Rinchiusa in una grande zucca arancione, come fossi cenerentola, guardo il mondo fuori, che di fatato non ha molto.
Leggo di torture e abissi in cui si precipita, nel 2014, ovviamente per mano dell’uomo.
Leggo negli occhi della gente la sete di vendetta per ogni piccolo sopruso quotidiano subito, ho paura.
Leggo maleducazione, che chiama altra maleducazione, prepotenza, deliri di onnipotenza, code di scorpione che vili ti pungono alle spalle.
Leggo sorrisi spenti e ignobili, sarcastici e spavaldi.
Leggo frasi, affermazioni, diffamazioni.
Non sono pronta alla battaglia, mai lo sarò.
E so anche che le mie sbiadite parole non saranno nemmeno un piccolo inciampo per chi si riempie la bocca d’odio e poca tolleranza.
Non so nemmeno perché le scrivo, tutte queste cose, sono sicura di vedere qualche amica che storce la bocca al mio buonismo.
E’ che non so resistere. Non ne posso più di questa gentaglia. Io me ne tiro fuori, li guardo dal mio (probabilmente) finto mondo, dove esiste dialogo, amore, condivisione, amicizia. Dove i problemi si risolvono senza girare le spalle, senza per forza avere un tornaconto, acquisire un vantaggio, disprezzare il prossimo.
Mi spoglio dall’armatura che mi cucite addosso, con quegli sguardi taglienti, preferisco la vergogna della nudità per essere me stessa e non la copia di aggressivi umanoidi infelici, che vedono come unica salvezza lo sterminio di chi non è come loro. In realtà siete voi la feccia. Chi vuole la guerra vuole la propria condanna.
Poco tempo fa mi è tornato sotto mano il bellissimo testo scritto nel 2001 da Tiziano Terzani, uno scrittore e giornalista purtroppo scomparso (che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente). Ecco qualche ritaglio di testo tratto da QUI. Le sue parole sono più attuali e vive che mai.
Pensare quel che pensi e scriverlo e’ un tuo diritto. Il problema e’ pero’ che, grazie alla tua notorieta’, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora e’ un momento di straordinaria importanza. L’orrore indicibile e’ appena cominciato, ma e’ ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. E un momento anche di enorme responsabilita’ perche’ certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti piu’ bassi, ad aizzare la bestia dell’odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecita’ delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l’uccidere. “Conquistare le passioni mi pare di gran lunga piu’ difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me”, scriveva nel 1925 quella bell’anima di Gandhi. Ed aggiungeva: “Finche’ l’uomo non si mettera’ di sua volonta’ all’ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sara’ per lui alcuna salvezza”.
E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non e’ nella tua rabbia accalorata, ne’ nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela piu’ accettabile, “Liberta’ duratura”. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo e’ mondo non c’e’ stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sara’ nemmeno questa.
Perche’ non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari “intelligente”, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche – Stati Uniti in testa – d’impegnarsi solennemente con tutta l’umanita’ a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilita’. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale – di per se’ un’arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l’orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta.
Per difendersi, Oriana, non c’e’ bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non c’e’ bisogno d’ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni.
La natura e’ una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto piu’ grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono piu’. Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui. Ti passera’ anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perche’ se quella non e’ dentro di noi non sara’ mai da nessuna parte.
Non giriamo la testa dall’altra parte, cerchiamo un po’ di pace e regaliamola agli altri.
Sarà un dono per chi verrà dopo di noi.
Ps: Oggi è una giornata speciale per le mie amiche Bloggalline…sono orgogliosa di voi! ?