POLVERE.

standard 9 ottobre 2014 16 responses
Se le parole fossero polvere infinitesimale le potrei respirare, per poterle far riaffiorare dal cuore ogni volta che sono necessarie.

Se le tue parole fossero micro particelle invisibili le respirerei come fossero aria, per riempirmi i polmoni di lettere e momenti gentili.
Se oggi fosse un sogno vorrei abitare in un film. Dove camminando arrivi al lago, puoi sederti su uno strato di foglie e stendere la tua coperta di lana a quadretti e leggere. Ogni tanto ascoltare la musica, ogni tanto ascoltare la natura, i fruscii, lo scorrere del tempo racchiuso nel ramo di un albero.
Questi sono giorni strani. Alternano fantasie e sorrisi folli con ansie e magoni insensati. Ma se il mio corpo fosse una macchina tutto sarebbe più facile, no? Accendi, spegni, abbassi il volume dei pensieri. Ma il frullatore si accende quando vuole e schizzano via, me li trovo davanti la mattina, attaccati all’armadio, sono la prima cosa che vedo.
E scendo dal letto imbronciata.
Infastidita dall’irrazionale, incontrollabile istinto di cancellare.
Coprire. Annullare. 
Per fortuna non tutti i giorni sono così. Solo quelli dove l’autunno diventa il contenitore negativo e grigio del mio percorso, ma poi mi volto indietro e, quando mi giro di nuovo, il sentiero è molto più luminoso di prima.

Ieri era polvere.

Oggi è luce.
Domani è domani. E non vedo l’ora.


Tuner soddisfa la mia voglia di polvere, luce e tumulto. ?

INCANTESIMI E IDEALI.

standard 2 ottobre 2014 6 responses
Rinchiusa in una grande zucca arancione, come fossi cenerentola, guardo il mondo fuori, che di fatato non ha molto.

credits @ Virgola – una geniale illustratrice che adoro, oggi mi ha ispirato. ?
https://www.facebook.com/virginiasdraws
https://www.etsy.com/shop/disegnidivirgola


Leggo di torture e abissi in cui si precipita, nel 2014, ovviamente per mano dell’uomo.
Leggo negli occhi della gente la sete di vendetta per ogni piccolo sopruso quotidiano subito, ho paura.
Leggo maleducazione, che chiama altra maleducazione, prepotenza, deliri di onnipotenza, code di scorpione che vili ti pungono alle spalle.
Leggo sorrisi spenti e ignobili, sarcastici e spavaldi.
Leggo frasi, affermazioni, diffamazioni.

Non sono pronta alla battaglia, mai lo sarò.
E so anche che le mie sbiadite parole non saranno nemmeno un piccolo inciampo per chi si riempie la bocca d’odio e poca tolleranza.
Non so nemmeno perché le scrivo, tutte queste cose, sono sicura di vedere qualche amica che storce la bocca al mio buonismo.
E’ che non so resistere. Non ne posso più di questa gentaglia. Io me ne tiro fuori, li guardo dal mio (probabilmente) finto mondo, dove esiste dialogo, amore, condivisione, amicizia. Dove i problemi si risolvono senza girare le spalle, senza per forza avere un tornaconto, acquisire un vantaggio, disprezzare il prossimo.

Mi spoglio dall’armatura che mi cucite addosso, con quegli sguardi taglienti, preferisco la vergogna della nudità per essere me stessa e non la copia di aggressivi umanoidi infelici, che vedono come unica salvezza lo sterminio di chi non è come loro. In realtà siete voi la feccia. Chi vuole la guerra vuole la propria condanna.
Poco tempo fa mi è tornato sotto mano il bellissimo testo scritto nel 2001 da Tiziano Terzani, uno scrittore e giornalista purtroppo scomparso (che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente). Ecco qualche ritaglio di testo tratto da QUI. Le sue parole sono più attuali e vive che mai.
Pensare quel che pensi e scriverlo e’ un tuo diritto. Il problema e’ pero’ che, grazie alla tua notorieta’, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora e’ un momento di straordinaria importanza. L’orrore indicibile e’ appena cominciato, ma e’ ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. E un momento anche di enorme responsabilita’ perche’ certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti piu’ bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecita’ delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere. “Conquistare le passioni mi pare di gran lunga piu’ difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me”, scriveva nel 1925 quella bell’anima di Gandhi. Ed aggiungeva: “Finche’ l’uomo non si mettera’ di sua volonta’ all’ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sara’ per lui alcuna salvezza”.

E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non e’ nella tua rabbia accalorata, ne’ nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela piu’ accettabile, “Liberta’ duratura”. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo e’ mondo non c’e’ stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sara’ nemmeno questa.

Perche’ non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari “intelligente”, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche – Stati Uniti in testa – d’impegnarsi solennemente con tutta l’umanita’ a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilita’. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale – di per se’ un’arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l’orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta.

Per difendersi, Oriana, non c’e’ bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non c’e’ bisogno d’ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni.

La natura e’ una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto piu’ grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono piu’. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passera’ anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perche’ se quella non e’ dentro di noi non sara’ mai da nessuna parte.

Non giriamo la testa dall’altra parte, cerchiamo un po’ di pace e regaliamola agli altri.
Sarà un dono per chi verrà dopo di noi.

Ps: Oggi è una giornata speciale per le mie amiche Bloggalline…sono orgogliosa di voi! ?

MEZZO GIALLO VIVO.

standard 25 settembre 2014 15 responses
Portatrice sana di Primavera. Me ne frego di questo autunno in arrivo.

Maschero il gusto del latte di soia con due cucchiai di orzo, mentre un fiore abbandona il suo spirito e le briciole dei biscotti riempiono il tavolo.

Cerco di pensare a tutte le cose da fare, sono così tante che non entrano nella mia testa. Dovrei metterle per iscritto…ma temo che volino via.
SCRIPTA VOLANT. Era così, vero?
E poi sono troppe, obiettivamente. Vi annoiereste.

Sono giorni pieni di alti e bassi, in cui mi sento come se avessi una doppia faccia. Esaltata e ansiosa, agitata e docile, coccolosa e iperattiva, chiacchierona e silenziosa, sfuggente e presente, paranoica e sicura.
Insomma…una pazza.
Sono come quel fiore che ho sul mio tavolo, mezzo giallo vivo, mezzo stanco e accartocciato.
Ho preso una strada definitiva ed impegnativa, ma le mie risorse, quelle del mezzo giallo vivo mi tengono in alto, più di qualsiasi altra nuvoletta che offusca il mio pensiero.

Questo piccolo spirito carico di Primavera lo sento forte, a dispetto delle sue dimensioni.

Vi presento il fiore del topinambur ?

ARRENDERSI ALL’AMORE.

standard 12 settembre 2014 25 responses
Scrivo e cancello.
Scrivo e riscrivo.
Penso, scrivo e ripenso.
Cosa voglio dire proprio non lo so.
E’ che ieri sera ero ad una esposizione di oggetti di design auto-prodotti e pensavo a quello che io non ho mai realizzato. Non ho mai auto-prodotto quasi niente.
Una torta non vale. La pasta fatta in casa nemmeno.
Non ho mai realizzato fino in fondo una cosa per cui tanto ho combattuto: rendere lavoro la mia passione. Forse perché le mie passioni sono sempre state così tante che non sono mai stata capace a renderle concrete? Sempre più mi rendo conto che tutto sta diventando possibile, che si generano mestieri su mestieri, a volte un po’ fuffa (secondo me), che si creano opportunità. E io sono sempre più stordita ad ammirare chi ce la fa, a stare dietro a tutto, a correre nella stessa direzione di tutta questa baraonda.
Io, alla fine, non posso lamentarmi se decido consapevolmente di rimanere ferma.
Forse perderei la mia “poesia”.
Forse diventerei troppo 2.0.
E non ho mai creduto che certe cose si potessero veramente incontrare. Come quando si mette pace e guerra nella stessa frase. Non possono coesistere se non contrapposte.
La poesia si evolve ma non va nella stessa direzione della tecnologia, della comunicazione, dei social, dell’esposizione a tutti i costi.
E’ spesso una cosa privata, difficile da capire, ermetica e sfuggevole.
Quindi…il lavoro dei miei sogni non esiste. Unire la scrittura, la comunicazione, la poesia, l’arte, i musei, gli allestimenti, gli eventi, le esposizioni, la cultura, il marketing (e guadagnare anche qualcosa). Mi sono arresa.
Ma se questo è il prezzo da pagare per la mia vita di adesso va benissimo così.
In fondo, arrendermi, è stata una mia scelta.

Arrendersi però è piacevole.
Scivolare nella sensazione di appagamento data da quel mix di ingredienti che, dopo alcune peripezie fantasiose ed evitabili, ti sono arrivati tra le mani.
La zuccherosità di uno sguardo.
La rotondezza melliflua di un uovo.
Il vulcano di farina che mi abbraccia.
La semplicità di cottura, a fuoco lento di baci costanti.

E ora sospiro. In questo piccolo spazio vitale controllo l’orologio.
Non rimanere che aspettare le 18 per arrendermi, di nuovo.
Raymond Peynet – Lovers

LA CASA NELLA PRATERIA.

standard 5 settembre 2014 15 responses
Mi trasformo.
Se venite a casa dei miei stasera ve ne accorgerete.
Appena, anche solo con il pensiero, tocco la Maremma…divento un’altra.

1. Penso solo al cibo.
2. Mi addormento ovunque, soprattutto sul divano.
3. Le mie sorelle abusano della mia persona, mentre dormo, nei modi seguenti: mi fanno fotografie con i loro piedi sotto il naso o con un cartello sopra la testa con scritto PUZZO e poi le pubblicano su facebook con il mio account, distruggendo in un secondo il mio curatissimo profilo. E la cosa mi fa anche ridere.
4. Mi abbiglio in modi molto opinabili. Tanto stiamo in campagna.
5. La mia iperattività si smaterializza lasciando spazio al più totale rilassamento fisico e mentale.
6. Anche solo percorrere 2 chilometri per arrivare in paese (con la macchina) mi crea fastidio e stanchezza. Quando sono a Firenze faccio molto peggio!
7. Oltre a pensare al cibo mi nutro come se non ci fosse un domani. E una bilancia ad attendermi, perlomeno nella mia coscienza.
8. Faccio qualche passeggiatina nel verde tollerando la presenza degli insetti. Ovviamente piccoli. Ovviamente molto piccoli e molto innocui.

La cosa più divertente di tutto questo è vedere l’integrazione del Bullo. In fondo non è molto che siamo fidanzati ma quando andiamo lì anche lui si sente A CASA. Ormai le mie sorelle hanno preso il sopravvento anche su di lui, il cibo anche e l’incapacità di intendere e di volere pure. Ma che ci volete fare. L’amore a volte diventa la piacevole scusa per trovare un’altra casa, oltre alla propria.
E quindi mi sento così fortunata.
Fortunata perché mi hanno insegnato ad amare le piccole cose, ad individuarle nel marasma, a gustarmi ogni momento come se fosse un regalo. E nella mia trasformazione da donna di città a figlia di campagna rimane sempre il mio cuore.

Il cuore non si trasforma.

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini

Battiti su battiti su battiti su battiti…

PENSIERI INTERMITTENTI. E l’estate?

standard 29 agosto 2014 16 responses
Pagina bianca.
Intermittenza di pensieri.
Non importa più di che colore decido di vestirmi la mattina, perché la mia pelle abbronzata aiuta a dimenticare gli abbinamenti.
Vorrei essere investita da un vento che mi ispira, dalla penna e dai pensieri di antichi poeti, buttare giù parole su parole senza rendermene conto, frasi di senso compiuto, articolare nefandezze senza dare spiegazioni, essere al di sopra di ogni giustificazione, di ogni dubbio, di ogni momento di spossatezza altrui.

E poi le vacanze.
Che mi hanno portato via un briciolo della mia solita follia, ma mi hanno regalato tanto.
Ventuno giorni intensi, pieni di kilometri, di sorrisi, abbracci e mani sudate, di brividi per il freddo e brividi per l’emozione, di ninne nanne sussurrate, di mare paradisiaco, di grigliate e pochi gelati, di melanzane sottolio, di notizie inaspettate.
L’estate della svolta, l’estate che l’abbronzatura si sbriciola sulle mie mani, l’estate durata poco, piena di lavoro, di paure, di impegno, di ansie.
Le vacanze.
Godute, volute, MERITATE.
Troppi aerei, ora basta, almeno per un po’.
Pensieri intermittenti.

Ho voglia di ripartire. Di rimanere. Di camminare (di correre!!!).
Ho tante cose (nuove) a cui pensare.
Di poesie nemmeno il lontano ricordo. Tanti luoghi comuni, un proverbio che condisce ogni frase, il mio sguardo un po’ spento.
Sono confusa, sono ripiena, sono satura e vuota.

Sono sempre io, sorrisi e parole sparpagliati a caso.

Vi sono mancata?

Principina (GR). L’amore puro. Berry, Denise, Natalia, Speranza. Il piccolo Giovanni e la dolce Letizia.

Amalfi (SA). Tanti kilometri per abbracciarti tutta ? M4ry e Berry ?

Guardia Sanframondi (BN). Il paese del mio amore.

Roccastrada (GR). La “piccola” diventa grande…

Costa Rei (CA). Sensazioni d’infinito…

Punta Molentis (CA). Cartoline dalla Sardegna.

Roccastrada (GR). Un riassunto di amore.

GIORNI A SEGUIRE…

standard 1 agosto 2014 17 responses
Ho scritto la data.

Di questo giorno al contrario. Così per capire che ancora deve quasi nascere.
Le mie notti senza sogni sono strane.
Mi addormento affondando la testa sul cuscino, pesante come un troll impietrito, mi risveglio la mattina che non so nemmeno di che colore erano le stelle. Non ricordo i baci, le carezze, il peso delle lenzuola. Non ricordo l’ultimo pensiero che ho fatto, a chi l’ho dedicato.
Deve essere il buio della stanchezza.
Si mangia la coscienza e l’inconscio, affamato buio, addormentata mente, silenzioso compagno di giornate strane.
Insomma in pratica. Mi addormento la sera e mi risveglio la mattina.
E fin lì tutto ok.
Un lungo sonno senza alcuna pausa. Non ci sono sfumature, non c’è spazio per la sete, per i sospiri, per le fusa dei miei gatti.
Lo strascico, il recupero, il riposo del guerriero.
I capelli che scivolano come l’acqua sul marmo.
Le mani che solcano la pelle di chi ti è accanto.

E anche se sogno è tutto così incasinato da non lasciare alternative, dimentico.

L’unica cosa che non dimentico è che sta per scoccare l’ora beata delle ferie.
Alle 18 in punto il mio orologio mentale si affloscerà, tipo gli orologi di Dalì. Il tempo non avrà più senso, lo scorrere delle giornate sarà definito dai sospiri e dalla crema solare, gli impegni cadenzati come i passi di un camaleonte. Lenti. Occhi socchiusi. Penombra. Niente affanni.
Perlomeno questo è quello che vorrei.
Poi, conoscendomi, so che lo renderò impossibile a partire dalle 18.01. Troppe idee e desideri concentrati in (sempre e comunque) giorni limitati.

Ma sono felice. In fondo per me l’arrivo delle ferie è come un piccolo time out. Valutazioni e pensieri come se fosse dicembre insomma…questo 2014 è stato finora impegnativo. Incasinato da morire, pieno di aerei, viaggi (di lavoro), di progetti, di nervosismo, di insoddisfazione (lavorativa anche questa).
Ma, dicevo, sono felice. Meglio ancora…sto percorrendo la mia felicità. A volte ho paura, a volte sono intimorita, ma vado avanti, prendo decisioni (importanti), sfido le tempeste del lavoro perché il mio amore è così forte e attivo che non si smonta. 
L’estate, che per me inizia tra qualche ora, sarà un’estate al risparmio, ma sempre
F E L I C E
Niente viaggi vagabondi, niente strane perlustrazioni europee. Qualche giorno dai suoceri, qualche giorno da amici (in Sardegna ^_^ ) e qualche giorno dai miei. Tornerò a Firenze e la giostra continuerà a girare, certe cose non cambieranno MAI e altre invece sono sicura che andranno sempre meglio.
Nel mio prossimo futuro ci sono un paio di cose sicure.
Il mio sorriso.
Il blog.
La mia voglia di amare. E di correre.
E il nostro ? matrimonio ? tra 9 mesi (voglio sentire un coro di “woooooooow”!!)

Vi bacio, vi stringo, vi aspetto.
…e di certo, tra 9 mesi, non sarò vestita così. ^_^

SUI LIMITI E SULLE LIBERTA’. Notti insonni e stellati pensieri.

standard 22 luglio 2014 17 responses
Cammino pesante. Lascio impronte leggere.
Fiato costante. Respiro.
Le lucciole che mi circondano sono spente e nascoste.
Questo cielo mi regala tre scie luminose, cadenti stelle dai lunghi capelli dorati.
Fantastico, desidero, bramo.
Lascio che la mia mente si addobbi di colori, lascio che le parole seguano la stella, lascio libera per un attimo la mia coscienza di vagare senza intrigarla nei sensi di colpa.

Sono quegli attimi che non dimenticherai mai.

Ma il mai non esiste. Non esiste il sempre, il più, le sicurezze.
Tutto è in balia del cielo, in questa notte limpida e distratta, mentre i miei piedi si muovono sulla sabbia dando forma ai miei pensieri.
I limiti non sono mai stati il mio forte. 
I miei limiti sono labili come le fini gocce di pioggia che lasciano traccia sull’acqua. 
Si disfano, si ampliano, creano eco e gentili cerchi gemelli. 

Questo è il mio momento.
Sono tigre, sono gatta, sono morbido petalo vellutato.
Sono in attesa e in attacco, sono sollevata e superficiale, indisponente, profonda e attenta. 
Sgomito, farfuglio, ho bisogno di tutto e di niente.
Mi lascio andare e mi faccio cullare.
Il mio limite è un filo, un’amaca che mi culla.
E’ l’ultimo cerchio di una goccia di pioggia sul lago calmo.
E’ il riverbero del sole che crea mille arcobaleni, ma non quello che voglio io.
Il mio limite si disegna nel cielo buio insieme alle scie delle stelle.
Si unisce, tutto insieme, come fossero miliardi di piccoli puntini invisibili.
E’ una catena. Il nastro di un palloncino, un biondo capello abbandonato sul viso, una lacrima spontanea.
Questo è il mio momento. Ho messo le ancore, ho adattato la vista, ho sistemato i confini.
Ho capito che questo limite non è zavorra ma libertà.

Libertà di conoscermi, di esplorare, di andare sempre più a fondo.
Libertà di essere come sono, di farmi amare, di farmi guardare.
Libertà di innamorarmi ogni giorno, di sospirare, di trattenere il fiato.
Libertà di sorridere alla vita, sorprendente dea dagli occhi bendati, che ti toglie ma ti da sempre, sempre, sempre. 
Libertà di saper trovare sempre la giusta prospettiva per guardare le cose, per vederle bene, per individuarne l’anima e la positività.
Libertà di sorprendermi, di deludere ma comunque andare avanti.

Un limite che diventa libertà. Perché siamo padroni di noi stessi e la nostra vita possiamo modellarla come fosse mollica di pane, per far si che diventi uguale a ciò che desideriamo, perlomeno nel modo in cui noi stessi guardiamo gli altri, le cose, le sfumature.
Oggi sono padrona di me stessa.
Dopo dei giorni importanti, intensi, faticosi, ricchi di imprevisti e probabili conclusioni (senza giocare a Monopoli) posso davvero dire che SONO TORNATA.
Sono felice.
Sono piena.
Sono limitata ma LIBERA.

Spiragli di luce soffusa e sfocata.

HIBISCUS.

standard 7 luglio 2014 12 responses

A metà tra la prigione e il paradiso.
Non so distinguere cosa mi attende all’orizzonte,  non so nemmeno se è importante,  in fondo viviamo così tutti i giorni, ognuno nei nostri “limbo” personali, sociali, lavorativi, colorati, bui, nascosti o esposti.
E il mio limbo ha solo una cosa diversa dagli altri. È il mio.
Pieno di chiacchiere,  di sorrisi tirati, di notti solitarie…hibiscus dietro ogni passo, angolo e sguardo, aria di mare, aria del sud, assenze, obblighi, necessità.  Un milione di domande senza risposta alle quali provo a dare pace, a trattenere, sopportare, quietare.
Tutto diventa pesante.
Leggero.
Scorrevole.
Ingombrante.
In continuo contrasto.
Vorrei che il tempo volasse, ma ne vorrei ancora un pochino.
In tutta questa incertezza fiabesca e diabolica mi manca il punto fermo, il mio mangia-sospiri, l’abile arrulolatore di pazienze, il mio centro, il mio equilibrio.
E mentre la notte si spegne presto, complici l’impegno e il dovere, mi ranicchio sul mio letto a righe e cerco la virgola che mi farà addormentare.

Buona notte, per altre tredici notti, dalla Sicilia.
Ps: non sono in vacanza…ma a lavoro fuori sede.

MESSAGE IN A BOTTLE.

standard 30 giugno 2014 18 responses
Vi capita mai di sognare qualcuno e di non potervi trattenere dal dirglielo?
Anche se questa persona non fa più parte della vostra vita, si è allontanata per uno scalino salito nel modo sbagliato, qualche anno fa? Ecco, a me succede spesso, soprattutto con questa vecchia amica, ormai molto lontana da me. Con lei ho condiviso cinque anni bellissimi, di risate e confidenza, di amicizia vera, molto intensa e sincera. Poi, come quelle palline di Natale vintage di quel vetro leggero e fragile, si è rotto tutto. Si è infranto tra le mie mani, senza che me ne accorgessi – come al solito -, anche se ero una delle attrici principali, in quella sceneggiatura confusa e quasi senza senso che ha avuto seguito fino a qualche anno dopo.
Mi capita di sognare che ancora siamo amiche.
Sarà il senso di colpa, che ho sempre mal gestito, che mi lancia delle piccole frecciatine quando mi addormento, per ricordarmi che questo scheletrino nell’armadio non l’ho mai voluto sistemare davvero? Chissà. Oppure è solo la sensazione di qualcosa che è stato così imprevedibile che mi ha lasciato incapace di intendere e di volere per un po’. Tutt’ora a distanza di anni non so trovare la giusta spiegazione, non trovo esatto il ruolo che mi è stato affibbiato all’epoca dei fatti
Non ricordo cosa accadeva nel sogno di preciso e perché eravamo insieme, forse perché pensavo a lei qualche giorno fa, perché non ho mai smesso di lambiccarmi il cervello su questa cosa, perché nel libro di Murakami che ho da poco terminato si parla proprio di amici dimenticati, di vita che copre altra vita come fosse sabbia del deserto, la copre ma non la cancella, e poi questa sabbia d’improvviso vola e tutto ti guarda in faccia come fosse un altro TE allo specchio. Due realtà, due vite parallele ma completamente diverse, l’ammissione di colpa, la ferita di una mancanza, la sensazione (comunque) di aver perso qualcosa.
E così scrivo qui, sperando che in qualche modo venga letto, affido il mio pensiero alle righe del blog come fosse una bottiglietta in mezzo al mare, cullata dalle onde, abbracciata da nuovi sorrisi ma sempre e costantemente con il ricordo vivido e felice di quell’amica così importante.
Scrivo forse per chiedere scusa ancora una volta, una parola che non è mai bastata nemmeno a me che la pronunciavo. Non ho mai cercato di giustificare me stessa, forse mi sono solo nascosta.
Forse sono ancora un po’ confusa in merito. Forse dovrei smettere di pensarci. Forse sono troppo profonda e introspettiva. Forse nemmeno lei ci pensa più.
Però mi piacerebbe che la vita ci facesse rincontrare. Riabbracciare ed essere complici come lo eravamo. So che potrei farlo accadere io, che sono tanto brava nelle riconciliazioni, che non conosco rancore o slealtà. Ma dopo sei anni mi chiedo cosa sia rimasto dentro il suo cuore, forse meglio aspettare ancora, che quello scheletro diventi per entrambe cenere, che in fondo è molto simile alla sabbia…ruvida, leviga, aiuta a cancellare le cose superficiali ed a far affiorare quelle che stanno in fondo, le più dure da sconfiggere…le cose belle.
L’andamento della vita è come un susseguirsi di curve, ci sono dei rettilinei più lunghi che ci fanno incontrare persone per più tempo, alcune rimangono nonostante gli sbandamenti, alcune sono passeggere ma ugualmente importanti, perché magari la curva da affrontare era difficile, alcune sono dei lievi spostamenti dei capelli dalla fronte, altre sono la tua solida strada. L’amicizia è per me come un guard rail, una certezza, una sicurezza, un appiglio, un impegno. E’ una storia d’amore che ho sempre voluto coltivare e mai abbandonare, fino al suo respiro più flebile, che gridava all’eutanasia, alla fine, alla morte.
Probabilmente fino all’Università non avevo mai assaporato cosa realmente può darti un amico. Ero sempre stata timida e sfigatella, almeno fino alle medie, quella che rincorre sempre gli altri per essere considerata…e un po’ così lo sono rimasta, con questa sensazione perenne di colpa per qualsiasi inezia…ma ho anche goduto (e tuttora ne godo) della vera amicizia, passando da quelle soffocanti e totalizzanti fino a quelle vere, emozionanti, di colori accesi e profumati abbracci.
E quindi, cara amica S., ti ho sognata.
Ho smesso di credere nelle favole, ma ogni tanto, nonostante il cinismo che sta dilagando, le persone si corrono ancora incontro, cancellando le distanze e le brutte memorie.

Piedi nell’erba e tre piccoli fiori in miniatura