essere , nel mio posticino nel mondo, mi piace un sacco.
E questo blog, questi post, i progetti, le scelte che faccio, sono come una catenella fatta ad uncinetto.
Legata forte forte a quel filo.
Dondolo incerta, nel mio mare di certezze.
In fondo la trapezista sono io, piccola, tascabile (ma con un ego sproporzionato), catturata da mani accoglienti, senza alcun desiderio di tornare indietro.

WOR(L)DS#4

standard 21 ottobre 2013 56 responses

Progetto di Scrittura Creativa di Zelda was a Writer


WOR(L)DS #4 – 21 ottobre 2013

Quando quella magia blu ha invaso il mio sguardo, le ore scorrevano con un tempo diverso.
Un tempo senza tempo, le cui lancette nemmeno osavano far rumore.
E così mi perdo, tra le guglie ed i minareti di questa moschea, sulla riva del Bosforo, che mai ho dimenticato.
E ogni corda che pizzichi è uno spillo nel mio morbido cuore di spugna.
Conficchi e io assorbo il tuo suono, la tua luce, il tuo tempo, sparpagliati in un albero di bottoni colorati.
Un ramo, un bottone.
Un bottone, un pensiero.
Un bottone, un ricordo.
In questo taccuino dalle pagine ruvide appunto con foga i profumi del bazar, intingo il dito nelle spezie, ogni parola un aroma diverso.

Inseguimi Istanbul, porto un velo color zafferano.

Berry a Istanbul – gennaio 2009
 ****
Il piddieffe di WOR(L)DS#3 eccolo qui. 
Grazie Camilla per lo splendido lavoro.
****

Oggi piove.
Zuppo i miei biscotti in ogni pozzanghera per ricordarmi che non è un temporale passeggero, ma è un figlio di questo autunno inoltrato, che presto diventerà inverno. 
Mi sono già annoiata di stivali e calze, cappellini cappottini strati-a-cipolla.
La mia bici piange lacrime sporche di smog, parcheggiata in giardino.
Però…chissà cosa mi regalerà questa stagione.
Ho tante idee.
Sono felice.
Innamorata.
Corrisposta (!!!!).
State qui con me, che mi piace tanto.

?

Occhio per Occhio.

standard 18 ottobre 2013 25 responses
Ogni mattina inciampo sulla sveglia.
Ho un ciuffo che saluta quello opposto, scomposto, come sono scomposta io, quando sento quel trillo, maledetto trillo, che mi distoglie dal torpore caldo delle coperte.
Cerco di concentrarmi su cosa ne sarà della mia giornata. 
Devo ottimizzare.
Un tour di social mattutino ci vuole sempre, è come lavarsi il viso.
Non importa se i gatti ti hanno dormito sulla testa (e non per modo di dire) da metà notte in poi, devi alzarti.
Certo è che alcune volte mi arrabbio, proprio di mattina. Perchè magari in sogno avevo creduto in una finzione, avevo pensato di essere circondata da una saggia umanità.
Ma in fondo mi piace arrabbiarmi, perchè vuol dire che qualcosa di buono ancora in me c’è, che tumulta, sobbolle, si agita. E mi dispiace, perchè non ho quella proprietà di linguaggio che vorrei, perchè non conosco gli argomenti quanto vorrei e molto spesso i pensieri finiscono in un calderone difficile da gestire.
E’ che mi sono stufata di essere carina e coccolosa. Io sono intollerante, non solo al lattosio.

Non tollero più le persone presuntuose.
Non tollero chi non ha niente da fare e si lamenta che si annoia.
Nemmeno chi mangia come un bufalo e sostiene di ingrassare…invece rimane uguale.
Non tollero l’indifferenza. Meglio un NO di un vuoto.
Non tollero chi dice di non avere soldi quando non è così.
Non tollero chi non è capace di scrivere in italiano.
Ci sono tante cose che non sopporto più.
Ma una in particolare.
Dopo la tragedia di tutti quei morti nei mari di Lampedusa ne ho lette, sentite tante.
Non seguo la politica da tanto e forse non l’ho mai voluta nemmeno seguire. Ma qui non si tratta di politica, di partiti, di religioni, di NOI. Si tratta di persone morte, senza alcuna colpa, se non il desiderio di trovare quella vita migliore che NOI stessi ricerchiamo per i nostri figli, che NOI stessi dipingiamo come una favola nelle nostre ovattate pubblicità televisive. 
E se il desiderio è una colpa, allora siamo tutti colpevoli di percorrere vite ricche di speranza.
Se il vuoto che ci forma dentro questo benessere che ci circonda è così grande da inghiottire la pietà, l’anima, il cuore, allora non solo siamo colpevoli, ma siamo anche i diretti carnefici.
Siamo i boia che uccidiamo per la seconda volta centinaia di persone.
Siamo boia con il sorriso sulle labbra e il sangue sulle mani.
Perchè non importa che siano tanti morti per essere più o meno assassini, lo si è e basta.
E quindi io NON TOLLERO chi si dichiara felice di queste morti. 
Quale soddisfazione si può trarre anche solo da un pensiero così misero e meschino? 
Questo è uno di quei momenti in cui la mia mente si affolla. E vorrei affermare tante cose, sentenziare, dire, condannare. Ma credo che non servirebbe, non ho fiducia nell’umanità, in QUELLA umanità, perchè QUELLA non ha assolutamente niente di umano. 
Il 30 novembre 1786 nel Granducato di Toscana veniva abolita la pena di morte. Forse la grettezza e l’ignoranza sono ancora rimaste così indietro? Forse pensiamo ancora che l’Occidente sia ancora capace di dettare leggi civili e di andare ad insegnare la CIVILTA’, quando in alcuni di questi civili paesi esiste ancora la pena di morte?
Tu, che sorridi e ti gongoli delle morti degli altri, per me hai una lettera scarlatta sul volto, perchè ti voglio riconoscere. E non per lapidarti, perchè tutti pecchiamo (io per prima, con tutta quella lista di intolleranze varie). Ma perchè vorrei che per un attimo tu fossi visto da tutti quegli occhi innocenti che ora non hanno più niente da poter desiderare. 
Magari sentiresti, in fondo a quel vuoto infinito che hai dentro, rimbombare un piccolo suono di vergogna.
K. Malevic – Tondo Nero (1913)

WOR(L)DS#3

standard 14 ottobre 2013 17 responses

Progetto di Scrittura Creativa di Zelda was a Writer

WOR(L)DS #3
Deserto di Sonora, Arizona.
Ore 12 di un’estate senza respiro.

“Ehi, Gringo!”
Stavolta era la mia coscienza a ripetere quelle parole che, ogni giorno, mi capitava spesso di sentire. In mezzo al deserto nessuno usa la cortesia di chiamarti per nome, nemmeno il sole cocente di mezzogiorno e gli avvoltoi affamati. E avidi.
Ogni goccia di sudore mi mette in ginocchio, mi allontana dal saloon e dalle sue fajitas forti, al sapore di tabasco.

Gringo. Ti affronto nel pieno del mio sonno.
Scivolo nell’imbuto della clessidra dei sogni e voi, spine mai abbastanza sazie d’acqua, mi catturate.
Questo mondo non è più un giardino misterioso.
È un deserto di segreti.

Quasi l’alba, Firenze.

***
Il progetto continua, stimolante ed efficace. 
A volte l’ispirazione passa come un frecciarossa, non fai in tempo a vederne le sembianze. 
A volte invece soggiorna nella mia mente di notte, mentre fatico a prendere sonno per qualche soffritto di troppo. 
A volte butto giù qualche riga mentre sono in macchina, accanto al mio Bullo, dopo un altro fine settimana in giro per l’Italia. 
Ci sono dei riferimenti che mi fanno scattare degli effetti domino impressionanti nella mia testa, associazioni incomprensibili e che non riesco nemmeno a spiegare. Ma forse…va bene anche così, altrimenti tutto diventerebbe troppo definito.
La mia mente stamani viaggia a luce spenta…e voi con me.

Piazza Duomo – L’Aquila
Il mio fine settimana in Abruzzo.
Se volete scaricare WOR(L)DS#2 ecco il PDF.
Buona settimana da una pensierosa Berry.
(Ma sto bene ehhhh! Sono solo pensierosa!!)
?

Baci & Incroci.

standard 9 ottobre 2013 28 responses
Semaforo rosso.
Vedo quattro piedi fermi, vicini. 
Una mano che abbraccia un fianco.
Un bacio sulla guancia.

Quanti baci si danno, fermi ai semafori.
Hanno il sapore dei baci rubati, lasciati volare su un bianco fazzoletto dal finestrino della macchina che corre via, lasciando tanti petali sparsi, bianchi anch’essi.
Hanno il volto immaginato, mai visto, di un innamorato solitario sul marciapiede, fermo al suo semaforo rosso.
Una mano che si stringe, una carezza, un cuore riscaldato.
Certi movimenti sono imperfetti. Sono guidati dall’abitudine, dal momento, dall’enfasi. 
Mai è così per i BACI.
Perchè ci sono quelli che ti strappano il cuore.
Quelli che ti fanno dimenticare lo spazio e il tempo.
I baci strazianti, quelli profumati.
Da incorniciare, indimenticabili.
Quelli di corsa, fuggevoli come il sole d’inverno sulle foglie accartocciate.
Quelli che sanno di biscotti, dati sulle guance morbide e setose di un bambino.

Baci e coincidenze incrociate.
Io scrivo di BACI e LORO mi scrivono per chiedermi un bacio.
Un euro (e anche di più!) per un bacio.
Dare valore ad ogni gesto, questo è il senso.
Ogni click un bacio, come si può dire di no.

DAL 1° AL 31 OTTOBRE è attiva la raccolta fondi per i bambini ricoverati nel reparto di emato-oncologia del Meyer di Firenze.
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? BACIA ?

Questo il mio BACIO per i bambini del Meyer!
VOTATELO!
 

WORLDS#2

standard 4 ottobre 2013 41 responses
Progetto di Scrittura Creativa di Zelda was a Writer

WOR(L)DS #2

Tu rendi cosa umana l’incomprensibile.
In treno siamo andate a Parigi, in quell’unico viaggio insieme. Monet, Modigliani, Notre Dame. Quella piazza degli artisti al Sacre Coeur, ricordi?
Non ci separano solo chilometri ma interi vocabolari di contrari, senza sinonimi.
Sei come una pietra dura, tosta e incorruttibile, piena di venature, sfumate e cangianti.
Sei preziosa e bella, come quel dono del torrido luglio, come il prossimo innevato regalo.
Per ogni ricciolo che hai ti regalo un quieto sorriso.
Per ogni momento di contraddizione, una goccia di amore incondizionato. 


A mia sorella D. per il suo compleanno.
***
Questa è la seconda tappa del progetto creativo e di condivisione creato da Camilla – Zelda
Se siete curiosi di leggere tutti i testi inviati nella prima settimana potete scaricare il PDF!
Grazie a lei sto facendo un piccolo percorso di conoscenza nella (e della) mia scrittura e anche nelle (e delle) mie capacità. Non credo sarò mai in grado di scrivere un romanzo, nè tantomeno di pubblicare qualcosa che assomigli ad un libro. Ci vogliono una costanza e una conoscenza che io non ho.
Nonostante tutto sono felicissima della mia vena creativa, di ciò che riesco a produrre e di quello che tiro fuori dalle mie limitatissime visioni
Grazie a chiunque passa di qui, 
lascia una scia di ispirazione indiretta e involontaria 
per me indispensabile.

***

Un’ultima cosa, ma non meno importante. Un cenno di solidarietà per quelle morti innocenti a largo di Lampedusa. 
Una cosa che spesso dimentichiamo è che TUTTI possiamo e dobbiamo fare qualcosa.

Mare, dentro di te sta il mio amore.
Hai preso la sua anima e il suo cuore.
Mare, riportala a riva, fammi parlare di nuovo con lei.
Cercala ovunque, trovala, fallo per me.
Mare riportami l’amore della mia anima
Insieme ai suoi compagni pellegrini di questo destino.
Creature del mare, siete voi gli unici testimoni di questa storia
E allora ditemi: quali sono state le sue ultime parole prima di partire
Mare!
Non sei tu il mare? E allora rispondimi!

 
Tesfay Mehari, cantante eritreo

WORLDS#1

standard 27 settembre 2013 26 responses

Progetto di scrittura creativa di Zelda was a Writer
900 caratteri
10 righe


Questo è un vento di mare. Il vento di un mare, in oriente. Posso respirarlo ad occhi chiusi, ogni movimento delle mie ciglia è una danza che ricorda origami colorati di carta riciclata, scritta, scarabocchiata.
Ma è un’estate appena iniziata e la salsedine mi fa confondere anche le poche idee certe del mattino, idee e origami, accartocciati ricordi di un’alba accesa all’orizzonte, quando ti ho accompagnato alla stazione insieme a quell’abbondante strato di lacrime salate. E lì ti ho lasciato. Tu non partivi nemmeno, avevi solo bisogno di perderti in volti sconosciuti per riconciliarti con la parte più buia di te. Sei un viaggiatore stanco, con una valigia leggera e affollata di idee e origami, piegati accuratamente, tuo e mio bagaglio.
Due viaggiatori diversi ma insieme, in un vento profumato di spezie.

QUI la nota sulla mia pagina fb.

Un grazie enorme a Babe che mi ha suggerito l’iniziativa!

Un’eccessiva insalata (di parole) troppo condita.

standard 23 settembre 2013 71 responses
Voce del verbo ECCEDERE.
Io eccedo.
Metto troppi punti esclamativi, quando devo indorare una pillola.
Vado troppe volte a capo.
Faccio periodi troppo brevi e concisi.
Faccio pensieri contorti.
Le mie associazioni mentali sono di difficile comprensione anche per me che le partorisco.
Eccedo in raccomandazioni, con sorelle abbastanza grandi per sbrigarsela da sole.
Eccedo in domande…dio mio quante domande faccio.
Perchè? Perchè? Ma quando? E quanto? Dove? Sicuro?
Sono un tormento.
Talvolta ammorbante.
Eccedo in chiacchiere.
Mi piace comunicare, che posso farci.
Scrivo
Parlo
Leggo
Commento
Polemizzo
Sono una presenza. Certo non si può dire il contrario.
Quanto mi piace usare le parole.
Le metto lì, in controluce, le guardo.
Se non le conosco, le studio, per usarle nel modo appropriato.
Le pianto sotto terra e le faccio germogliare.
Uhhh guarda quella come è carina, ci sta bene in quel discorso. 
La prendo, con tutta la radice, e ce la metto. Tutta sporca di terra e profumata di verità.
Discorsi colorati come fiori freschi.
Ecco cosa sono: un’eccessiva fioraia di parole. Compongo ricchi mazzolini, nella mia testa. C’è un’amica che mi dice che sono fiorita, come darle torto?
E quindi eccedo in parole di contrabbando, che arrivano furtive senza chiedere il visto alla frontiera.
Alcune, spavalde, senza nessun filtro.
Con altre sono dietista. Le soppeso e le metto in cura, dimagriscono, si affinano, diventano accuminate come spilli o rotonde come un abbraccio.
Parole grasse, parole magre.
Parole profumate, parole intense.
Parole spacciatrici, parole oppiacee.

Questa eccessiva voglia di raccontare, mi accompagna da sempre, è la mia ancora.
E’ il mio modo per dire a me stessa che ci sono, per accarezzare gli amici cari, per sviscerare i sentimenti profondi. 
Le mie parole in un bagaglio a mano eccederebbero in peso.
Tatuate addosso indelebili, quelle che ho scelto.
Quadratini con lettere e numeri. Formo solo frasi ad alto punteggio. Zeta e Q come se piovessero.
Uno Scarabeo senza regole di tempo e spazio, grande quanto una piazza. 
Eccedo.
Non smetto mai e non mi piace smettere.
L’ultima parola è la mia, l’ho comprata.
L’ultimo bacio prima di dormire.
Quel chiodo fisso che devo sempre argomentare.
Insomma, le parole
Indispensabili.
Menomale ci siamo incontrate, da piccole. 
E’ un amore corrisposto e, a me, piacciono tanto le storie a lieto fine.

NOF4 – Incisioni sul muro dell’ospedale psichiatrico di Volterra

SOGNI PARALLELI.

standard 18 settembre 2013 33 responses

Ti prego, dimmi che non mi hai lasciato. Dimmi che sei qui, che la tua bocca mi bacerà ancora, che se voglio addormentarmi con la tua mano che mi stringe potrò farlo sempre. 
Sudo. Mi sveglio. Piango. Il mio incubo persistente, l’abbandono. La menzogna, il crollo dei progetti, degli sguardi verso il domani, insieme. Ma è solo un sogno, il cuscino mi racchiude, morbido, per il resto della notte…e la sua mano è lì, che stringe la mia.
 
Ti prego, dimmi che stai scherzando, amore mio! Non puoi credere che sognavo l’esatto contrario di ciò che ti ha turbato: festeggiavo il nostro futuro insieme! 
Mi asciuga le lacrime con le sue mani adorate, calma i miei singhiozzi. Nessuno mi abbandona, se non quando chiudo gli occhi e il buio mi circonda.
I miei gatti giocano, sono le sei del mattino, posso ancora dormire. 


La mia settimana è iniziata così, altalene, improvvise mutazioni.
Così la scorsa settimana si è appena conclusa, lasciando una scia strana dietro di se.
Ci sono dei contrasti che sono come le caselline della dama. Si posizionano in modo alternato, chiaro – scuro, bianco – nero, distinguendo i momenti. Solo il futuro è incolore, protetto dalla sua aura nebbiosa e stratificata da troppi desideri di conoscerne il contenuto.
Il futuro non ci appartiene. Forse solo la mattonella che abbiamo sotto i piedi è nostra e poi nemmeno lei, di nuovo non ci appartiene più.
Rimane l’essenza.
Rimane quel giovedì sera passato a domandarsi perché. Che anche se tu non sai nemmeno di che colore fossero i suoi occhi, percepisci l’angoscia di chi li conosceva bene.
Rimane un venerdì tormentato dai dubbi.
Rimane un sabato di sorrisi, perché in fondo chi se ne va non torna, anche se tu piangi.
Rimane l’essenza.
 
Mi sento un pizzico più saggia. Sempre la solita spaccona, polemica e arrogante, ma ho tra le mani tutto quello che mi serve per non smettere più di sorridere.
La nostra felicità dipende solo da noi, dall’intensità del nostro sorriso, dalla profondità della nostra vita, dall’insensatezza dei nostri lamenti e dalla continua voglia di fare. Ci possono essere circostanze, momenti, flussi negativi, ma non mi permetterò MAI di smettere di viverlo, questo O G G I.

****

Per chi si è preoccupato per me dico Grazie! Sto bene. Il Bullo non mi ha lasciato. E’ che quando succede qualcosa di molto grave e molto triste, anche se non mi colpisce direttamente, in qualche modo mi fa riflettere.
Vi regalo il mio inno alla vita:
Bullo, Baguette e Chorizo. TRI(S)PUDIO d’amore.

LA LINEA NERA.

standard 13 settembre 2013 23 responses
Il colore della tisana legnosa e poco profumata dipinge l’acqua fumante. 
E’ una sera che lascia orme umide dietro di se, sono piccoli pois bagnati sul tavolo di marmo. 
E’ una sera che non posso lasciar scorrere così. Ci sono parole che possono aspettare, altre che ti escono fuori dalle dita, solcando la tastiera e gli spazi liberi del mio cervello. 
Sono una senza dio, non conosco nessuna religione. Non perchè un dio mi renderebbe migliori questi momenti, ma perchè, chi ci crede, trova giustificazioni che io non riesco a darmi.
Quindi cadono petali, lacrime, entusiasmo.
E ti trovi dietro una linea nera che non hai mai deciso di oltrepassare. Le esigenze diventano dimenticati frammenti. Le priorità si fanno da parte e non c’è altro che un gran silenzio. Un buco nero come un vortice inghiotte tutte le parole, risucchia anche i sorrisi.
Rimango io, dietro la linea nera.
Non è una sfida, vince sempre lei. 
Imprevedibile, senza alcuna vergogna o rispetto.
Si insinua, fredda, tra un respiro e un sospiro, ti strozza, sa bene dove colpire.
Non uso preghiere nè armi.
Quello che posso imparare, dopo questa ennesima, brutale, linea nera, è che non possiamo perdere nemmeno un frammento della nostra esistenza. 
Non ci rimane che vivere, con le nostre mani modellare un domani comunque sconosciuto.
Passione, Amore, Desideri. 
Le domande senza risposta lasciano il loro eco infinito nella tazza vuota.