FUORI DA OGNI CONVENZIONE.

standard 2 marzo 2015 18 responses

Sono una scrittrice indubbiamente atipica. Penso, cucino, scrivo, invento parole. E poi quasi me ne rimangono poche per me.
Diciamo che aspiro ad esserlo. Vorrei. La corsa dietro alle sensazioni e ai desideri è una corsa che, anche adesso che sono un balenottero, posso permettermi.
Poi ci sono delle cose che vanno ben oltre alla tua immaginazione, a ciò che ti prospettavi. Queste cose sono quelle che rendono la vita straordinariamente BELLA. Ispirazioni/aspirazioni/momenti. Tutto si consuma molto brevemente e allo stesso tempo si amplifica diventando una cassa di risonanza.
Non so quanto tempo avrò per prendermi cura di tutto quello che si prospetta nelle prossime settimane, dovrò chiedere molto a me stessa, produrre qualcosa di innovativo, che quasi non conosco.

Scrivere, scrivere, scrivere.
Respirare, respirare, respirare.
Insistere, coinvolgere, elaborare, cogliere ogni sfumatura che mi lascia la giornata. Ci sono così tanti spunti qui intorno, vanno incanalati nel modo giusto, trascritti, ingegnati e, stavolta, anche programmati.

Mi piacciono le avventure, i passi che seguono altri passi, i dettagli ben definiti e le convenzioni sballate. Soprattutto le convenzioni sballate hanno per me un sapore irrinunciabile. Un po’ provocatorio, sarcastico, sempre sul filo del rasoio. Mi piace creare scompiglio, quello buono, sano, mettere il dubbio, andare avanti con educazione ma senza pensare troppo a ciò che in quella situazione si sarebbe dovuto fare. Non mi interessa. Ebbene si, non mi interessa.

Mi porto l’irriverenza gentile nel taschino, con tutti i miei sorrisi. Anche i sorrisi, infatti, in questa società convenzionale, sanno essere in qualche modo fastidiosi.
E, in questo futuro ormai alle porte, non ho più voglia di vestire nessuna maschera, nessuna di quelle richieste dalla chi amo, da chi cammina con me, da chi vuole la mia felicità.
La mia felicità è NON CORRISPONDERE. Fare cose inaspettate. Dire cose politically uncorrect. Lasciare che i miei occhi parlino di ciò che realmente voglio, senza che lo faccia la mia lingua tagliente.

Quindi adesso non rimane che aspettare, perché l’occasione di mescolarmi con una cosa unconventional l’ho già trovata. E si chiama iFood.

iFood is coming

iFood – infinito amore per il cibo. Un portale di cucina (e non solo) dove i blogger sono i protagonisti…dove si mettono allo scoperto, ci mettono la faccia, si sporcano le mani, il grembiule, le idee. E anche io mi “sporcherò” con loro.

Dall’11 marzo on line…sono (siamo, tutte noi della redazione) molto emozionata, un progetto meraviglioso, coinvolgente, gestito interamente da blogger, del quale farò parte!

Stay tuned!!!!

 

LA MIA TESTA RIBOLLE.

standard 22 febbraio 2015 16 responses

La mia testa ribolle.
E’ come un gorgoglio di centinaia e centinaia di nuove idee.
Continuano incessantemente a sgorgare.
Fino a un certo punto è forse possibile controllare i pensieri, ma difficilmente si riesce a non pensare.
J. Gaarder – Il venditore di storie

Ogni mattina Firenze si rinnova sotto i miei occhi.
Visualizzo prospettive diverse, cerco le parole tra enormi blocchi di pietra serena, dialoghi tra mattoncini e sconosciuti sguardi nelle vie traverse.
Il cielo è limpido, forse no. Oggi tutto è diverso da quello che ho visto ieri, senza continuità ma immerso nella storia che traccia un filo indelebile ma invisibile. Paragono le mie sensazioni, sono stanca, sono attiva, sono perversamente instabile e pronta, mi guardo allo specchio e, talvolta, non mi riconosco affatto. La banalità racchiusa nel cambiamento mi assale.

Ogni mattina i miei piedi scompaiono un po’ di più. Attraverso un raggio di sole per raggiungere le ultime giornate del mio lavoro, tanto amato, tanto odiato. Sarà strano non fare più le solite cose, in fondo di solito c’è sempre poco nella vita. Poco solito come questa domenica che mi scorre davanti, dove lacrime stupide e malinconiche scendono quasi senza motivo. Consapevole della mia fortuna mi cullo un po’ in questa nostalgia, ascolto la musica che mi piace e cucino, senza volermi per forza consolare…o almeno non subito. Il futuro brilla e il passato un pochino si dissolve, anche se è vita vera, vissuta, voluta, un po’ si dissolve. Questo è sempre accaduto, ma ora pare quasi che piccole particelle esplodano, rendendo tutto irrecuperabile…vissuto ma irrecuperabile.

Esplodono, si infrangono sul vetro, verso l’esterno luminoso, che ha riposto la pioggia, in questa domenica di febbraio, in cui mi affanno per non lasciare quella vita che ho costruito con tanta determinazione e, stupidamente, ho paura di perdere.

 La mia testa RIBOLLE.

riflessi

Questa domenica è come questa foto, un gioco di rimandi incondizionati e poco controllabili.

IL SIBILO DI UN TRENO

standard 5 febbraio 2015 27 responses

Passano tanti treni.
La notte soprattutto è come se fossero con noi, nel letto, carichi dei nostri pesanti sogni.
E poi sono treni merci, senza tante comodità, senza veri orari e fermate. Vanno convinti e distruggono il mio sonno, impietosi. Si attaccano vagoni di pensieri, che mi porto come fardello in questi giorni di cambiamento.
Cambio io, cresce la mia pancia, sono più simile ad un elefante che ad un umano.
Cambiano le cose intorno a me. Le pareti delle stanze, gli equilibri degli oggetti, le basi su cui essi poggiano.
Cambiano i desideri le forme del panorama, gli spazi, la luce, i sapori, l’odore di casa.
Cambiano gli occhi del mio amore, diventano più addormentati ma intensi.
Il lavoro, le prospettive, i progetti.
Questi treni merci si inzuppano di cose nuove insomma. Le vecchie non se ne vanno, ti ingannano e rimangono lì, al sicuro, nei ricordi brevi e vicini, mi sembra di non avere la giusta memoria per tutto, ma loro ci sono.
Quello che non cambia è il mio nebuloso cuore. Si è solo intrecciato un attimo in questo ritmo concitato e nuovo, lasciando indietro qualcosa, ma sempre ricco, pieno, ingordo d’amore.
I miei nuovi spazi non definiscono tutto, lasciano le mie idee immutate, le ispirazioni, le inclinazioni.
Prendo la mia carovana di nuovi colori e mi sposto.
Queste righe sono l’inizio del rinnovamento, che passa per l’anagrafe e per sensazionali progetti, per il mio Mirtillo Mancino Movimentato.
Sono righe che si srotolano una dopo l’altra dietro l’ultimo vagone del treno merci, carico, si liberano sui binari e respirano la vita che hanno sempre voluto (ma mai nemmeno osato credere che fosse possibile).

CARICATE I VOSTRI TRENI DI SOGNI E SORRISI, LE VALIGIE DI ISTANTI E DESIDERI (senza spazio per i buchi neri).

Quando non ci penserete più, scoraggiati dalla quotidianità, da uno sbadiglio, da uno stanco risveglio, sentirete il sibilo di un treno.
Acchiappatelo al volo, non c’è tempo per i rimpianti.

Nuove vite sbocciano.

Nuove vite sbocciano.

ANNA. LA LINEA BIANCA.

standard 7 gennaio 2015 22 responses

Una mano fitta di rughe, con un anello antico ornato di un’acquamarina, accende l’interruttore quadrato, di quelli in melamina, vecchio, che scatta facendo quel rumore inconfondibile, sordo, TAC! E la luce ad incandescenza, rimasta dalle scorte di qualche anno fa, quando si trovavano ancora così facilmente, si accende. Le mattonelle rettangolari e strette, color ospedale, di quel verdino chiaro e pastello decorano la stanza, il lampadario anni 70 la rifinisce, con quelle piccole gocce di vetro che riflettono la luce. E’ mattina presto. Anna e i suoi capelli vaporosi si muovono lentamente e leggermente, con lo spiffero della porta finestra del balconcino, finemente agghindato di piantine fiorite, nonostante sia novembre.

E’ mattina ed è buio. Anna si sveglia presto, le piace avere tutto sotto controllo, soprattutto ora che l’età non l’assiste più per tante cose, per l’energia che vorrebbe, per il tempo che le manca, per le sicurezze e le amiche che si diradano, lasciando dei vuoti pesanti e inconsistenti allo stesso tempo, violando i suoi desideri di rimanere attaccata a tutto, alla vita, ai respiri, alle cose, ai ricordi.

Anna ama le piante, associa il loro vivere al suo respiro, come se fossero una cosa unica, procede a piccoli passi verso la fioritura, nonostante l’età, perché quello che conta non è scritto sulla carta d’identità, ma nella vitalità portata con orgoglio dai segni, dalle rughe, dal rumore dei suoi  movimenti pacati ma mai totalmente assenti. La presenza della vita. La linfa, la clorofilla, il colore verde e intenso delle foglie e dei suoi occhi. Anna ama, spera, sorride. Non si spegne mai. Tanto è successo intorno a lei, da una società sommessa ha visto correre tutti verso una società arrogante e padrona, che ha reso tutti sempre meno individui e sempre più massa, cancellando identità e volontà, rendendo schiavi innocui e marionette con la testa bassa.

Anna, la sua 500 Abarth bianca, ormai ben poco all’avanguardia, piccola e anche un po’ lenta, le rende la vita un po’ più scomoda ma con quel profumo antico e vintage che solo la pelle invecchiata di quei seggiolini sanno avere. Ogni tanto qualche agitato automobilista le suona per metterle fretta, lasciandola stordita e contrariata, ma lei risponde sempre col sorriso, perché sa che non c’è niente di meglio per lasciare gli insolenti senza parole. Non si sente un giustiziere, non si sente perennemente nella ragione, ma le piace continuare ad accarezzare la vita delicatamente, senza vivere nell’indifferenza di un mondo senza volto.

Anna potrebbe raccontarci tante storie. Quelle del passato, della sofferenza del presente, della leggerezza in cui ha imparato a vivere, delle linee bianche che ha sorpassato, investito, guardato. Degli orizzonti corrispondenti ad altrettanti tramonti, dei capelli al vento, della passione giovane e quella matura. Anna potrebbe insegnarci che controllare la vita, seppur interessante, desiderato e a volte necessario, è impossibile.

tramonto fiorentino

Senza alcun controllo.

I dolori, le disavventure che da enormi diventano minuscole, i sospiri di ogni sofferenza, le tragedie. Tutto è fuori dal nostro controllo, per quanto ossessivamente ci ostiniamo a pensare che non sia così. Non è rincuorante, ma fa parte del pacchetto. Da quando veniamo al mondo ci sono situazioni avverse o favorevoli, alcune si fanno riconoscere altre si presentano come dei veri e propri incubi…questo fine/inizio anno è un piccolo specchio di tutto questo.

Il mio pensiero, le mie parole, le mie ore insonni, sono rivolte a chi amo e sta vivendo giornate interminabili e fuori controllo. Conoscessi la soluzione, esistesse il meccanismo per sbloccare le serrature dello sconosciuto, ne tirerei fuori combinazioni infinite. Il momento del silenzio, quello delle parole, tutto si mescola e si confonde, diventa una nebulosa, come quelle nuvole colorate dal sole del tramonto. I profili si dipanano, le ingiustizie si consumano, tutto diventa intollerabilmente pesante e pressante.

In qualche modo, senza alcun controllo, la vita scorre via. Ma è la nostra vita, non ne siamo padroni come vorremmo e non ne percepiamo sempre la bellezza, perché talvolta è diabolica e infingarda, ti trafigge e lascia senza fiato.

Vi mando un po’ del mio fiato, come fosse quel sospiro per dissipare l’ombra, un piccolo, flebile sussulto che renda il momento in cui arriva un grammo più leggero.

HELPDESK. Suonare #ilnostrocondominio

standard 11 dicembre 2014 14 responses

Ho la scrivania dell’ufficio piena di fogli e cose da fare.

Anche la scrivania della mia testa è nella stessa condizione.
Fogli che si affollano, appunti, pensieri, determinazione e tempo non infinito. Fogli che parlano lingue che ancora non conosco, materie da scoprire e instabili castelli di carta. Alcuni sono impilati con ordine, altri sparpagliati qua e là. Il mio lavoro è l’organizzazione, non posso perdermi proprio adesso.

Quindi macino. Macino amore con il pestello. Lo macino fino, che non vada a traverso. Che non faccia tossire
Macino al profumo di caffè, vaniglia, fragole e panna. Amori profumati e dai sapori dolci, intensi. Qui si parla sempre d’amore, di sorrisi, #solocosebelle ? Potrei parlare delle mie sconfitte quotidiane. Di ciò che vorrei fare ma non posso permettermi. Degli impegni da seguire, delle responsabilità che ho paura di disattendere, del senso di colpa che vive insieme a me e ogni tanto si risveglia, rendendomi buia anche una giornata di sole. Questo capita anche a noi ottimisti, a noi che sorridiamo, che amiamo la vita, che prendiamo il meglio da tutto e distribuiamo felicità. Capita anche se ti sforzi di vivere al massimo, di pensare sempre positivo e non farti abbattere. Capita anche se sei fortunato perché hai una famiglia incrollabile e meravigliosa, degli amici solidi, un amore grande a fianco e una creatura che si nutre e cresce con  me. Capita. Oppure a volte lo faccio capitare. Tra battaglie ormonali, voglia di coccole o semplici momenti di scoramento…

Però esserci, diffondere amore nell’aria, anche solo per i pochissimi lettori che passano di qui, per chi si fa coinvolgere in questo tam-tam…è un sostegno e uno stimolo costante, che mi fa quasi dimenticare quelle lacrime amare, versate sul cuscino ieri sera.

agrifoglio

Un pungente mattino – Villa Il Poggiale, San Casciano (Fi)

Questo era quello che scrivevo qualche giorno fa. Poi è passato il vento, quello buono, quello che rinfresca il viso e i pensieri, fa cadere le foglie gialle (belle, ma da cambiare), rimangono le più intense e forti. Ho sentito un fruscio di voci, prima da lontano e poi sempre più vicino, una tormenta, una tormenta di abbracci, un vulcano di occhi, entusiasmo, sorriso. Nel mio post scorso scrivevo di macedonie, sabato c’è stata un intera marmellata di frutta mista, a cura delle #bloggalline adorate, un agglomerato di intrecci a dir poco interessanti (geniali, direi) che hanno dato vita ad una giornata memorabile. E come potrebbe essere altrimenti. Ogni persona porta con se qualcosa. Un dono, mille esperienze, una carezza, un racconto. Quando tante persone ricche di contenuti si riuniscono quello che ne viene fuori è difficilmente descrivibile, anche per me che faccio delle parole il mio pane quotidiano, scrivendo ovunque e in qualsiasi direzione. Se mi lascio andare quello che viene fuori è un CUORE enorme (e non tutti potrebbero essere d’accordo, vero Cran?), una forma senza senso per molti, una sequela di lettere e progetti per le quali potreste prendermi per pazza. E fino a qui niente di strano.
Mi piace essere pazza, lo dico sempre anche al mio fidanzato. E lui annuisce, ormai sconsolato.
E ai raduni si finisce per essere pazze insieme, con tutte le altre. Non ho foto che lo possono provare, ma fidatevi sulla parola. Quando ci si trova tra pazze è difficile anche scattare un CLIC! perché tutto è vorticoso, inspiegabilmente in movimento. Mi permetto di “rubare” questa foto di Miky Pisanu…lei si che ha saputo catturare le nostre splendide ore insieme! Grazie!!

Adesso sono pronta.
Ci sono settimane più o meno difficili, giorni intensi e quasi impossibili, ormoni traballanti che mi fanno stare sempre sul “chi va là”…ma le cose belle, quelle dei sogni, quelle che nascono e si sviluppano con i sogni, ci saranno sempre.
La Vostra Berry Pazza.

MACEDONIA (CROCCANTE) D’AUTUNNO.

standard 5 dicembre 2014 22 responses

L’autunno è una stagione strana. Infradito e t-shirt. Piumini e kway. Ombrelli per pioggia o sole. Ti vesti ma hai caldo. Solo un po’ di lana e hai caldo. Occhiali da sole si o no?
Burro di cacao sempre in tasca. Profumo di mandarino e panettone, di frutti esotici tardivi, ananas e melone.

Macedonie insomma.
Macedonie d’autunno.

Di persone, sensazioni, cose che mi passano attraverso.
Macedonie di sguardi, interessi e osservazioni. Mai abbastanza.
Piogge torrenziali e km macinati con i capelli bagnati. Sudore che si mescola alle gocce, tutto si confonde.

Una macedonia ordinata e veloce, statica e scomposta.
Ogni cosa ha il suo posto, il suo prezzo, la sua banalità e origine.
Ogni cosa trova il giusto momento. Le mie paure per qualche giorno in un cassetto.
Autostrade bloccate come tutte le parole che voglio dire oggi, c’è coda al casello.
Idee che si spengono e accendono, intermittenti lumini di follia.

Macedonie croccanti d’autunno.
Arancioni di albicocche appassite, croccanti come le nocciole più sane, insaporite da mandorle profumate e mirtilli essiccati.
Una manciata di frutta secca.
Dolce, scricchiolante, intensa.
Un paradiso un po’ nebbioso, dai colori dell’oro. Dai nomi di muse liriche, ispirati e delicati.
Tanti sorrisi, sogni, abbracci.
Un uomo, chef e pasticcere, sublime.
Montare per 5 minuti e aggiungere sana follia.
La sana follia eravamo noi. Amiche, complici, conoscenti o sconosciute. Ma in certi casi basta poco a far brillare gli occhi di felicità.

Top Chef & Top Blogger in estasi!

Trovarci tutte e 10 ad assistere insieme a due ore di cooking class con Luca Montersino, un mago tra mousse e gelatine, liquirizie e lamponi, è stato un privilegio che non scorderò mai. Un connubio straordinario creato tra Top Chef e Top Blogger, fortemente voluto da Ventura, 70 anni di passione e competenza nel mondo della frutta secca, che ha desiderato unire in una sinergia perfetta chi ama e sostiene la qualità e il buon cibo. Il percorso del Simposio del Gusto si è concluso proprio nella serata del 27 novembre, con la cena realizzata dallo chef Montersino (che ha raggiunto il climax nelle splendide creazioni Rosa d’Oriente e Dolce Tramonto), nella straordinaria cornice del CastaDiva Resort & Spa, un luogo incantato e incantevole, sulla riva del lago di Como.

collage-castadiva

CastaDiva Resort & Spa…un’accoglienza da VIP!

ventura-collage

Ventura – solo la frutta più buona e una giornata fiabesca…

Per quante parole poetiche io possa trovare, non saranno mai abbastanza per descrivere ciò che ho avuto l’onore di vivere.
Grazie, dunque, a tutte le presenze virtuali, concrete, sempre e comunque ESSENZIALI per la riuscita di tutto questo.
Grazie alle mie amiche, vere TOP BLOGGER, con le quali ho avuto l’onore di condividere questa av…VENTURA!
Da Silvia, Cranberry e Angela trovate già un meraviglioso assaggio…presto saranno online anche i racconti da sogno di Ada, Monica, Monica, Roberta, Vatinee e Valentina!

Una carezza da una foglia d’autunno, croccante, gialla, imprevedibilmente bella…

Berry

ps: SIIII il mio blog è tutto nuovooooo!!!! Vi piace???

GIORNI FELICI.

standard 24 novembre 2014 29 responses
La mia musica preferita per svegliarmi.
I calci del mio bambino che mi fanno aprire gli occhi prima del solito.
Le carezze del mio amore.
I regali.
I messaggi a mezzanotte spaccata e quelli che arriveranno in ritardo.
Mangiare la crostata fatta da mamma con le mie colleghe.
Il sole che splende nonostante sia autunno inoltrato.
Il profumo del mandarino sulle mani.
Il click sul MI PIACE per ogni augurio ricevuto.
I biglietti pieni d’amore.
I sorrisi delle persone che amo.
Il sorriso se guardo indietro. 
La dimostrazione che la felicità non è un traguardo ma un percorso.
Sapere che ciò che faccio è un’impronta indelebile che rimane ma allo stesso tempo osservabile da tante prospettive.
Tutto serve.
Tutto torna.
Tutto e niente.
Le battaglie perse, quelle non combattute. Quelle amare, quelle che mi hanno portato dove sono adesso.
Non vorrei essere che io, adesso, qui.
E imparare a vivere ogni giorno come vivo oggi, trasmettere la forza del mio sorriso a tutti, renderlo un virus, un’epidemia instancabile e sana.

 

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte, 
succede solo che sono felice 
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
 
Camminando, dormendo o scrivendo, 
che posso farci, sono felice. 
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie, 
sento la pelle come un albero raggrinzito, 
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima, 
il mare come un anello intorno alla mia vita, 
fatta di pane e pietra la terra 
l’aria canta come una chitarra.
 
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.
 
Ode al Giorno Felice – Pablo Neruda
 
Sono felice.
 
Joie de vivre – H. Matisse
 

L’INFINITO (e l’oltre).

standard 14 novembre 2014 14 responses
Quei giorni dove la parola D I S T R A Z I O N E non è sufficiente.
Deficit d’attenzione elevatissimo.
Non so se è la fame, il weekend in arrivo, il calo di interesse verso certe cose e l’aumento vertiginoso verso altre. Forse il tempo che rincorro.
Mi concentro su ogni pensiero ma diventa trasparente, non lo acchiappo.
Che mattonelle scelgo per la cucina?
E Mirtillo come starà lì dentro? Cresce?
Riuscirò a dormire di nuovo senza svegliarmi centomila volte?
Il mio post di oggi sarà all’altezza degli altri?
E l’infinito verso cui mi sono lanciata sarà accogliente?
Con certezza posso dirvi che il posto dove sono stata lo scorso fine settimana era mooolto accogliente. E poi ero lì con alcune Bloggalline moooooooooolto speciali. A parlare di cose che vanno ben oltre l’infinito di cui sopra.
Quelle cose che ti immagini solo nei sogni ad occhi aperti, sdraiata nel letto a fissare il soffitto, che si compone di scritte ad acquerello che poi pufffffff svaniscono.
Il mio soffitto è sempre stato pieno di parole. E adesso sono così concrete che le possono leggere tutti, Mirtillo compreso.
E posso permettermi anche delle piccole distrazioni. Perché questi sogni rimangono lì, ancorati al cielo, sospesi. Incastrati in ogni mattonella, appesi al muro, scivolano sul vaso di fiori, sui rami d’autunno, sulle colline e finiscono tra le mie mani.
“Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura.”
 
Pucci Country House – Ferentillo (TR) – www.puccicountryhouse.it/

 

Con un dito disegno arcobaleni. Mai da sola.
Ogni frammento si unisce e si discosta, come fosse una danza di stormi di uccelli, che riscoprono la primavera.
E io attendo la mia prossima primavera con un desiderio mai avuto prima.
Trotterello verso la prossima avventura, che mi porterà a Como, in uno splendido contesto, ospite dell’evento organizzato da Ventura TOP BLOGGER 2014.
Sapete cosa ho ricevuto? Guardate la foto sotto ^_^
^_^ MIRTILLIIIIIII!!! – Ventura TOP BLOGGER 2014

E ora lasciatemi qui…

“…Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:

 

e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

THERE’S A STAR MAN…

standard 7 novembre 2014 15 responses
Oggi vorrei entrare nel mio giardino segreto e chiudere la porta.
Sotto la pioggia chissà come si starebbe.
Vedrei il movimento delle foglie picchiettate continuamente, sentirei la terra bagnata che rinasce, poserei lo sguardo sulle alette di un passerotto che, nonostante l’acqua, non si bagnano.
Metterei le mani sotto le gocce costanti, per riempirle e svuotarle di nuovo. 

Oggi vorrei ascoltare a ripetizione questa canzone.

Cantare, come faccio spesso, quando vado a lavoro in bicicletta.
Le persone mi osservano, soprattutto se è mattina, incredule davanti ad un sorriso gratuito.
Stamani ho cantato, chiusa in macchina. Ho parlato un po’ da sola, un po’ con Mirtillo, un po’ con i gatti, ho lanciato qualche biscotto di troppo nel latte (di soia), ho baciato il mio amore e la sua bocca bellissima, ho chiuso per la millesima volta la valigia, sperando di non aver dimenticato niente. 
E’ una valigia importante, non come tutte quelle fatte per tornare a casa in questi 13 anni di esilio
E’ diversamente importante.
Dentro ci ho chiuso tutte le mie parole. Quelle che condivido con voi da più di quattro anni e quelle che lascio in giro per quaderni, fogli strappati, lettere mandate e solo pensate, biglietti sul tavolo, antipatici ultimatum, #hashtag inutili e liste infinite, appuntamenti, regali, libri letti o desiderati, frasi famose, tatuaggi da fare, documenti.
Ci ho chiuso miriadi di penne consumate, di inchiostro, di macchie, di carta riciclata, di momenti racchiusi solo negli occhi e mai trascritti, tutte le mie verità e i miei desideri.
E’ pesante, ecco, sta valigia.
Dentro ci sono anche tante amiche, tanti altri sogni, tante mani, percorsi, sorrisi.
E’ pesante ma la porto volentieri.
Anche perché le cose pesanti non mi hanno mai fatto paura. Soprattutto quando non si ha niente da perdere perché si è sicuri (almeno) di una cosa. 

Non ci avete capito niente?
E’ normale.
Io, Mirtillo e papone partiamo, in compagnia di altre sei #bloggalline, verso nuovi mondi.


There’s a starman waiting in the sky…


Chissà che non aspetti proprio NOI.

Il Piccolo Principe – immagine presa dal web –

Intanto, continuo a cantare.
La la la la laaaaaaaaa…

LUCY.

standard 19 ottobre 2014 65 responses
Estremismo.
Sempre sbagliato.
Sempre scelto per poca capacità di vivere.
Sempre scelto per riempirsi la bocca di parole, proclama, rabbia.
Sempre e comunque esagerato.
Gli estremi non mi piacciono.
Che si parli di politica, di disastri ambientali, di tragedie annunciate o non, di attacchi terroristici, di shopping o blogger con manie di protagonismo.

Quest’estate ho conosciuto una signora. Anziana, piena di capelli vaporosi e biondi. Con il rossetto un po’ in disordine e tutto il resto in perfetta armonia.
Ero in aereo, già seduta al mio posto, scalpitante di rientrare a casa dopo 15 giorni di lavoro estenuante in Sicilia, per l’evento di cui mi occupo per gran parte dell’anno. La sera prima il volo era stato cancellato, mentre già pregustavo l’abbraccio del mio amore in aeroporto. Invece un’altra notte lontani, io relegata con tutto il carico dello stress, dei pensieri e del malumore in un hotel periferico e freddo, come tutti questi non luoghi di passaggio e scarsa permanenza, che mi lasciano sempre addosso strane sensazioni. 
Insomma, non stavo nella pelle. Lucy è arrivata chiedendomi di alzarmi, perché i due posti liberi vicino a me spettavano a suo figlio e lei. E pensare che quello non sarebbe stato il mio seggiolino, mi ero spostata per far viaggiare insieme una coppia. Mai credo di aver fatto una scelta migliore.
Lucy, non ti scorderò mai. Non so perché non ti ho chiesto nemmeno il numero di telefono, forse doveva andare così. Sei stata un incontro prezioso. Uno di quegli incontri che vanno metabolizzati, assorbiti, collocati, che ti lasciano quasi incapace di descriverne cosa ti hanno lasciato. 
Si è seduta vicino a me, il posto al finestrino per il figlio disabile, con un leggero ritardo fisico e mentale. Lui, l’ultimo dopo 3 figlie in uno splendido matrimonio, con un amatissimo e scomparso marito. Lucy, professoressa, donna, madre, moglie, nonna. Siciliana figlia di emigranti in Argentina, che ha desiderato tornare nel suo paese d’origine, al quale si sentiva così tanto legata. Ogni sua figlia una storia, ogni dettaglio un frammento da conservare nel cuore. 
Il volo è stato terribile. Era fine luglio ma c’era un forte temporale, tutto si muoveva in quell’aereo, ed io, impauritissima, mi concessi qualche lacrima. Lucy mi ha tenuto per mano, non so nemmeno io per quanto, mentre Ezio, suo figlio, se la rideva come un matto perché a lui piace il cielo, perché per lui il cielo è il massimo della meraviglia che si può raggiungere e perché così, anche se succede qualcosa, siamo già sulle nuvole. Piangevo, sorridevo, Lucy mi consolava e raccontava, raccontava, raccontava. Mi raccontava di quando, dopo la morte di suo marito, decise che non avrebbe mai messo se stessa in un cassetto. Non avrebbe mai amato un altro uomo ma lei, donna, aveva il suo spazio e la sua vita, nonostante tutto. Per questo, mi spiegava, portava sempre il rossetto con se e sulle labbra, perché, guardandosi allo specchio, avrebbe dovuto piacersi, amarsi, sorridere alla vita. Aveva 4 figli da crescere e niente da lasciare indietro. Ha insegnato per anni spagnolo, ha tradotto testi, continua tuttora a farlo come specialista per i tribunali, in giro per l’Italia. Non ricordo se mi ha detto il suo cognome. Ma la sua stretta di mano, i suoi orecchini e collana bellissimi, i vestiti curati, il beauty sulle gambe con le caramelle per Ezio, il rossetto, i fazzolettini, la moneta pakistana portafortuna che mi ha regalato, forse per farmi credere che il nostro incontro sia accaduto davvero.
Cara Lucy, quando l’aereo barcollava mi hai detto di pensare al mio matrimonio. Di pensare ai miei nipoti, alle mie sorelle, al mio amore che mi aspettava all’arrivo. Ti sei commossa quando ci siamo salutate e mi hai detto “Io faccio il tifo per te”. Un volo Catania – Firenze non dura molto, giusto il tempo di uno sguardo fugace. Dura il tempo di un incontro scritto nelle nostre vite. 
Perché io dovevo volare il giorno prima, non dovevo essere seduta lì. Un senso dovrà pur avere tutto questo.
E il suo tifo, nella mia vita fortunata e bella, è arrivato alla grande. 
La settimana dopo, come tutte le successive fino ad oggi, sono state stravolgenti.
Stravolgenti in senso bellissimo, cara Lucy.

Un piccolo cuore ha iniziato a battere 
nei giorni dopo il nostro incontro, e cresce. ?

Abbiamo comprato casa.

Sto toccando con le mani così tanti sogni che non mi sembra vero. Il tuo tifo è arrivato tutto. Pieno, vero, sincero.
Le tue mani rugose sono state un dono infinito, così come i tuoi occhi azzurri e pieni di speranze.
Grazie.

Questi siamo noi. Mirtillo, papone e io.


Lucy, incontrarti è stata la conferma di quello che mamma mi dice quasi ogni giorno. 
Che la nostra vita è un dono, che quello che ci succede è prezioso, che ciò che seminiamo, con grande fatica e a volte anche dolore, poi piano piano germoglia, e non quando lo scegli te, secondo una pianificazione perfetta. E’ perfetto il tempo che sceglie perché evidentemente non poteva esserci un momento più o meno adatto. 
Lucy, incontrarti è stato come è per qualcuno incontrare mia mamma che, sul treno, fa amicizia con chiunque le sia accanto. Chissà come queste persone rimangono colpite da lei, che è un’anima speciale, come te. Certo, sono di parte, è la mia mamma.
Oggi è anche il suo compleanno.
Spero di regalare a mio figlio l’educazione, la gioia di vivere, la correttezza e l’onestà come lei ha fatto con me e le mie sorelle. Mamma mi ha avuto a 23 anni, dopo poco più di un anno dalla mia sorella maggiore. Era praticamente una bambina, ingenua e pulita. Io sono meno bambina ma sempre pulita e senza malignità. 
Cara Lucy, ti scrivo e credo che mai potrai leggermi, ma lo faccio commossa, perché ti parlo di grandi cose. La mia giovane mamma che continua ad essere la mia più saggia compagna di vita, il mio corpo che si modifica e cresce, il mio cuore che non è mai sazio ma sempre consapevole della propria fortuna, regalata e meritata allo stesso tempo, la mia vita piena d’amore.
Mi cadono le lacrime sulle guance e sulla pancia.
Sono così ricca nella mia povertà, ma non ho bisogno di altro.

Nessun estremismo, solo amore incondizionato.
Grazie Lucy, della tua traccia. 
Grazie Mamma, delle tue innumerevoli tracce. 
Auguri.