ALIENS#1
ALIENS
ci sono molte parole chiave alla base di questo progetto.
sogni, speranze, passioni.
una mano per le parole.
un occhio per le immagini.
spronata dalla voglia di Maurizio (qui il suo blog), dalla forza delle sue foto, dalla poesia che leggo nei suoi scatti, sulla scia di tutta la mia ispirazione del 2012, è nato ALIENS.
progetto di contaminazione, progetto di invasione.
che il suo occhio catturi ciò che io non so descrivere.
che la mia penna traduca ciò che trattiene la sua “pellicola”.
due sensibilità che si uniscono creando qualcosa che, ci auguriamo, diventi un solido progetto artistico.
in questo caldo pomeriggio diamo il via alla nostra personale olimpiade.
Sunrise. La mia alba.
Allaccio catene virtuali.
Mi sposto furtiva.
Taglio a brandelli pagine del mio recente passato.
Come fuochi fatui luci blu, senza ombre o calore.
Rosso. Rosso fuoco caldo vorrei.
Rosso intenso di sangue e dolore.
Rosso intenso, profondo, al profumo d’amore.
Allaccio catene. Sono sguardi e sorrisi.
Sono viva?
Stringo stretti i pensieri, li osservo.
Mi osservo.
Cammino.
Alle 5 di un qualsiasi sabato mattina mi sono svegliata carica di pensieri. Vorrei avere la capacità di tradurli tutti in poesia, senza ripetermi, senza sentirmi affogare dalle parole prima che sia capace di scriverle. Ma in qualunque modo, in qualunque via io lo faccia, scrivere è il dono più bello che potessi avere.
Perché mi crea la necessità, l’obbligo irrefrenabile, di farlo, anche alle 5 di mattina, dal cellulare, dal mio letto.
Sdraiata sul mondo continuo a guardarvi dal basso. Mi piace questa prospettiva. È da qui che riparto, ogni volta. Guardando la radice delle cose.
Mi riaddormenterò? Ha poca importanza.
La forza, la violenza, il desiderio di scrivere mi fanno sentire così viva che cessa anche il bisogno di dormire.
Quello lo lascio alle anime quiete.
Il mio cuore che batte è impagabile.
La poesia che ne esce cura ogni sonno.
A volte mi chiedo come farei senza tutto questo. Ma non ha importanza, ce l’ho.
Siate invidiosi, scrivere è meraviglioso.
Buon giorno…
un fiore di cera
ignoro a grandi falcate la mia sensibilità.
chiudo porte, scappo avanti, senza curarmi dei dettagli.
è lì che inciampo.
nell’illusione di aver scampato ogni pericolo.
sfinita.
le nuvole sfilacciate dal vento, informi, devastano il cielo azzurro sconfinato.
non so se esiste una prospettiva perfetta
un modo impersonale di scrivere
un sospiro meno profondo, che risuona.
non sono io
non sono io
mi spoglio di questi nuovi vestiti
come calamite ritornano
schiaffeggiano la mia ingenuità.
cattivi
bastardi
malsani
la povertà della mia anima violentata
occhi chiusi
involuzione e battiti
battiti di ali si perdono nell’aria
cormorani e tramonti allargano la vista
ma i pensieri, quelli no, non si diradano come la nebbia delle pianure.
mi sveglio dal sonno
il mio letto galleggia, tutto è sospeso.
sospeso per un tempo indefinito.
per curare dolori indefiniti.
una stanza senza pareti ma gabbia
un disperato modo invertire ciò che rimane di me.
un fiore di cera, con la sua pelle morbida, sotto il sole lascia le tracce inquiete.
la cera si fredda.
le tracce sopravvivono.
GONG! BOOM! SPLASH!
vorrei scrivere attraverso un collage di immagini.
non ci sono parole.
zero discorsi, zero evoluzioni.
solo sguardi, fissi verso il cuore.
sfoglio i miei libri di storia dell’arte, è tutto nella mia mente.
nuovi fremiti d’anima
nuovi odori di pelle
mi scuotono
forse mi scuotono
ma non è abbastanza
sopita
ribelle
cronica
ogni piega della mia pelle si fa ruga d’esperienza
stanca di occhi stanchi
avida di voglie avide
sensibile a baci sensibili
mi ritraggo come l’onda sulla sabbia
rovente come un raggio che asciuga la rugiada
la luce bollente taglia la mia ombra
carboni ardenti di epidermide
si staccano
diventa tutto come se fosse ieri
come se fosse tardi
ma le lancette sono ferme.
fermi i pensieri.
fermi i secondi.
scorrono le ere senza lasciare traccia
se non una qualche ruga.
sulla mia pelle.
giaccio addormentata.
anelo un sussurro che mi svegli. bramo con frenesia il “gong” che decreta la fine delle ostilità. ostile…ostile, antipatica, egoista. mi destreggio, nemmeno tanto bene, tra le righe di una poesia che vorrei fosse futurista.
che parlasse a tutti, col solo rumore delle parole.