Per Te.

standard 12 maggio 2013 76 responses
Con le mani sporche di impasto scrivo su questa tastiera, scrivo e cancello, perchè tutto vorrei dirti senza essere mai banale, perchè tu mi hai insegnato a scrivere, perchè tra le infinite cose che potevi darmi hai scelto le migliori.

UNA FAMIGLIA BELLISSIMA.
L’AMORE & LA LIBERTA’.

Quello che racchiudono questi miei pensieri servirebbero centinaia di pagine per descriverlo a parole, ma basta solo uno sguardo quando torno a casa, che ogni spiegazione diventa inutile.
Ti amo Mammina.

Berry, 4 mesi – Annamaria, 23 anni – MARZO 1983
E perchè non posso che amarti se ogni tanto, la mattina, apro la mail e trovo le tue poesie, per me…

 
l’anima
l’anima non rimane prigioniera, non si fa rapire;
se non vogliamo
essere vivi
forse la lasciamo assopita
per non pensare, non ora
ma lei dorme con un occhio aperto
è più grande di noi
ci rifiutiamo di ascoltarla
ma lei è come un sottofondo musicale
è implacabile
è dissoluta
non si preoccupa di come stiamo
ci avvolge come un velo di sonorità
espellendo i vuoti di cui abbiamo paura
nel nostro inerme palato;
e noi ,storditi
la rivomitiamo
in braccio al cuore
cerchiamo lì
il suo sollazzo……….no
un chiaro no!
l’anima rimane con noi sempre
e ci tormenta perchè, se abbiamo dato il cuore
lei non vuole essere venduta
vuole farci pagare a caro prezzo il fatto
che rimaniamo con lei sola, sempre, alla fine….
ecco..io a giorni
cerco di trattarla bene
l’accompagno dove lei vuole
poi, di nascosto
giro le parole e guido il carro
così lei, mesta mesta, torna e
mi riprende in mano….

Azzurro.

standard 9 maggio 2013 41 responses
Scriverei una poesia per ogni venatura dei tuoi occhi.
Che poi sono uguali a molti altri. Ma sono i tuoi.
E guardano me. 
Fino al più piccolo granello lasciato cadere abbandonato, in fondo ai miei tormenti.

I tuoi occhi così azzurri.
Che fanno riaffiorare le ferite, solo per ricordarmi quanto adesso siano lontane. 
Solo per sottolineare quanto si cammina, prima di sentirsi a casa.

E’ che non c’è un colore che io posso descrivere, se penso ai tuoi occhi.
Se non al colore che non avevo mai visto.
Quello che mancava, e ora c’è.
Mark Owen – Stars (2013)

Gonna build a rocket
Anytime you want it
Paint it pretty colors
Gonna light it up and take us to the moon
That’s what I’m gonna do

Se nasci tondo…

standard 7 maggio 2013 51 responses


Elena Vizerskaya – fotografa/artista ucraina

Se nasci tondo…vuoi un mondo soffice.
Vuoi un mondo senza spigoli, nel quale appoggiare schiena/testa/gambe e lasciare le braccia scendere a penzoloni, come se il bordo fosse il perimetro di una mezza luna.
Ciò che ti cambia sono le circostanze, gli avvenimenti, quello che fa diventare il percorso lineare, con le pareti ovattate, un sinuoso dispiegarsi di dettagli, poi impervio, poi pieno di quegli spigoli ricacciati via.
Se nasci tondo e ti trovi a vivere in un dodecaedro stellato, la vita non è proprio agevole.
Ti agganci ad ogni curva, hai graffi, segni sul corpo, evidenti e in superficie, difficili da mascherare come una cicatrice sul viso. Sono uncini quelli che ti acchiappano, la stoffa si allunga, la pelle si strazia, quando torna indietro, quando si lacera, è imprevedibile. Ma il risultato del camminare è questo. A volte si incontrano rovi, a volte solo erba fresca, che ti bagna di rugiada le caviglie. Cogliere more tra le spine nel mondo tondo non è reale, è immaginazione, è sogno. E la vita è altro.

Se nasci tondo la tua vita diventa flessibile, così che nessuno spigolo possa mai condizionarti veramente.
Fino a quando non incontri qualcuno che ti chiude in un piccolo cubo.
E questo qualcuno effettivamente ti assomiglia così tanto che sembri quasi tu. Un riflesso dotato di indipendenza, di chiavi, di lucchetto, che ti sigilla dentro un cubo soffocante, rosso cremisi sfumato con il blu.

Per uscire una sola alternativa.
Imparare a respirare negli spazi angusti.
Scegliere una sola chiave.
Inserirla nella toppa, piccola, come fosse una miniatura.
Capire il corretto senso per sbloccare il meccanismo.
Girare la chiave.
Solo così il riflesso scompare, si diluisce ogni chiavistello che scatta, fino a dissolversi. Rimani solo tu, è vero, tu con te stesso, con le tue armi e i tuoi difetti, la solitudine di ogni passo e la paura di aprire quella piccola porta del piccolo cubo in cui ti eri abituato a stare.
Ma la luce che entra da fuori non è più quella di un mondo rotondo.
È un mondo di mille specchi, di cerchi concentrici, di colori. Un Giardino dei Tarocchi di infinita meraviglia, un sottobosco profumato di funghi e ciclamini selvatici, dove non è più necessaria alcuna forma geometrica ma solo sviluppare i sensi e ascoltare se stessi, il proprio cuore, l’istinto e la ragione, l’unione di tutto. 
Questo è il mondo vero, sensuale, lussurioso e lussureggiante, cosmico, unito, ridondante e abbondante.
E’ il mondo che ho sempre voluto, quello dove non si deve chiedere niente, non perchè sia scontato ma perchè è un flusso continuo, senza limiti, spontaneo.
Quindi esci dal cubo e ti lasci travolgere. 
Confini e argini abbattuti, ogni limite sconvolto.
Noi abitiamo improvvisamente un mondo diverso. Pieno di luce, senza inganni, non c’è spazio per nascondersi. 
Il domani è sconosciuto ma la certezza che la vita rende le cose irripetibili rende tutto così infrangibile adesso. 

Sono presuntuosamente, schifosamente, vergognosamente  
f e l i c e

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Piccola osservazione per tutte/i voi: Grazie
Fatene ciò che volete del mio grazie, però GRAZIE davvero.
E faccio anche un nome…anzi due. Mary e Roby
Semino…ma quanto ti avrò rotto le balle in questi mesi? Grazie.
Mezzamelina tu sai, non devo aggiungere altro. Quotidiano amore il nostro, puntuale 9-18. T’amo.
(Elle tesoro, grazie per avermi fatto scoprire quella meravigliosa artista!)

ALIENS#7

standard 6 maggio 2013 36 responses

Io ho visto Saturno.

Vestiva i suoi anelli, pallido,
come io vestivo questa alba, leggera.


Caravaggio accoglimi in questo fascio di luce.


Io, la tua musa, campo magnetico, ti attraggo nella mia rete, ti abbraccio nel mio panneggio.


Illumina i suoi anelli
Costringi il mio cammino
Rendilo stabile.
Scolpito.



(progetto ALIENS di Berenice&Maurizio)

I giorni dell’amore.

standard 2 maggio 2013 48 responses
Sostenuti dal vento del sud, caldo, desertico, portatore di colorate piogge di primavera, questi giorni si annodano stretti.
Forti alleanze terrestri e marine li accompagnano, seguendo logiche parallele senza ritorno o spiegazione. Ed è ciò che è senza ritorno che io percorro.
Svuoto ogni zavorra dalla sabbia, non la intrappolo tra le dita ma si sgrana, benevola e complice, in un sottile strato caldo di ricordi.
In questi pendii verdi e scoscesi, avidi di ogni mio passo io mi celo, solo per chi non vuol vedere. Di colori della natura ho le mie vesti ma non mi volto indietro. Solo la vetta nel destino del mio passo svelto.
La vetta dove incontrerò i tuoi occhi.
Che riconosceranno i miei tra i rami incastrati del labirinto.
Tu che non hai bisogno di seguire nessun percorso per arrivare a me, tu che percepisci il mio calore, la mia densità, anche a distanza, il mio odore, tu che sai, che conosci, che perdoni i miei difetti.
Tu, mia meta, mia metà, mia vetta.
I giorni dell’amore si annodano stretti.
Solo noi testimoni di noi.
Che siamo quel sapore che mancava.
Contemplo la baia di Pozzuoli e vedo la pace.
Pozzuoli – vista sul golfo

Amore OGM – Bloggallinamente Modificato.

standard 29 aprile 2013 74 responses
Perchè sono poco convenzionale.
Poco convenzionale, con molti pensieri notturni, tutti per Voi.
C’era una zanzara che mi svegliava stanotte. Ora si, ora no.
Come un sistema binario.
Acceso. Spento.
Ho scritto mille frasi che si sono cancellate ad ogni battito di ciglia che mi riaccompagnava verso la notte. 
Ho scritto di abbracci e di sguardi carichi di emozione.
Ho scritto di qualche goccia di pioggia che ci ha fatto camminare sotto lo stesso ombrello.
Di ricordi romantici come fossero mille storie d’amore.
Di sapori nuovi, di pietanze speciali, dal gusto Aromatico.
Ho scritto perchè ho fatto poche foto, praticamente nessuna.
Ma nei miei occhi è tutto registrato.
Perchè questo è un AMORE OGM, geneticamente modificato.
Qui si tratta di persone tutte poco convenzionali.
Di donne senza smanie di eccellenza, se non nel cuore. Che poi è l’eccellenza migliore che si possa ricercare.
Noi, Bloggalline, artiste di un quotidiano vivere virtuale, abbiamo sorpassato l’ostacolo più temuto: una marea di parole scritte. Sapevamo che ciò che ci aspettava sarebbe stato grande, ma quello che è REALMENTE stato, è stato una valanga sorprendente.
Quando ti trovi senza timore davanti a qualcosa che ti piace, non rimane che sorridere.
Se questo qualcosa che ti piace è così puro, sincero e al profumo di amicizia, sincerità, purezza, spontaneità, bellezza è come contemplare un’opera d’arte.
E quindi senza fiato, senza altre parole se non tutti i GRAZIE che vorrei dire, vi dedico ogni mio pensiero sorridente, ogni momento che vorrei passare a raccontarvi e a sentirvi raccontare.
Grazie a chi ha fatto tanto.
Grazie a chi mi ha rivolto anche solo un sorriso.
Grazie a chi mi ha preso per mano in tanti momenti di oblio.
Grazie a chi non è potuto venire.
Grazie perchè ogni Coccodè con voi ha un senso speciale e anche in questo mio blog, un po’ troppo poetico e snob, voi ci state benissimo e non potrei fare a meno di aver incrociato i vostri sguardi.
Grazie. Perchè con voi ho scoperto come sia ancora possibile stupirsi della genuinità, del disinteresse, del calore umano.
A Roma, sabato, abbiamo disegnato insieme un arcobaleno.
Dove attingere un po’ di colore in ogni giornata buia, dove lasciare un pensiero, uno sguardo, un sorriso, per ritrovarlo di rimando dal riflesso delle vostre bianche piume.
Siete uniche, Bloggalline.

Un caffè d’orzo romano, pieno d’amore. I LOVE BLOGGALLINE ?

Leggero o o o oh.

standard 20 aprile 2013 27 responses

Il velo si posa sul mio viso.
Un velo impalpabile, un lenzuolo leggero.
Energia sottile, come un filo elettrico incollato alla pelle, leggero.
Il bozzolo segreto di quella futura farfalla. Un segreto leggero.
Mai sussurrato, forse mai pensato, qualcosa di ardito.
Cerco il coraggio necessario tra gli scaffali della mia vita, ne faccio scorta.

Leggero il mio pensiero ora.
Leggero come i palloncini.
Leggero perché ci lavoro.
Prima di dormire, dopo 13 ore e più di lavoro…vi lascio la mia fotina in veste lavorativa! Domani ancora l’evento…dai dai che mercoledì è vicino!

Ps: ve l’ho già detto che vi adoro? Mi mancate!!!

Rosa.

standard 17 aprile 2013 64 responses
Dicono che ci sono dei segnali inequivocabili di cambiamenti.
Dicono che quelle destrutturazioni che si verificano quando avviene qualcosa nel cuore.
Nell’aria.
Nel senso di marcia delle lancette.
Nella scansione del tempo.
Dicono che quando una donna decide di tagliarsi i capelli è perchè vuole mettere un punto e ricominciare.
Accettare un passaggio, un termine, una curva pericolosa a sinistra.
Lo dicono anche delle donne con la cresta (quasi) rosa? 😀
Io sono inconsapevole.
Inconsapevolmente ho agito, ho respirato, ho sfiorato, ho desiderato.
Non so se questo  è il temporaneo cambiamento necessario per sviluppare quelle libertà di cui sento il bisogno.
Non so se ci sono strade giuste, strade sbagliate.
Non so quale piede mettere davanti per primo, rischio di inciampare.
Ma questo momento è lieve, come lieve è l’ala del cormorano sull’acqua, la zampa dell’airone, fine, che nell’acqua stessa si fissa, come un fuso rimane sospesa.
Io sono rosa.
Rosa come le piume che riflettono la palude.
Rosa come questa enorme nuvola di zucchero filato.
Rosa come il sentimento bianco, appena una goccia di pigmento rosso tinge la sua purezza.

Rosa e immune, come un neonato.
Rosa e sconosciuta, come un naufrago, come quel mendicante che si sporge fino a terre lontane.
Rosa e inerme, come quel fiato che non sento per il troppo fruscio di fondo.
Rosa come la caramella che era rimasta nel sacchetto, che credevo così lontana dai miei gusti.
Rosa, sensibile e morbida, aromatizzata alla fragola.
Rosa e sfumata, come uno strano arcobaleno che avevo necessariamente bisogno di vedere.
Ora che ho la primavera sui capelli, vado a fiorire.
Sento già il profumo.
 
Me. 16/04/2013.

Elle, tesoro, la mia crestina rosa è un po’ anche tua ?
Domani comincia l’evento che ho organizzato. Celapossofare.
Siatemi nel cuore, c’è posto per tutti lì!

Solo Cose Belle.

standard 15 aprile 2013 28 responses
C’era la luna sottile.
C’era l’aria tiepida.
C’era quell’aria leggera, che ti coglie solo nel momento in cui puoi essere colta. 
Non un attimo prima, non un attimo dopo.
C’era quel bagliore flebile, breve, della luna sottile.
C’era quella bilancia, che pesa tutte le parole, quelle necessarie.
C’era un’unica cosa da fare.

Chiudere gli occhi.
Non farsi domande, non cercare affannosamente risposte, non avere paura, dimenticare il buio e vedere solo quella fettina di luna sospesa, con un fine filo da pesca che la sorregge, ancora così delicata ma statica, presente.

Ho chiuso gli occhi.
Ho provato a scedere gli scalini senza guardare, tastando con il piede scalzo cosa c’era sotto.
C’era la terra, in fondo al pozzo. Umida, fertile, viva.
Un piccolo germoglio, illuminato dal chiarore lunare mi ha sfiorato la pianta del piede, sensibile al tatto di qualsiasi forma di vita. 

Occhi chiusi, sensi attenti.
Occhi chiusi, mani strette.
Occhi chiusi, luna crescente.

Vladimir Kush – Lock
Ho la testa nel “palloncino” in questi giorni. 
Perdonate la mia assenza quasi totale dai vostri blog (e dal mio) ma sono sotto evento a lavoro, ho la scrivania che sembra un campo da battaglia (dopo la battaglia) e da metà settimana sarò irraggiungibile/incontattabile ma soprattutto INSOPPORTABILE per altri sette giorni circa. Spero di ritrovarvi al mio “ritorno” virtuale, spero di leggervi ogni tanto per assaporare le vostre parole che amo così tanto leggere. 
E poi…il 27 aprile si avvicina. Io ho avuto un meraviglioso antipasto venerdì scorso con l’avvocato più pazzo della blogosfera di passaggio a Firenze (? la mia Vaty ?).
Vi mando un po’ della luce che vedo di riflesso dalle finestre aperte.
Questo nuovo sole è così intenso che mi toglie il fiato.

Il rumore di ogni attimo…

standard 8 aprile 2013 60 responses
Vorrei conoscere il rumore del dolore. 
Ricordarlo e riconoscerlo, da lontano.
Vorrei conoscere il rumore del dolore, 
per spezzarne tutti i rami sul nascere.
Vorrei conoscere il rumore del dolore,
per colorare la vita di leggerezza e fiori di ciliegio.

In fondo siamo sempre ad aspettare un rumore, un suono, un cenno.
Che squilli il telefono.
Che una voce ti chiami.
Che ci siano delle risposte.
Che per quanto ti chiudi le orecchie, tiri su il collo della maglia, ti chiudi dentro il cappuccio, il rumore che attendi, ad un certo punto, arrivi. 
Come un bacio per Biancaneve ti svegli.
Perché siamo fermi, nel torpore di quell’attesa, congelati, saturi di tentativi.
Ma siamo umani, non abbiamo super poteri, non siamo immortali, non siamo immuni, non siamo che fallibili e continuamente scettici.
E in quel battito nuovo, che aspettiamo, talvolta si cela il dolore.
Che non vorresti mai conoscere, che non vorresti mai sapere come consolare perché vorrebbe dire che non lo hai mai udito e provato.
E’ nel dare la forma a questo dolore che, chiuso il cerchio che lo rende spietato, dovremo essere capaci di riconoscere la grandiosità di questa sfuggevolezza, che tanto ci toglie, molto ci arricchisce, che ci secca la gola in mezzo secondo e ci disseta di quelle parole mancate, che distribuisce senza uguaglianza la sua presenza e per contro equamente dimostra di essere controvertibile, con un solo sorriso.
Non so attribuire né quantificare quanto generiamo noi stessi, di questo dolore, diventando i primi artefici dei nostri insuccessi; certo quando siamo incolpevoli, vittime, subendone l’avvento, possiamo lasciar scorrere le nostre lacrime, ogni volta che vogliamo, senza dimenticare mai di vivere questo oggi, sempre, fino all’ultimo suono.
Perché fino a quando le mie orecchie saranno capaci di udire il suono della musica, le mie mani di tremare per l’emozione, per la paura, per il terrore di non saper vincere delle crisi che nascono quando nasce l’ignoto, fino a quel momento, in cui sarò abile di ascoltare fino all’ultima nota della mia vita sempre voglio rammentare quanto valore ha un solo accordo di questo attimo.
Un valore alto, giusto, irripetibile e inconquistabile.
Katsushika Hokusai