HYBRID

standard 8 aprile 2015 9 responses

IBRIDO.
Un individuo generato dall’incrocio di due organismi.
Una macchina elettrica ma che può usare anche la benzina.
Una pianta che cresce ma non è spontanea.
Un animale, uno strumento, un essere, un genere estraneo alla natura.
Una donna, una mamma, una presunta scrittrice, una volenterosa fannullona, un’idealista, matta, molto poco furba e senza alcuna sottile malignità, un po’ arrogante, possessiva/ossessiva, sincera e pateticamente buona. Non si può essere tutte queste cose insieme. E’ vietato. Lo dice la legge del cattivo gusto, quella che impera nel mondo.

Lo dice la legge del più forte, non del più libero.

E allora vengo qui e mi rifugio. Qui dove posso scrivere anche cento, mille post uguali, parlando sempre e solo di me, perché qui, questo angolo è MIO, profondamente MIO, voluto, protetto, egoisticamente MIO, senza interferenze, accordi o necessità. O almeno questo è quello che mi illudo di pensare. Illusione o no, continuo a farlo, anche se con meno frequenza e intensità, ma rimango sempre qui, attaccata al mio semino che porto, con lentezza dentro il formicaio. Ne faccio tesoro, come se fosse la cosa più preziosa del mondo. E per me lo è.

exit

#murifiorentini …in cerca di una via d’uscita.

Una parola.
Un sospiro da sfruttare, un’idea che non si perde nelle mie (ultime) notti burrascose, un piccolo dolore al basso ventre che mi fa sentire che sei lì, mio piccolo Mirtillo. Gli occhi chiusi per far affiorare i sogni, gli occhi aperti per far fuggire ciò che non voglio.
Un “qualcosa” che vorrei raccontare, che contrasta con le gioie di questo periodo. Non mi chiedete di spiegare, tanto prima o poi lo farò, non è niente di grave. Sono tutte cose passeggere, cose rimediabili, piccole bombe che esplodono in mille scintille che poi, alla fine, sembrano quasi belle. Sono sempre la solita in fondo. Perché mi ostino a voler vedere solo il lato positivo. Perché, come già qualcuno ha affermato tempo fa…dai diamanti non nasce niente, dal letame, invece, farò nascere tutti i fiori possibili.

– piccolo inciso – Entro la prossima settimana fanno nascere Mirtillo che, se tutto va bene, dovrebbe venire fuori senza tanto sforzo. Non era ciò che desideravo, sto taglio cesareo, ma non importa. Succedono tante cose che non ci aspettiamo, questo è solo un piccolo filo d’erba che presto sarà dimenticato. Da ibrido attuale almeno, forse, una cosa sarò. Una latteria. Se non mi vedete da queste parti, sapete a chi dare la “colpa” ^_^

iFood. What else?

standard 23 marzo 2015 26 responses

Tante parole, tanto scrivere, entusiasmo, correzioni, bozze, mail, distanze colmate, skype/whatsapp/facebook fino alle ore più tarde della notte, sguardi gelosi del fidanzato verso il computer…e ancora notifiche su notifiche su notifiche.

Ma poi arriva il gran giorno. Proprio come fosse un matrimonio, una primavera nella primavera, un sentimento di quelli che ti stordiscono e ti lasciano senza fiato. Che scrivo da secoli già lo sapete, anche che frequento un gruppo di sgallinate bellissime che parlano soprattutto di cibo. Queste due cose, come un’alchimia magica, si sono unite in un progetto incredibile…grazie alla passione, all’attenzione, alla cura, agli interessi comuni, agli stimoli, alle idee e…tante altre cose, è nato iFood. Non sarà il solito portale sul cibo, uguale a mille altri. Sarà il portale dei BLOGGER. Dove ognuno potrà curiosare, commentare e partecipare. Dove si potrà chiedere e trovare risposta. iFood E’ il nuovo sito italiano sul cibo, sulle news, sugli eventi, sul piacere della condivisione, sui viaggi, su come il cibo nell’arte e nella storia è arrivato fino a noi, sulla poesia di un mestolo, sul profumo di ogni singolo ingrediente.

iFood siamo Noi. Blogger e food blogger innamorati della cucina che raccontano quello di cui avete bisogno. È fatto di posate, ingredienti, persone. Dell’errore che ha fatto realizzare un’indimenticabile ricetta. Del rumore della crosta del pane. Delle mani infarinate, degli odori che rimandano ad un viaggio, al piatto assaggiato in un mondo lontano.

Siamo amalgamati, menti distinte, limpidi, chiari, ingarbugliati come le maglie di una frusta per dolci, sottili e affilati come un coltello giapponese. Blogger che sono autori della loro passione, scrivendo parole in grammi e in lunghi racconti di vita, viaggi, tradizioni.

iFood è la nostra nuova casa, dove vogliamo far sentire accolti tutti coloro che passeranno, anche solo per un clic.

Innamoratevi della cucina, insieme a noi.

Collage contributors

…dove i blogger ci mettono la faccia!!! – www.iFood.it

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DI GIALLO VESTITA.

standard 13 marzo 2015 18 responses

Lascio entrare il sole.
Faccio cose sconvenienti. Procedo. Apro tutte le finestre, lui impietoso si posa ovunque. Si posa anche in quei posti dove mai vorresti, nella tua parte più irascibile e polemica, quella permalosa, che raccoglie le mie acute quanto inutili passioni e (forse) attitudini.
Miei pochi e tanto cari lettori, voi che approdate qui in punta di piedi, leggete qualcosa e fuggite via sappiate che io non sarò mai quella da mille clic al giorno. Non troverete mai la ricetta giusta per la felicità. Questo è solo il mio misero diario, in cui posso continuamente permettermi di sbagliare senza dovere di giustificazioni. In cui non devo trovare per forza ispirazioni, citazioni, documenti che attestino cosa sto scrivendo. Qui è tutto mio. Qui il sole può entrare, uscire, esplorare ogni angolo, non c’è niente di nascosto. Io, egocentricamente io, egoisticamente io.

Lascio entrare il sole e, con lui, anche le ombre.
Dove c’è luce ci sono sempre anche loro in cammino. Si fanno accarezzare, sono anche un po’ subdole a volte, ma sono necessarie. Mi fanno trovare quell’equilibrio tra l’essere fessa (che mi ha sempre contraddistinto) e l’essere centrata in questa realtà talvolta così decentrata. Mi convinco che tutti i conflitti interni siano un arricchimento, guardo avanti e trovo le mie debolezze un ottimo punto di partenza per non sentirmi migliore di nessuno, semplicemente per sentirmi come voglio essere. Tutto il resto può anche uscire, non c’è spazio per il superfluo, per le rabbie, le invidie, le occhiate maligne e i finti sorrisi. Se non trovate la strada verso la porta vi accompagno io, perché non voglio interferenze, se non per rendermi conto di quanto non assomiglierò mai a nessuna di queste situazioni sporche.

34+4

Gialla e in forma. Rotonda.

Lascio entrare il sole,
mi vesto di giallo mimosa.
Lascio che il futuro sia più chiaro,
affollato o solitario non importa.
Lascio che sia un lieve buongiorno,
in questo traffico di parole.
Lascio che tutto avvenga,
senza regole.

FUORI DA OGNI CONVENZIONE.

standard 2 marzo 2015 18 responses

Sono una scrittrice indubbiamente atipica. Penso, cucino, scrivo, invento parole. E poi quasi me ne rimangono poche per me.
Diciamo che aspiro ad esserlo. Vorrei. La corsa dietro alle sensazioni e ai desideri è una corsa che, anche adesso che sono un balenottero, posso permettermi.
Poi ci sono delle cose che vanno ben oltre alla tua immaginazione, a ciò che ti prospettavi. Queste cose sono quelle che rendono la vita straordinariamente BELLA. Ispirazioni/aspirazioni/momenti. Tutto si consuma molto brevemente e allo stesso tempo si amplifica diventando una cassa di risonanza.
Non so quanto tempo avrò per prendermi cura di tutto quello che si prospetta nelle prossime settimane, dovrò chiedere molto a me stessa, produrre qualcosa di innovativo, che quasi non conosco.

Scrivere, scrivere, scrivere.
Respirare, respirare, respirare.
Insistere, coinvolgere, elaborare, cogliere ogni sfumatura che mi lascia la giornata. Ci sono così tanti spunti qui intorno, vanno incanalati nel modo giusto, trascritti, ingegnati e, stavolta, anche programmati.

Mi piacciono le avventure, i passi che seguono altri passi, i dettagli ben definiti e le convenzioni sballate. Soprattutto le convenzioni sballate hanno per me un sapore irrinunciabile. Un po’ provocatorio, sarcastico, sempre sul filo del rasoio. Mi piace creare scompiglio, quello buono, sano, mettere il dubbio, andare avanti con educazione ma senza pensare troppo a ciò che in quella situazione si sarebbe dovuto fare. Non mi interessa. Ebbene si, non mi interessa.

Mi porto l’irriverenza gentile nel taschino, con tutti i miei sorrisi. Anche i sorrisi, infatti, in questa società convenzionale, sanno essere in qualche modo fastidiosi.
E, in questo futuro ormai alle porte, non ho più voglia di vestire nessuna maschera, nessuna di quelle richieste dalla chi amo, da chi cammina con me, da chi vuole la mia felicità.
La mia felicità è NON CORRISPONDERE. Fare cose inaspettate. Dire cose politically uncorrect. Lasciare che i miei occhi parlino di ciò che realmente voglio, senza che lo faccia la mia lingua tagliente.

Quindi adesso non rimane che aspettare, perché l’occasione di mescolarmi con una cosa unconventional l’ho già trovata. E si chiama iFood.

iFood is coming

iFood – infinito amore per il cibo. Un portale di cucina (e non solo) dove i blogger sono i protagonisti…dove si mettono allo scoperto, ci mettono la faccia, si sporcano le mani, il grembiule, le idee. E anche io mi “sporcherò” con loro.

Dall’11 marzo on line…sono (siamo, tutte noi della redazione) molto emozionata, un progetto meraviglioso, coinvolgente, gestito interamente da blogger, del quale farò parte!

Stay tuned!!!!

 

LA MIA TESTA RIBOLLE.

standard 22 febbraio 2015 16 responses

La mia testa ribolle.
E’ come un gorgoglio di centinaia e centinaia di nuove idee.
Continuano incessantemente a sgorgare.
Fino a un certo punto è forse possibile controllare i pensieri, ma difficilmente si riesce a non pensare.
J. Gaarder – Il venditore di storie

Ogni mattina Firenze si rinnova sotto i miei occhi.
Visualizzo prospettive diverse, cerco le parole tra enormi blocchi di pietra serena, dialoghi tra mattoncini e sconosciuti sguardi nelle vie traverse.
Il cielo è limpido, forse no. Oggi tutto è diverso da quello che ho visto ieri, senza continuità ma immerso nella storia che traccia un filo indelebile ma invisibile. Paragono le mie sensazioni, sono stanca, sono attiva, sono perversamente instabile e pronta, mi guardo allo specchio e, talvolta, non mi riconosco affatto. La banalità racchiusa nel cambiamento mi assale.

Ogni mattina i miei piedi scompaiono un po’ di più. Attraverso un raggio di sole per raggiungere le ultime giornate del mio lavoro, tanto amato, tanto odiato. Sarà strano non fare più le solite cose, in fondo di solito c’è sempre poco nella vita. Poco solito come questa domenica che mi scorre davanti, dove lacrime stupide e malinconiche scendono quasi senza motivo. Consapevole della mia fortuna mi cullo un po’ in questa nostalgia, ascolto la musica che mi piace e cucino, senza volermi per forza consolare…o almeno non subito. Il futuro brilla e il passato un pochino si dissolve, anche se è vita vera, vissuta, voluta, un po’ si dissolve. Questo è sempre accaduto, ma ora pare quasi che piccole particelle esplodano, rendendo tutto irrecuperabile…vissuto ma irrecuperabile.

Esplodono, si infrangono sul vetro, verso l’esterno luminoso, che ha riposto la pioggia, in questa domenica di febbraio, in cui mi affanno per non lasciare quella vita che ho costruito con tanta determinazione e, stupidamente, ho paura di perdere.

 La mia testa RIBOLLE.

riflessi

Questa domenica è come questa foto, un gioco di rimandi incondizionati e poco controllabili.

IL SIBILO DI UN TRENO

standard 5 febbraio 2015 27 responses

Passano tanti treni.
La notte soprattutto è come se fossero con noi, nel letto, carichi dei nostri pesanti sogni.
E poi sono treni merci, senza tante comodità, senza veri orari e fermate. Vanno convinti e distruggono il mio sonno, impietosi. Si attaccano vagoni di pensieri, che mi porto come fardello in questi giorni di cambiamento.
Cambio io, cresce la mia pancia, sono più simile ad un elefante che ad un umano.
Cambiano le cose intorno a me. Le pareti delle stanze, gli equilibri degli oggetti, le basi su cui essi poggiano.
Cambiano i desideri le forme del panorama, gli spazi, la luce, i sapori, l’odore di casa.
Cambiano gli occhi del mio amore, diventano più addormentati ma intensi.
Il lavoro, le prospettive, i progetti.
Questi treni merci si inzuppano di cose nuove insomma. Le vecchie non se ne vanno, ti ingannano e rimangono lì, al sicuro, nei ricordi brevi e vicini, mi sembra di non avere la giusta memoria per tutto, ma loro ci sono.
Quello che non cambia è il mio nebuloso cuore. Si è solo intrecciato un attimo in questo ritmo concitato e nuovo, lasciando indietro qualcosa, ma sempre ricco, pieno, ingordo d’amore.
I miei nuovi spazi non definiscono tutto, lasciano le mie idee immutate, le ispirazioni, le inclinazioni.
Prendo la mia carovana di nuovi colori e mi sposto.
Queste righe sono l’inizio del rinnovamento, che passa per l’anagrafe e per sensazionali progetti, per il mio Mirtillo Mancino Movimentato.
Sono righe che si srotolano una dopo l’altra dietro l’ultimo vagone del treno merci, carico, si liberano sui binari e respirano la vita che hanno sempre voluto (ma mai nemmeno osato credere che fosse possibile).

CARICATE I VOSTRI TRENI DI SOGNI E SORRISI, LE VALIGIE DI ISTANTI E DESIDERI (senza spazio per i buchi neri).

Quando non ci penserete più, scoraggiati dalla quotidianità, da uno sbadiglio, da uno stanco risveglio, sentirete il sibilo di un treno.
Acchiappatelo al volo, non c’è tempo per i rimpianti.

Nuove vite sbocciano.

Nuove vite sbocciano.

ANNA. LA LINEA BIANCA.

standard 7 gennaio 2015 22 responses

Una mano fitta di rughe, con un anello antico ornato di un’acquamarina, accende l’interruttore quadrato, di quelli in melamina, vecchio, che scatta facendo quel rumore inconfondibile, sordo, TAC! E la luce ad incandescenza, rimasta dalle scorte di qualche anno fa, quando si trovavano ancora così facilmente, si accende. Le mattonelle rettangolari e strette, color ospedale, di quel verdino chiaro e pastello decorano la stanza, il lampadario anni 70 la rifinisce, con quelle piccole gocce di vetro che riflettono la luce. E’ mattina presto. Anna e i suoi capelli vaporosi si muovono lentamente e leggermente, con lo spiffero della porta finestra del balconcino, finemente agghindato di piantine fiorite, nonostante sia novembre.

E’ mattina ed è buio. Anna si sveglia presto, le piace avere tutto sotto controllo, soprattutto ora che l’età non l’assiste più per tante cose, per l’energia che vorrebbe, per il tempo che le manca, per le sicurezze e le amiche che si diradano, lasciando dei vuoti pesanti e inconsistenti allo stesso tempo, violando i suoi desideri di rimanere attaccata a tutto, alla vita, ai respiri, alle cose, ai ricordi.

Anna ama le piante, associa il loro vivere al suo respiro, come se fossero una cosa unica, procede a piccoli passi verso la fioritura, nonostante l’età, perché quello che conta non è scritto sulla carta d’identità, ma nella vitalità portata con orgoglio dai segni, dalle rughe, dal rumore dei suoi  movimenti pacati ma mai totalmente assenti. La presenza della vita. La linfa, la clorofilla, il colore verde e intenso delle foglie e dei suoi occhi. Anna ama, spera, sorride. Non si spegne mai. Tanto è successo intorno a lei, da una società sommessa ha visto correre tutti verso una società arrogante e padrona, che ha reso tutti sempre meno individui e sempre più massa, cancellando identità e volontà, rendendo schiavi innocui e marionette con la testa bassa.

Anna, la sua 500 Abarth bianca, ormai ben poco all’avanguardia, piccola e anche un po’ lenta, le rende la vita un po’ più scomoda ma con quel profumo antico e vintage che solo la pelle invecchiata di quei seggiolini sanno avere. Ogni tanto qualche agitato automobilista le suona per metterle fretta, lasciandola stordita e contrariata, ma lei risponde sempre col sorriso, perché sa che non c’è niente di meglio per lasciare gli insolenti senza parole. Non si sente un giustiziere, non si sente perennemente nella ragione, ma le piace continuare ad accarezzare la vita delicatamente, senza vivere nell’indifferenza di un mondo senza volto.

Anna potrebbe raccontarci tante storie. Quelle del passato, della sofferenza del presente, della leggerezza in cui ha imparato a vivere, delle linee bianche che ha sorpassato, investito, guardato. Degli orizzonti corrispondenti ad altrettanti tramonti, dei capelli al vento, della passione giovane e quella matura. Anna potrebbe insegnarci che controllare la vita, seppur interessante, desiderato e a volte necessario, è impossibile.

tramonto fiorentino

Senza alcun controllo.

I dolori, le disavventure che da enormi diventano minuscole, i sospiri di ogni sofferenza, le tragedie. Tutto è fuori dal nostro controllo, per quanto ossessivamente ci ostiniamo a pensare che non sia così. Non è rincuorante, ma fa parte del pacchetto. Da quando veniamo al mondo ci sono situazioni avverse o favorevoli, alcune si fanno riconoscere altre si presentano come dei veri e propri incubi…questo fine/inizio anno è un piccolo specchio di tutto questo.

Il mio pensiero, le mie parole, le mie ore insonni, sono rivolte a chi amo e sta vivendo giornate interminabili e fuori controllo. Conoscessi la soluzione, esistesse il meccanismo per sbloccare le serrature dello sconosciuto, ne tirerei fuori combinazioni infinite. Il momento del silenzio, quello delle parole, tutto si mescola e si confonde, diventa una nebulosa, come quelle nuvole colorate dal sole del tramonto. I profili si dipanano, le ingiustizie si consumano, tutto diventa intollerabilmente pesante e pressante.

In qualche modo, senza alcun controllo, la vita scorre via. Ma è la nostra vita, non ne siamo padroni come vorremmo e non ne percepiamo sempre la bellezza, perché talvolta è diabolica e infingarda, ti trafigge e lascia senza fiato.

Vi mando un po’ del mio fiato, come fosse quel sospiro per dissipare l’ombra, un piccolo, flebile sussulto che renda il momento in cui arriva un grammo più leggero.