SI. SI PUO’. #Marta4Kids

standard 13 giugno 2016 6 responses

Tutto perde senso.

Tutto è relativo.
Tutto è relativo, se succede agli altri, e non a te.
Tutto è costantemente in circolo, senza pietà o distinzioni.

ForteBelvedere_Marta4Kids

Un direttore d’orchestra ingiusto e poco compassionevole tiene le fila delle nostre vite, facciamo in modo che ogni giorno sia il meglio di quello che possiamo fare.

Avere equilibrio è una delle cose più difficili, per me. Equilibrio tra le cose veramente importanti e quelle quotidiane, che diventano necessarie anche se, in realtà, sono sono realmente essenziali. Ma tutto ha il suo posto, nelle nostre vite. Sta a noi trovare le priorità, dare la voce, regolare il suo volume. Se fossimo tutti uguali, non esisterebbero i colori che fanno bello il mondo.
Ecco, comunque, ora equilibrio non ne ho. Sono su un’altalena, dondolante tra il vuoto e il pieno, quelli dell’anima. Sono in tumulto, come le nuvole in questi giorni, cambiano colore da un grigio scuro intenso ad un bianco candido innocuo. Ho bisogno di respirare profondamente, di alzare il volume a quelle voci che parlano in fondo al mio cuore, lasciandole libere di darmi fastidio, di agitare le mie acque calme, quelle del conosciuto. Ho voglia di scuotermi, di risvegliarmi da questo torpore dato dalla routine, ho voglia di affaticarmi fino a dormire senza sogni, ho voglia di mettere e togliere pesi, dando nuovi spazi e nuovo respiro a qualcosa di più viscerale. Scopro carte di una me stessa ancora nuova, e mi piace. Qualcosa che mi mette alla prova, finalmente, di nuovo, con me stessa. E non solo come mamma. Ma come persona.
Perché ogni giorno voglio sperare di aver dato il massimo. Di aver sorriso, di aver fatto ciò che amo, con chi amo. Di non aver lasciato niente al caso, oppure tutto.
Perché la mia vita è un dono. Così come lo sono tutti i passi che incontri sul suo sentiero, come fossero frammenti di magia. E questo sentiero mi ha portato a scoprire così tanto che è difficile, anche per una come me, trovare le parole per scriverlo.

Tutto questo per dire che ti ho conosciuto, Chris.

Ho conosciuto una persona normale, un uomo normale, un viaggiatore, un camminatore, un bellissimo ragazzo che porta sulle sue spalle un dolore soffocante. Quelli che non lasciano scampo e ti strappano dal quotidiano, dal conosciuto, dall’essenziale di cui parlavo poco fa. Ti strappano dall’equilibrio e da “normale” ti tramutano in “speciale”. E non ne puoi fare a meno, è un investimento dal quale non ti sei potuto sottrarre, tuo malgrado. Non è una scelta, è una conseguenza indesiderata. Tu l’hai trasformata in opportunità. L’opportunità di fare qualcosa che sollevi il peso della tua sofferenza, aiutando gli altri. Ecco, io di fronte a tutto questo, perdo le parole. Perché siamo così piccoli, ci crediamo impotenti, ci limitiamo al nulla. E così non va, perlomeno per me, non va più.

Grazie Chris. Perché il tuo bagaglio si è fatto anche un po’ mio, nostro. Perché la tua umiltà, il tuo sorriso, i tuoi sentieri inesplorati, sono adesso anche i nostri. Grazie perché hai trasformato la vita non solo a te stesso ma a molte persone che hai incontrato e incontrerai, aprendo nuovi orizzonti non solo per te ma anche per chi ha avuto modo di guardarsi dentro con i tuoi occhi. Troppo spesso ci dimentichiamo di fermarci. Di trovare nuovamente il nostro equilibrio, di ascoltarci. Conoscerti, ascoltare le tue parole, la tua storia, mi ha illuminato un nuovo tratto di vita che spero di essere in grado di percorrere.

Tu sei una persona normale, Chris. Normalmente speciale. Grazie per essere passato di qui. Per esserti dato questa opportunità, perché lo hai fatto anche per tutti noi.

Per chi ancora non lo conoscesse… qui una pagina del suo Blog di Viaggi, questa la pagina Facebook della Onlus e qui sotto le coordinate se vorrete donare qualcosa alla ricerca per la fibrosi cistica

Intestatario : MARTA4KIDS ONLUS

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Chris_fluffosa

Chris, Dino, Elisabetta, Berry…e la Fluffosa <3

LA MIA VERITA’.

standard 22 marzo 2016 8 responses
Guernica-Picasso

Pablo Picasso – Guernica

La verità? La verità non è mai assoluta. E’ sempre e solo secondo noi.
Quella secondo me è qui. Tra le righe di questo blog, a sporcare le pagine di questo diario virtuale disarmato e povero di parole. Spesso anche povero di compassione.
La mia verità è che siamo indegni abitanti di un mondo bellissimo.
Lo imbrattiamo con la nostra presenza, come vampiri assetati del sangue del nostro vicino. Un vicino più povero, più ricco, più maleducato, più indegno di noi. Lo decidiamo come giudici soli, davanti allo specchio del nostro bagno, delle nostre case, al sicuro. Una privata giustizia fatta di avidità e odio.

La mia verità si chiama ignoranza. Ignoro volontariamente tante cose, così come ne vorrei conoscere molte. Ma informarsi è difficile, costa tempo, costa attenzione e memoria. Informarsi è lottare, aprire mente, occhi, cuore. E, diciamolo, il tempo è sempre troppo poco.

E se il tempo è troppo poco, usiamolo per stare bene. Non lo usiamo per indicare il peccatore. Non ci affanniamo sui social a spargere altra violenza verbale, fermiamoci a riflettere. A guardare le nostre vite che si intrecciano con le vite degli altri, a pensare quanto sono piccole e insignificanti. Ma per noi sono tutto. La vita che ci scorre dentro, quella delle persone che amiamo, quella che incroci al rosso di un semaforo. Le nostre preghiere, quelle senza religione, che siano di pace, ogni giorno.

Ogni giorno che affondano barche, che famiglie si spezzano sui nostri mari, che bombe incessanti scoppiano in Siria, a Bruxelles, a Parigi, o lontano. Dove non abbiamo tempo di arrivare a compatire, dove non conosciamo, dove non arriva il nostro sguardo, dove nessuno può sapere. Che siano di pace le nostre giornate, invece che di rabbia. Siamo nati dalla parte giusta del mondo, quella sicura, quella dove si può viaggiare, sognare, lavorare, mettere al mondo figli, quella dove si può vivere. Ci sentiamo invincibili. E allora tutta questa fortuna sfruttiamola.

Viviamo al meglio, al massimo delle nostre possibilità, che oggi è una bellissima giornata di sole, la stanza profuma di primavera, il cuore è pesante, come ogni giorno, ma non ci fermiamo al primo sguardo sulle cose. Vicine o lontane che siano la bellezza la decidono i nostri occhi, quelli dei nostri figli. Impariamo da loro, per una volta, qualcosa. L’innocenza. L’avvicinarsi allo sconosciuto titubanti ma interessati. Impariamo a stare alla larga dalle vendette, violenza chiama violenza. E la paura si, c’è, convive con noi, facciamocela amica. Non facciamoci soffocare dal buio.

La mia verità? E’ che la parte giusta del mondo è quella dove c’è amore.

Mentre scrivo queste righe, banali, mi ripeto dentro tante cose. E cerco di convincermi che la paura sia mia amica, anche se ha un brutto aspetto, intenso e terribile. Da quando sono mamma mi sono arresa a tante cose, ho fatto una marea di errori e tanti ancora mi aspettano sulla strada…ma non devo lasciare che la paura si impadronisca delle mie azioni. Abbiamo tanti burattinai che provano a manovrare le nostre vite, liberiamoci dai fili che vediamo sopra la nostra testa, il cielo sarà senza dubbio più azzurro.

NOVE. NOVE.

standard 28 gennaio 2016 18 responses

Ho preso in mano la tazza, ancora bollente, il filo della tisana pendeva fuori, facendo il solletico alle mie mani. Il fumo disegna delle strane virgole nell’aria, la profuma di agrumi, di giardini segreti, di rosa canina, di piccoli petali essiccati al sole. Nonostante il freddo, mi fa pensare all’estate.
Cerco di non fare rumore, mentre cammino verso la finestra. Vorrei guardare fuori, osservare in silenzio il tempo che scorre attraverso i passi svelti degli sconosciuti. Arrivo alla finestra, il vetro si appanna con il calore della tisana, che non accenna a diminuire. Mi tiene sveglia, attenta, vigile. Mi ricarica. Mi libera la mente dall’affollamento che sento, in queste giornate grigie ma piene di colori, suoni, faccende.
Disegno un 9, sul vetro appannato. Un numero tondo, sembra un pesciolino. Un simbolo al quale affido i miei pensieri di oggi. Un numero che riempio di ricordi, di passi importanti, di quello che ero e ciò che sono diventata.

Nove, come i mesi che hai passato dentro di me, Elia Mirtillo, mio piccolo cavaliere con pochi capelli e molti sorrisi. Nove, come i mesi che hai vissuto fuori da me, un nuovo compleanno, un nuovo inizio. L’inizio della tua vita da grande. Nove contro nove. Una simbiosi continua, profonda, stabile, che ha messo le sue radici legandoci eternamente.

9 mesi

9 + 9 fa 18 mesi di noi tre

Per festeggiare i nostri nove mesi ho rimesso i panni da corsa, ho deciso che era arrivato il momento. Erano (più di 9) mesi che lo aspettavo, questo momento. Qualcosa tutto per me, un paio d’ore in cui non pensare a niente (o a tutto?), in cui guardarmi intorno senza preoccuparmi di qualcosa di specifico se non di mettere i piedi bene a terra, muoverli facendo appoggiare tutta la pianta, sentire scorrere metri e chilometri come piace a me. E’ stato bello, bellissimo. E’ stato come festeggiare un compleanno con la torta preferita, piena di cioccolato e frutta fresca, crema al cocco e mascarpone, una torta della quale puoi mangiare tutte le fette che vuoi senza sentirti in colpa. Ho ascoltato la città, tutti i rumori sommessi dei passi degli altri, le voci dei pacemaker, gli abbracci degli amici che non vedevo da tempo, anche se ancora non posso correre con loro. Ho ripreso in mano le fila di qualcosa che stava andando perso, che sapevo di amare ma non così tanto. Perché ho sempre abbandonato tutto, via via, un po’ come accade nelle nostre vite frenetiche. Scegli una passione, oppure lei sceglie te, ed essendo passione brucia, finisce, scompare. Alcune invece sono sempre lì, sopite, vivono con te, aspettano se c’è da aspettare, con pazienza, che torni il loro momento.
Ciò che amo, dunque, rimane lì. Magari non progredisce ma rimane, si riempie di polvere ma rimane. Si arrugginisce, come arrugginite erano le giunture delle mie ginocchia, ma comunque rimane. E la magia che si compie quando ritrovi sotto il sottile velo dei ricordi queste passioni è qualcosa di inspiegabile, per chi vive la vita come me, come se tutto fosse un dono, niente di scontato, niente di ovvio.

E quindi per me questi secondi nove mesi sono stati magici. In qualche modo lo sono tutte le 24 ore che vivo (perché ahimè vi assicuro che anche le mie notti sono molto vissute…), cercando di destreggiarmi tra impegni utili e disutili, senza perdere un attimo a piangermi addosso, anche se talvolta la tentazione è forte (qualche minuto, ammetto, me lo concedo…). E quando ci chiediamo come si fa ad essere tante cose insieme, scordandoci una linearità, una logica, una pulizia di idee, forse l’unica cosa che dovremmo fare è quella di vedere realmente ciò che abbiamo.
E’ un esercizio utile all’amor proprio perché tutti abbiamo qualcosa di cui andare fieri e per cui gioire. Un muffin che ci riesce particolarmente bene, il cane che ci ama incondizionatamente, gli occhi grati del marito che voleva le lasagne proprio in quel modo, le nostre scarpe da corsa da cambiare ma che ci seguono fedeli ad ogni passo, il tramonto che vedi ogni sera dalla finestra del bagno, il sorriso sdentato del bambino più bello del mondo, il tuo.
Insomma, la perfezione non esiste. Non saremo mai mamme, compagne, mogli, colleghe, amiche, sorelle perfette. Quello che dobbiamo sempre rispondere, quando ce lo chiediamo, quando la voce nella nostra testa non fa silenzio e ci tormenta di domande, di perché, di questioni vitali ed inutili, è che abbiamo fatto del nostro meglio. Per noi stesse, ovvio. Perché se cerchiamo il meglio per noi, e siamo felici, ciò che ci gira intorno sarà felice. Mariti, figli, amici, saranno felici, se ci amano. Forse amare è proprio la forma di egoismo più pura e semplice, ma essenziale al nostro fiato per permetterci, appunto, di fare IL NOSTRO MEGLIO.

Ecco, in questi importanti 9 mesi di domande, paure, pianti e crisi, ci ho provato, con tutta me stessa.

HURRY UP.

standard 22 dicembre 2015 6 responses

Presto che è tardi.
Corri.
Apri gli occhi.
Sveglia.
Tic tac.
Noncelafaròmai.
Mammamamamamambabbababdadadadadattatatatatata.
Si, buongiorno chicco.
Cazzooooooooo non ho sentito la sveglia!
Sono già le sette (di mattina).
Ho sonno.

Con il Bianconiglio sotto braccio inizio tutte le mie giornate. Ma manca un giorno, un solo giorno. Qualche ora di lavoro, qualche non ora di sonno, qualche lavatrice in più e ci siamo, vacanze. Vacanze da me stessa, vacanze dalla fretta (forse…), vacanze dalla sveglia del cellulare. Ma, c’è un ma. Prima delle vacanze, devo fare la valigia.

Valigia di nuvole e pensieri, quella che metto via, leggera e intensa, di un 2015 denso come la nebbia di questi giorni. Raccolgo tutte le cose che sono successe in questo anno e le metto lì, da una parte, ho bisogno di ordine. Le raccolgo come fossero margherite in uno sconfinato prato verde, in primavera. Bianche, piccole, innocenti, luminose. Fanno volume perché sono tante, ma la loro morbidezza le rende accoglienti e piacevoli al tatto. Somigliano molto al mio vaporoso vestito da sposa. Bello il mio vestito. Lo adoro. Vorrei metterlo di nuovo solo per provare quella sensazione di frizzante brulichio nello stomaco che avevo quel giorno. Entro nella valigia anche io perché ho bisogno di luce. Di profumo inebriante, di rinascita. Ho bisogno di cancellare con quel candore le mie occhiaie, fisse ed indesiderate ospiti del mio volto stanco.
Faccio la valigia e penso a ciò di cui ho bisogno, che non si può comprare, non si può barattare, non è monetizzabile e non ha forme definite.

TEMPO.

Tempo sotto forma di secondi, minuti, ore. Tempo per gustare, accarezzare e soppesare. Tempo da perdere, tempo in abbondanza, tempo relativo. Un tempo senza lancette dove godere la vita in ogni sua sfumatura boreale.
Tempo. Il tempo immateriale e ingestibile, non elastico e un po’ infame. Tempo. Del tutto diverso da una valigia dove puoi infilare le tue cose fino a farla esplodere. Tempo maledettamente corto e mai abbastanza. Perpetuo, costante, inesorabile. Vince sempre lui.
Tempo delicato. Prezioso. Ce ne dobbiamo prendere cura.
Tempo amico e nemico, bastardo e gentiluomo, illegittimo detentore delle mie giornate corte ed in affanno. Ti osanniamo, ti vogliamo, ti desideriamo più di qualsiasi attore o di qualsiasi gioiello. Ti ripetiamo, come mantra, come se bastasse per prolungare la durata delle cose belle. Se tu fossi uomo, Tempo, io sarei una moglie adultera.
Tempo. Ti bramo. Ma non posso averti come vorrei. In fondo non sei tanto diverso da tutte le altre cose necessarie della vita.

Faccio la valigia e sospiro. Mi guardo intorno, come un fermo immagine aspetto che la giostra si fermi.
Un solo attimo. Prima che sia troppo tardi per chiedere di respirare senza affanno.
E’ difficile, ma è bello anche così. Rimbalzare impazzita e carica di sonno non diminuisce la mia fortuna.
Grazie, questa vita è una cosa meravigliosa.

Auguri a tutti <3

felicità

IL MIO SMALTO.

standard 5 novembre 2015 13 responses

Ho grattato via lo smalto da tutte le unghie, uno smalto che non se ne voleva andare, attaccato al ricordo vicino di un giorno pieno.

Ho detto GRAZIE, tante volte. Ad ogni bacio, ad ogni sguardo, ad ogni fiore che osservavo sul mio mazzolino. Ho detto Grazie per tutto quello che ho sempre paura di non meritare, perché sempre sento un debito enorme verso tutti, per tutto.

Ho camminato sul filo del mio cambiamento, lo faccio ogni giorno per adattarmi a questa nuova vita che cresce con ricchezza e spontaneità, accanto a me. Ho sognato, respirato, voluto, desiderato, osservato. Ho vissuto.
Sono stati dei mesi pieni zeppi di cose, intensi e commoventi, folti come la chioma di un albero in primavera, che rifiorisce verso la sua nuova esistenza. Questi mesi di unione e distrazione mi sono serviti a ricaricare il mio bagaglio di energie per affrontare l’inverno. Perché diciamocelo…essere mamma non è proprio una passeggiata. Giustamente. E’ un compito articolato, di quelli stronzi e infami, che hanno insidie ovunque. Che ti basta una virgola per dimenticare il buono che hai fatto, che ti concentri tanto ma non basta mai, mai mai. Che sorridi anche quando vorresti chiudere gli occhi e dormire, almeno un paio d’ore di fila nella stessa notte. Che poi sei noiosa, perché parli sempre e solo di LUI, tuo figlio, il cuore pulsante di tutto l’amore che riesci a pensare in questo momento. Un amore che ti spezza la schiena, ti fa un po’ incavolare e commuovere, l’unico per cui faresti cose abbastanza impensabili, come mangiare dal suo cucchiaino la sua pappa sputacchiata.

mirtillo ottobre_1

I progressi di #EliaMirtillo

E pensi di scrivere, lo sogni nelle notti non dormite, di fare come nei film. Scendere dal letto leggiadra e senza fare rumore, prendere il pc e avere la forza e le idee di comporre frasi sensate. Invece se per un malaugurato caso decidi di scedere sicuramente la tua grazia sarà quella di un elefante (addormentato) che sveglierà i pochi minuti di sonno di un piccolo malandrino capriccioso. E quindi pensi di scrivere ma non lo fai per mesi.
E non passi a leggere le tue amiche blogger ormai da troppo tempo, rimandi rimandi rimandi tutto, anche la depilazione delle gambe fino alla sera prima delle nozze, a mezzanotte, quando FORSE hai fatto quello che potevi fare per essere presentabile l’indomani.

A vedere le foto ero abbastanza presentabile, ma avrei potuto fare di meglio. Ed è un po’ quello che penso di  me stessa ogni giorno. FARE MEGLIO.
E mi arrampico sui muri del mio ottimismo, della mia infinita fortuna, del mio mondo così splendido che sembra quasi irreale. Non ho quasi niente eppure ho tutto.

Infinitamente Grazie. A tutti.

A chi era lì il 26 settembre, è stato bellissimo, la nostra festa, speciale e piena di sorrisi, proprio come desideravo che fosse.
Grazie a chi avrebbe voluto esserci ma non ha potuto, a chi passa con me ogni giorno, a chi mi sopporta e supporta anche con uno smile su whatsapp, a chi ho perso per strada, a chi ho dimenticato, ad ogni sguardo che incontro la mattina sull’autobus. Questo è il poco che posso fare. Ringraziare. Perché niente è più scontato di un grazie ma spesso dimentichiamo di dirlo.

Nonostante quanto io cerchi di dare, sarò sempre in debito con la vita per avermi fatto incontrare voi. Siete il mio smalto, quello che non si toglierà mai, nonostante le scalfiture, gli acciacchi, le separazioni e le assenze. Siete ciò a cui non rinuncio e mai rinuncerò.

MASCHERE.

standard 17 settembre 2015 5 responses

I sorrisi sono la mia forza. Quello dietro cui nascondo tutto. Quello dietro cui nascondo le lacrime di stasera. Improvvisamente, questo elastico che tiro sempre, così tanto, mi trascina indietro. Alle serate “universitarie” solitarie davanti al pc. Ai momenti no scacciati con la scrittura, con le distrazioni, la realtà. Guardando allo specchio le mie fortune mi sento ridicola a trovare per forza qualcosa di cui lamentarmi. Ma in fondo questa è la nostra vittoria, la nostra via, il modo del mondo occidentale di sopravvivere alla propria superficialità: affacciarsi verso il buio.

Stasera è il mio turno, quello dove ho voglia di scavare e di sentirmi sola, di mollare le redini che mi tengono questo sorriso sempre qui, stampato, per tutti. E’ la sera dove mi mancano le mie sorelle, tre sorelle tutte lontano da me. Avrei bisogno di loro, adesso. Una per gli abbracci e la creatività, una per gli sguardi severi e le meraviglie che ha messo al mondo, una per le battute taglienti e l’essenziale bisogno reciproco di affetto.

Mi scontro con una me stessa che forse è sconosciuta anche per me, con una persona che ho sempre creduto non esistesse, una persona che non vuole chiedere aiuto perché ha paura di non trovarlo. Mi guardo allo specchio e vado avanti da sola, perché solo su di me posso contare. Vacillo in continuazione, temo di non avere appigli, poi da qualche parte trovo la forza, in quegli angoli reconditi la trovo. Ma è difficile, la solitudine. E’ difficile dover dire che ciò che di cui si ha bisogno non c’è. Manca.

Questi sono i momenti in cui vorrei vivere in una radura. Qualche casa qua e là. Pochi passi e lo sguardo rassicurante di qualcuno si posa su di te. Le mie sorelle vicine, i miei genitori, i miei gatti, vedere i miei nipoti crescere e far vedere ogni passo del mio piccolo Mirtillo. Ma così non è. E per stasera questa consapevolezza è abbastanza per affondarmi.

CINQUE.

standard 8 settembre 2015 7 responses

Avete presente quando va via la luce? Siete tranquille, in una stanza che conoscete, ma improvvisamente al buio. Vi guardate intorno ma vedete solo buio. Poi piano piano iniziate a distinguere le cose, le pupille si allargano, anche quel filo invisibile di luce arriva ai vostri occhi. Gli spigoli prendono forma, le geometrie si ricreano, gli spazi tornano ad essere possibili. Le mani e l’olfatto aiutano a percorrere questi sconosciuti passi, a sentire le irregolarità del percorso, a non barcollare troppo, a non cadere, mantenendo questi equilibri precari che aiutano le mie giornate.

Ecco. Mi sento così ogni giorno. Ogni minuto, ora, cambiamento. Ogni poppata, ogni sorriso, ogni bacio che affonda nelle morbide guance. La mia vita al buio, sconosciuta e misteriosa, con un altro piccolo essere che assorbe ogni energia. O quasi. Con il tempo sto imparando a lasciare qualcosa per me, mezz’ore ritagliate tra le sue nanne, mezz’ore guadagnate con il papo che mi permette di scappare per le colline a correre, di nuovo, finalmente.

Ieri sera ho spento la luce. Ero in cucina. Ho fatto pochi metri tra il tavolo e il lavandino, poi ho svoltato e camminato accanto ai fornelli. In tutto saranno cinque metri o poco più.

Cinque metri di buio, cinque mesi di sconosciuto. Siamo forti, noi mamme. Mica me lo immaginavo sapete? Siamo incredibili, a volte se ci penso quasi mi commuovo da sola, benedetto ego gigantesco. Ma menomale che c’è, perché quando mi guardo allo specchio faccio un po’ fatica a riconoscermi. Baffetti a parte. Seno che arriva alle ginocchia a parte. Pancetta flaccida a parte. Insomma, estetica a parte, faccio fatica. Ma sono sempre io, siamo sempre noi, io e il mio nonmoltofuturo marito. Siamo piccoli con lui, siamo grandi grazie a lui. Siamo sempre noi ma la nostra vita gira intorno ad una giostra che comanda solo lui. Mai dimenticare di esistere. Mai dimenticare che quel noi ha portato a lui.

Ma ogni tanto, quando vagate al buio e credete di mollare, ricordatevi di quanto siete importanti, voi.

E non smettete mai di amare.

– post da leggere responsabilmente, nei momenti di scarsa fiducia –

cinque

CINQUE. Quasi cinque mesi d’amore in due anni e mezzo di altro amore. Parentesi quadre e graffe a parte.

I DIECI COMANDAMENTI.

standard 1 agosto 2015 2 responses

1. Corri a fare pipì, anche se non ti scappa. Appena si assopisce, si rilassa, chiude gli occhi. Tu, neo mamma, corri. Ti ritroverai a fare versetti direttamente dal wc sperando che il piccolo non si accorga della tua assenza. Perché sia chiaro…appena ti allontanerai di qualche metro i suoi occhi si apriranno, inesorabilmente.

2. Se la mattina ti svegli prima tu del pupo, dopo aver fatto la pipì, lavati il viso. Dedica qualche minuto alla cura (parziale, molto superficiale, ma pur sempre cura) di te stessa. Cara neo mamma credimi…sono questi piccoli dettagli che fanno la differenza.

3. Fai colazione. In piedi, passeggiando tra la culla e la cucina, con i biscotti in mano e il cucchiaino dimenticato da qualche parte. Mangia, in abbondanza. Sembra incredibile ma più sono piccoli più risucchiano tutte le tue energie! Non c’è sempre bisogno di cucinare…le patatine e un succo di frutta diventano un pranzo perfetto in situazioni di emergenza!

4. Fai tante liste. Della spesa, dei film da vedere e dei libri da leggere, dei pannolini che hai usato oggi, di ciò che devi mettere in valigia per il week end. Annota meticolosamente le idee che ti passano per la testa perché, ahimè, la maternità è bellissima ma ingombrante per la memoria.

5. Piangi, soprattutto i primissimi giorni, ogni volta che vuoi. Sfogati, odiatutti, desidera di scomparire, commuoviti e strepita…poi passa. Giuro che passa. Il baby blues di cui ho parlato qualche tempo fa svanisce. Arriva la fatica, la disperazione (talvolta), la solitudine, il silenzio. Ma tutto viene riequilibrato dalla presenza costante dell’amore che si farà largo dentro di te. Non ci sono mamme perfette. Ci sono mamme che AMANO. Tutto il resto è un contorno passeggero.

6. Fai shopping. Che sia on line o al mercato sotto casa, che siano kg di pesche o kg di borse non importa, tu spendi! Anche la notte…tutte quelle poppate a qualcosa serviranno!

7. Sogna. Sogna ad occhi aperti, mentre il sonno vince anche sulla tua infinita pazienza. Sogna vacanze e ricordi lontani, sogna il futuro del tuo bambino, sogna il tuo vestito da sposa (nel caso ancora dovessi sposarti…), le scarpe che vorresti, il mutuo estinto, che domani non sia caldo come oggi. Sogna un altro figlio, perché nonostante la fatica già speri che accada di nuovo. Sogna e non smettere mai di accendere i tuoi occhi di fronte alla vita, al desiderio, a te stessa, alla magia delle piccole cose, ai sorrisi.

8. Sii felice. Tu, neo mamma, hai una forza incredibile. E non solo nei muscoli ma anche nella testa. Quindi non hai nessuno ostacolo per non essere felice e soddisfatta di ciò che fai.

9. Bacia. Sgranocchia i suoi piedi morbidi, accarezza la testa (pelata), scorri con i polpastrelli le gambe che sembrano velluto. Innamorati di tuo figlio. Innamorati dei suoi momenti no, perché sembreranno più semplici. Guarda in faccia ogni giorno sapendo che, per quanto potrà essere difficile, tutti gli sforzi fatti saranno in qualche modo soddisfatti.

10. Resisti. Questi che hai appena passato sono solo i primi mesi. Il peggio, dicono, arriverà. 🙂

Scrivo a ruota libera, senza alcuna pretesa di verità, questa è la mia piccola, microscopica, insignificante esperienza maturata nei primi 3 mesi e mezzo, dopo aver messo da parte i primi momenti di terrore e incapacità.
Scrivo perché iniziano le vacanze, non le mie ma quelle del papà. Scrivo perché ogni tanto mi ricordo ciò che ero prima di quel 15 aprile: una donna con tante parole. Ora sono una donna con tante tette. Entusiasmo immutato ma molto meno tempo per fare ciò che mi passa per la testa, anzi, il tempo è talmente poco che spesso nemmeno so cosa mi passa per la testa. Agisco secondo i miei comandamenti perché, in ogni caso, il TEMPO è una bruttissima bestia. Ogni secondo che passo Elia cresce, diventa grande (ai miei occhi) e, credetemi, non voglio perdermi nemmeno un secondo di lui, finché potrò averne la meravigliosa possibilità.

patato

You’re Amazing <3

Perdonate gli errori, gli strascichi patetici di una giornata piena, le parole ripetute e la mia assenza.
Sono leggermente assorbita da questo Mirtillo ingombrante e bellissimo.

INTENSITA’.

standard 17 giugno 2015 12 responses

Passo le notti a scrivere nella mia testa. Se avessi la forza prenderei il computer e lo farei. Oppure un pezzo di carta, una penna che scrive poco, la luce soffusa. Ma la forza mi manca, forse anche la volontà, la pazienza e le mani, che sono impegnate a sorreggere un piccolo esserino di quasi 6 kg. Sorreggo lui e anche il lumicino rimasto di energie, che mi permettono di respirare aria pura quando mi sento soffocare. Guardo in alto, cerco il sole anche nelle giornate grigie, cerco i fili dei gomitoli che passano e non tornano, non riesco a prenderli, sono troppo rapidi, troppo mimetizzati, poco visibili. Sono distratta, assorbita da questo vortice nel quale non voglio finire inconsapevolmente ma con la certezza delle mie capacità. Le cerco come si cerca il numero giusto nel sacchetto della tombola. Con la differenza che questo non è un gioco e probabilmente il numerino che aspetto è finito proprio in fondo…si fa attendere, come tutte le cose necessarie. E’ nascosto, come tutte le belle sorprese. E’ un numero magico, quello che aprirà la combinazione? Non lo so, forse non esiste nessuna combinazione, nessun lucchetto, nessun numero da trovare. Esisto io, esiste la sua nuova vita che si fonde con la mia, dobbiamo lasciarci andare, trovare il nostro incastro, quello che mi permetterà di vedere tutto ancora più magico.

Poi mi vedo riflessa nei suoi occhi grigi. Questa vita variopinta si diffonde davanti ai miei piedi, la percorro, la respiro, la trasformo. Lui mi guarda, mi sente, odora. Si rilassa, vive, impara e io imparo con lui. E’ un oceano di guizzi, onde anomale e imprevedibili, ingestibili momenti di euforia e piatti silenzi di contemplazione.

Queste parole sono in stand by da 20 giorni e più. Il tempo scorre inesorabile e quasi non le sento più mie. Perché qui tutto cambia minuto dopo minuto, soprattutto in un rapporto a due così intenso…dove la frequenza delle interazioni è altissima.

Vi lascio queste parole un po’ stantie ma sentite, ricche di sentimento e musica. Perché è così che ora vedo la mia vita. Ricca, musicale (come un carillon stonato) e piena d’amore.

piedini

Piedini che crescono…

 

BABY BLUES.

standard 25 aprile 2015 27 responses

E’ tutto ancora molto confuso, credo lo rimarrà per un po’.
Le mie idee, i fili da acchiappare al volo, le poesie che mi passano per la testa, per il cuore, per i sogni tormentati da rigurgiti e profumo di innocenza.
E’ ancora presto, per dire ciò che si prova in totale “sincerità”, lasciando da parte paure, ansie, sensi di colpa, difficoltà varie.
E’ fresca la nostra famiglia. Quella fatta da Elia, Dino e me. Una ancora poco esperta mamma lanciata in un mondo sconosciuto, quel mondo tenuto sotto controllo e gestito al millesimo di secondo fino al 15 aprile alle 9.35. Da quel momento tutto è cambiato. O forse era cambiato già da prima ma la mia presunzione non mi permetteva di vedere, oppure certe cose non le puoi capire fino a che non ci cadi dentro con tutti i piedi, i capelli e l’imprevedibile pesantezza dell’ignoto.
Scrivo libera, per quello che posso, cercando di arrivare nel profondo e vedere la superficie, come al mio solito, senza distruggermi di inutili pensieri e sensazione di incapacità. Scrivo perché mi sento ancora IBRIDO, essere non mutato ma mutante, in fase evolutiva, perché non esiste la staticità nella vita, non nella mia.
Ebbene. Il baby blues esiste veramente. Esiste e ti spiazza. Ti lascia senza fiato, ti stravolge, ti fa sentire dentro una galleria infinita senza via di fuga. Al buio totale, senza fiato, senza ossigeno, senza abbastanza fazzoletti per asciugarsi le lacrime che cadono incessantemente. Esiste questa sensazione opprimente e porta via i sorrisi, anche dove non dovrebbe esistere altro. Dice siano gli ormoni, dice che serva per far venire il latte. In questo senso ha funzionato…

E’ una situazione che per quanto possano raccontartela non è mai abbastanza. Da pensare solo a te stessa ti trovi a dover dipendere in tutto e per tutto da un piccolo essere che ha bisogno di te, del tuo latte, dei tuoi sorrisi e buonumore, dell’amore viscerale, quell’esserino ti toglie e ti da e non capisci che strada prendere, se stai andando nel verso giusto, se ESISTE un verso GIUSTO oppure tutto è guidato solo dall’istinto e dal cuore. Il cuore che perdi e ritrovi a fasi alterne, il cuore che fino a prima era dedicato a te stessa, alla tua giovane vita di coppia e hai paura di non ritrovarlo più. Si, non ci sarà più in quel modo in cui era prima. Dove pensavi solo per te, per vedere gli occhi del tuo amore pieni di soddisfazione, adesso devi trovare lo spazio. Quando si dice che l’amore non si divide ma si moltiplica, esattamente questo. Ed io che (sempre con presunzione) pensavo di avere il cuore così tanto elastico da adattarsi nell’immediato, anzi…che non ci fosse nemmeno lo spazio dell’adattamento ma che fosse così, spontaneo. Invece non lo è, ti guardi allo specchio e non ti riconosci, ancora un cambiamento, ancora uno stravolgimento, stavolta non temporaneo. E la paura ti mangia, ti morde, ti assale, ti fa sentire impotente di ragionare, con freddezza, di fronte alla nuova te che hai sempre desiderato con forza. Ora ti chiedi perché. Cosa c’era di così desiderabile in tutto questo. Nell’avere un figlio.

Piangi. Piangi lacrime di sconfitta. Poi ti senti di nuovo forte, quella forza che sai di portare nel cuore e nella testa, che ti ha sempre fatto andare avanti anche di fronte a cose dalle quali pensavi di non uscire. E le lacrime si diradano, come una pioggia passeggera di questa primavera così strana. E’ tutto così strano, così FORTE, così decisamente incompatibile con il prima. Sento una linea tracciata, come se esistesse una Berenice precedente e una Berenice successiva a quel momento. Un parto, per quanto chirurgico, pur sempre un parto, una nascita, un cambiamento totale e totalizzante. Devo imparare tante cose, devo imparare tutto. Ad avere fiducia in me stessa, a confrontarmi con nottate in bianco e tutte le mie paure e OGNI MALEDETTO MINUTO si presentano davanti. E non posso dribblarle, sono lì e se le scanso si ripresentano senza pietà alcuna. Devo confrontarmi con una falsa solitudine, perché per quanto mi ostini a dire che sono SOLA, sola non lo sarò mai più. Devo sorridere, guardare in alto, vivere il presente, non correre, avere pazienza, abbandonarmi senza programmare, abbandonarmi ai pasti consumati in fretta, alla casa in disordine, alle lavatrici da fare, alla nostalgia improvvisa e alla gioia totale, lasciarmi andare a questo amore viscerale accompagnata da un compagno meraviglioso che ho accanto, senza sentirmi così tagliata via dalla mia vecchia e felice vita.

Tutto ancora è possibile. Tutto e anche di più.

E accadrà senza che io mi faccia tante altre domande.

l'amore

I piedi che mi trascineranno nella nuova vita. <3 L’amore.