un post estraneo.

standard 26 luglio 2012 9 responses

ho scritto post smielati su tutto.
sull’amore
sulla sofferenza
sullo sport
sul patriottismo
sulla famiglia
sulle piante grasse
sulla corsa
sulle tragedie

insomma.
ho scritto su tutto.
e probabilmente continuerò a farlo con copiose parole ridondanti.
ma di lui (forse) non vi avevo mai parlato.
in teoria dovrei farvi un post su ogni amico che ho la fortuna di avere accanto, ma spero che gli altri non si preoccupino se non gli dedico un post il giorno del loro compleanno.
è che, come ho detto qualche giorno fa, Mauri è Mauri.

http://mauriziopicci.blogspot.it/ questo il suo blog ?

questa la sua faccia ? (era il giorno della mia laurea non fateci caso…)

ecco qui insomma. è per fargli gli auguri.
e per far capire a chi non lo credesse che può esistere amicizia tra uomo e donna.
un’amicizia che non conosce malignità, finti ed inutili drammi, dissapori o limiti.

auguro a lui di passare una bellissima vita, piena di tutto ciò che desidera.
e auguro a tutti di trovare un amico come lui, nella vita.

🙂 

ps: lui è l’autore della foto che ho come sfondo del blog. non si vede niente perchè ancora ci stiamo lavorando 🙂 ma (vi assicuro) è bellissima!

vantaggi e viaggi (mentali!)

standard 13 luglio 2012 2 responses
anche tu lavori chiusa tra 4 mura (o, come nel mio caso, da due librerie e due mura) in un ufficio?
anche tu cerchi, ogni mattina, qualche ragione, qualche vantaggio, per il quale decidi di alzarte il tuo culetto santo dal lettino e giungere tra le rassicuranti scartoffie della tua scrivania?
ecco un mirabolante elenco di vantaggi portati dal lavoro-da-ufficio. in ordine rigorosamente sparso.
1. week-end libero. a meno che non ci siano eventi, manifestazioni, cazzi&mazzi&rockenroll io il week end me lo passo a casina. il venerdì pomeriggio, in attesa delle 18 (come quando a scuola suonava la campanella) è un pomeriggio sublime (talvolta 🙂 ).
2. condivisione. lavorare con delle belle colleghe (tiè – tiè per tutti i detrattori delle colleghe donne che sono sempre invidiose e antipatiche, con lotte intestine tra loro, io posso dire NOI NO!) come le mie è una soddisfazione per il mio spirito allegro e caciarone, visto che ho sempre qualcosa da raccontare per deliziare le nostre pause pranzo.
3. le piccole cose. il sapore delle piccole cose, degli sguardi di intesa, delle parole confortanti (anche al telefono), di un caffè (d’orzo) davanti alla macchinetta, della cazzata via mail, del gelato il venerdì a pranzo.

4. aprire i post-it nuovi. hanno quell’odore strano, che solo la carta giallina con l’adesivo può avere e sono irrimediabilmente magnetici. rimangono incollati alla mano di qualsiasi persona passa alla tua scrivania, come le penne. sembra che non stiano aspettando altro che di prenderli! passione malata per la cancelleria.

5. il mirabolante elenco…credo che finisca qua. stamani avevo molte più idee e molta più energia, ma adesso è cominciato il pomeriggio di cui parlavo al punto 1… è come una valanga, più passano i secondi più che la mia inventiva scema verso la banalità della successione del tempo. la voglia di casa, il profumo del collo di mia nipote, i miei gatti, il silenzio della campagna. sento questo adesso. 
ma nelle orecchie ancora risuona forte il concerto di ieri sera.
nelle mie gambe una flebile stanchezza, in armonia con la liberazione che sentivo dentro di me, piano piano, arrivare come un temporale che prende la rincorsa.
ogni salto che facevo mi scrollavo di dosso un difficilissimo duemiladodici, ogni goccia di sudore scavava il rivolo per un nuovo fiume di vita, ogni mano alzata, ogni urlo tirato fuori dalla mia gola era il paladino della mia nuova estate, di quello che voglio vivere, della mia incostanza (cit…), del mio bisogno di fare quello che mi passa per la testa, senza pensare troppo alle conseguenze.

perchè in fondo… “è come una costante sensazione di mancata appartenenza” di cui sono ampiamente fiera. 
felice. libera.

io mi sento Italiana.

standard 1 luglio 2012 1 response
scrivo senza nemmeno farmi la doccia, con la paura di lavarmi via quelle parole che mi ballano in testa dallo 0 – 2 della Spagna. 
sono incazzata.
sono incazzata! 
sto diventando particolarmente intollerante e antipatica, lo riconosco, ma forse la “vecchiaia” e l’acidità si stanno impossessando di me.
non ce la faccio, non tollero tutti quelli che tifano contro la propria nazionale. che sia di calcio, di squash, di pallamano, di poker o di coni gelato!
ma dico io, ma come si fa? 
la nazionale di uno sport non rappresenta la politica, è una squadra di ragazzi, di campioni, di uomini o donne che siano che sono stati scelti per portare avanti il sogno di tutti noi, quello di trionfare facendo ciò che amano.
i calciatori sono da sempre il “centro” di tutte le polemiche (nel bene e nel male) di tutto questo mondo di allenatori che è l’Italia.
siamo tutti Prandelli oggi e meglio di Prandelli domani.
intanto per queste manifestazioni viene fuori dal cilindro anche chi di calcio non solo non ci capisce niente ma si prende anche la briga di farcelo sapere.
ODIO TOTALE!
insomma, un bel mix.
chi tifa contro l’Italia.
chi non sa quello che dice sull’Italia.
tra i due (forse) preferisco i secondi. perchè almeno ci provano.
ma in tutto questo i peggiori sono coloro che non fanno altro che osannare quando è ovvio e criticare quando è ancora più ovvio.
Italia vince? SIAMO I PIU’ FORTI SPACCHIAMO TUTTO EVVIVA EVVIVA GRANDE BUFFON GRANDE PIRLO GRANDE BALOTELLI
Italia perde? CHE SCHIFO TUTTI FANNULLONI ANDATE A LAVORARE SAPETE SOLO SCOMMETTERE PRENDETE UN SACCO DI MILIARDI
non ce la faccio! non li tollero.
sarò strana, sarò troppo focosa, però non li tollero.
noi Italiani siamo un popolo vero, unico al mondo, pieno di energia, creatività e follia, pieno di forza, di sorrisi e di genio. però, ci perdiamo irrimediabilmente in un bicchiere d’acqua. il risultato? che siamo tutti uniti quando è facile esserlo, non appena viene a mancare un tassellino si scolla tutto, come un puzzle che non ha trovato la sua giusta posizione.
e questo non lo facciamo solo per il calcio. lo facciamo SEMPRE! basti pensare a Andrew Howe, un grande campione dell’atletica italiana, tranquillamente fatto naufragare dopo ogni gara andata storta. però quando ci ha fatto cantare l’inno eravamo tutti sul podio con lui.
lo facciamo anche nell’arte. un argomento a me molto caro. pensate ai nostri decrepiti musei, alla nostra decrepita classe “dirigente” dei suddetti musei. non esiste un metodo, un criterio, una volontà innovativa. lasciamo che tutto affievolisca tra le nostre mani, compreso lo splendore che siamo stati capaci di creare in secoli di magnificenza.
ho visto musei all’estero creati intorno al nulla, ma capaci di attirare milioni di turisti e coccolarli, invitarli, accoglierli.
sono così incazzata stasera che potrei scrivere tutta la notte.
io amo il calcio, amo lo sport, mi appassiono, mi coinvolgo, mi strappo i capelli, mi emoziono.
non credo che tutti possiamo essere allo stesso modo ma è triste che non ci sia uno spirito unico che, anche nei casi più “leggeri” e superficiali ci porti ad essere insieme.
come pensiamo di poter ribaltare la nostra realtà?
siamo un popolo di lamentoni. non ci sposteremo mai dalla nostra mediocrità.
dicendo così lo sono anche io? probabile.
ora esco in terrazzo, annaffio le mie piantine, mi faccio la doccia e vado a letto.
domani la delusione sarà meno forte e rimarrà un ricordo amaro, come tanti piccoli altri (sportivamente parlando). la mia vita continuerà, come quella degli azzurri miliardari che se ne andranno in vacanza con le loro famiglie, le lacrime di Bonucci, Pirlo, Balotelli saranno la loro forza per le prossime stagioni. 
di certo il 4 a 0 non ce lo meritavamo.
di certo il mio post sarà una gocciolina inutile nel mondo delle parole virtuali.
di certo la mia anima ribelle, appassionata, emotiva non smetterà mai di essere così orgogliosamente italiana.


Ode a Firenze.

standard 27 giugno 2012 3 responses

ho salutato le mie amiche e ho deciso di non fare la solita strada per tornare a casa.
ho camminato per strade amiche, ho camminato e respirato Firenze.
la mia Firenze, la città in cui vivo da quasi 11 anni, che accoglie i miei passi, i miei pensieri, che rinchiude nel suo cuore rinascimentale tutta la mia recente vita, ricca di emozioni, di amore, di sussurri, di spazio guadagnato, di incontri, di sguardi.
Firenze che accoglie stanca orde di turisti avidi, Firenze calda, soffocante, afosa, umida, Firenze meravigliosa, estasiante, snob e permalosa.
Firenze unica.
Firenze emozionante.
cammini e sotto i piedi scricchiola la storia, dai tuoi occhi che osservi tu, ignaro, ogni finestra ha raccontato la vita di questa città.
amo ogni scorcio, ogni via, ogni frammento di pavimento.
amo gli occhi delle persone stupite davanti ai monumenti.
amo conoscere dove sto andando, guidata solo dalla voglia di osservare nuove prospettive.
Firenze sei la mia culla.
hai sopportato le mie paure, hai sopportato quando non resistevo più di qualche giorno qui e dovevo tornare a tutti i costi a casa. hai sostenuto la mia solitudine e incoraggiato la compagnia, la novità, il contatto. mi hai fatto scontare delle estati caldissime e senza mare, carezzandomi di ben poca brezza, senza lasciarmi respirare.
Firenze sei la città che amo, che ho scelto, in cui vivo ogni giorno, dove la vita diventa sempre più mia, dove ho districato ogni labirinto della mia anima, dove ho tentato di scoprire le linee più nascoste del mio cuore intricato.
mi sento libera, mi sento accolta, mi sento io, viva, sola, presente.
devo continuare a non avere paura, come stasera, di una vita solitaria.
in fondo è questo che siamo, esseri umani nati per condividere, per coinvolgere, per amare.
ma se non troviamo (con fatica) la nostra concreta dimensione, non possono essere che vani i nostri sforzi di proseguire in tutto ciò che facciamo.
questa solitudine che imparo a vivere ogni giorno, contiene tutto ciò che dovremmo essere: liberi di sentirsi noi stessi, sempre. senza compromessi, senza passi falsi, senza violentare la nostra anima.
il mio prossimo passo è cancellare le ansie, moderare l’affanno.
ma tutto il resto…mi piace.
non smetterò mai di essere come sono, anche se volesse dire una vita di solitudine.
buona notte.


nella culla di Firenze
mi addormento.

aforismi e Andy Warhol

standard 26 giugno 2012 1 response

a quanto pare si tratta solo di aspettare.
nella vita è tutta questione di tempo.
su questo argomento potrei scrivere un poema, potrei argomentare con fiumi di parole. 
Dalì dipingeva orologi molli, Einstein parlava della relatività.
costretta a questa solitudine senza ritorno, volto il mio sguardo altrove, cercando un appiglio, mi distraggo. voglio un punto di riferimento.
voglio poter almeno aspettare qualcosa che non sia solo me stessa riflessa allo specchio.
forze dovrei solo sforzarmi a non ripetere in loop gli stessi errori, credendo che sia impossibile cambiare. guardo intorno a me e vedo concretezza, guardo me e vedo inconsistenza.
Andy vieni, dipingimi, componi il mio viso con le tue immagini a colori pop.
scrivi sul mio volto la forza del mio mondo.
stampa linee nere di confine per non far uscire la sostanza.
tingi i miei capelli di un rosa shock.
lasciami senza parole.
rendimi una musa desiderabile. sconvolgente.
voglio essere aspettata.
voglio essere il desiderio proibito.
voglio essere la voglia sulla pelle.
irresistibile.

bungee jumping

standard 20 giugno 2012 Leave a response

mentre alcune zanzare tramortite dall’antizanzara mi arrivano sparate addosso con la forza del ventilatore che (inutilmente) ho acceso sperando di respirare, trattengo il fiato.
come un filo di seta tra le mani, tesso una tela complicata.
se mi volto rischio di inciampare su di essa, le gambe mi vacillano e gli occhi sfocano.
ma intanto la tela prosegue la sua vita, si crea, a volte da sola, sotto la mia supervisione.
cerco la motivazione a tutto.
cerco di non controllare tutto.
mi giro di schiena.
alle mie spalle una caduta libera, centinaia di metri, non si vede la strada sotto.
alle mie spalle un vento che mi cullerà, durante la caduta.
i talloni si sporgono sempre di più, mi guardo intorno.
la mia strana ma banale vita, prosegue.
che faccio, mi butto?

collage

standard 30 marzo 2012 1 response
un collage di foto.
un collage di significato.
un mondo racchiuso in pochi momenti.
passeggiavo stasera e pensavo.
pensavo che quel ragazzo di 17 anni che a Dallas è venuto da me a dirmi, in uno stentatissimo italiano “sei belissssima” (con una L e quattro S…) è stato coraggioso. forse perchè aveva 17 anni e non mi conosceva. “sei belissssima, just to let you know”. ed è andato via, tutto paonazzo e tremolante.
è stato davvero carino e coraggioso, forse ancora confuso dai brufoli e dal sapore nuovo del mondo in bocca.
pensavo che sono sempre più convinta che rimarrò sola. mi sento troppo al di fuori di tutto ciò che riguarda la normalità della vita e dell’amore. nè al di sopra nè al di sotto, solo molto al di fuori.
non posso credere più in niente che non sia assurdamente passeggero e inutile, non posso più credere che ci sia qualcosa oltre le mie seconde scelte di questo periodo.
ho creduto in una cosa che non esisteva, che era creata dalla mia immaginazione. perchè se fosse esistita veramente, nella sua profondità e tenerezza infinita, allora sarebbe dovuta continuare. 

non riesco più a guardare niente con la stessa forza e sincerità con cui lo facevo prima.
si spezza tutto, in questo periodo, prima o poi. con una cadenza impressionante, con un tempismo unico.
niente rimane, si sgretola e vola via ogni pensiero positivo.
il mio impegno, i miei passi, le mie forze ci sono, non mi abbandonano ma la fiducia… quella si. in ogni sua forma.
ho lavorato per 10 giorni lontano da casa, dall’ufficio, dalle mie abitudini e la distanza ha portato i suoi frutti. mi sento rassegnata, “sfinita”. aver vissuto questa esperienza così nuova e diversa mi ha fatto capire che sono fatta per stare da sola. nessun impegno, nessuna preoccupazione, nessuna distrazione.
io, il mio lavoro, i miei amici, la mia vita.
in confronto all’amore …bè… non c’è alcun paragone. ma in questo momento devo giocare alla volpe e l’uva. dichiarare disinteresse per ciò che non posso avere.
dichiarare di non amare ciò che amo. chi amo.
l’ombra sul mio viso non coprirà ciò che sono, le mie qualità. ci prova, ci prova ogni giorno, anche sotto il sole ostinato e tropicale di Miami.
la sabbia tra le dita e il vento forte portavano profumo di casa. una casa che avevo fatto mia ma che ha smesso di esserci.
spero di farcela a sostenere tutto, anche me stessa.
non ho altro a cui pensare che a questo, devo solo riuscire ad avere la volontà di farlo.
gli Stati Uniti. un mondo così perfetto, da film, da immaginazione, da sogno. dove tutti ti parlano come se fossero attori. dove tutti mangiano schifezze. dove ho visto persone, bandiere, grattaceli, nuovi castelli del potere, in cui il feudo ha un territorio limitato alla sua sede, dove i conquistatori sono diventati la minoranza, in una realtà gestita da cowboy invecchiati e con auto ammortizzate.
come ho scritto alcuni giorni fa, non esiste nessuna nuova me. 
sono sempre io, sempre la solita persona.
una meraviglia, uno sconforto, un raggio di sole, una carezza.
…chi viene a prenderla questa carezza?
se aspettate ancora un pò chiamo il diciassettenne di Dallas! 😉

jet lag

standard 29 marzo 2012 Leave a response

prima che inizi a delirare per il sonno e la sensazione totale di sbandamento dovuta al jet lag… vi faccio un salutino miei lettori, vi ringrazio per avermi seguito così assiduamente, è stato molto molto bello avervi accanto in questa esperienza meravigliosa, con i vostri commenti, incoraggiamenti e sorrisi.
buona notte… dal mio lettino solitario di Firenze.

?

MI+AMI

standard 28 marzo 2012 3 responses

Come volevasi dimostrare. Miami ha portato in maniera inequivocabile ad un calo di tempo utile da dedicare agli aggiornamenti del blog!
mi vogliano scusare cari lettori ma, come avrete visto dalle foto pubblicate su facebook, Miami è una città veramente splendida, con un clima tropicale che la rende volubile ma al tempo stesso sensazionale.
il cielo è ampio, vasto, celeste puro.
il mare è sfumato, come fossero i caraibi.
la sabbia non è mai troppo bollente, il sole brucia.
le vie sono piene di persone che ti puoi immaginare solo nei film, le strade anche di più!
macchine, macchine spaziali, molleggiate, colorate, illuminate, decorate.
moto, biciclette, muscoli, tette rifatte, qui è la saga dell’apparenza ma allo stesso tempo della libertà.
si fa la spesa in bikini, si passeggia elegantemente con le chiappe all’aria.
le spiagge sono affollate di addominali scolpiti e di silicone sculettante. una giusta osservazione l’ha fatta un mio compagno di viaggio l’altro giorno “gli americani non hanno bisogno di recitare nei film, la loro è una vita DA FILM.” bè… vi posso assicurare che è così!
10 giorni non sono sufficienti per tirare le somme su niente, tantomeno su una città come Miami ma vi posso assicurare che ciò che si vede è mooooolto eloquente!
rispetto a Dallas non c’è alcun paragone, qui è veramente un sogno (le uniche note stonate sono gli innumerevoli italiani che sbucano da ogni dove e la fanno sembrare la Rimini d’America)…
domani parto.
domattina presto.
direzione Washington.
poi ore ed ore di scalo e via verso Frankfurt – Firenze.
arrivo previsto per giovedì alle 12 quindi…organizzatevi.
organizzatevi perchè sarò depressa.
è stata un’esperienza grandiosa, io sono sempre la stessa, lo ammetto, non sono cambiata di una virgola, ma ho tante cose da dire ed ora però non posso continuare. la mia compagna di stanza dorme, sono le 2.30 di notte e tra 4 ore devo alzarmi.
vi mando un bacio sui vostri nasini e spero di poter continuare a raccontare ciò che ho provato e vissuto in questi fantastici giorni qui.
USA
Florida
Miami
Miami Beach
South Beach
Ocean Drive 100

…dal “sunshine state” è tutto.

Dream, Love, Live!

standard 24 marzo 2012 Leave a response
inspiro.
espiro.
inspiro.
espiro.
cerco un punto di equilibrio che non sia fuori di me ma dentro di me.
la notte, anche oltreoceano, a volte non porta buoni consigli ne’ tantomeno buoni pensieri al risveglio.
capita ragazzi, lo sapevo sarebbe capitato.
i sogni, gli incubi, sono spietati.
ma è necessario continuare, anche se non si vuole la vita continua, anche se io mi sto opponendo con tutte le mie forze. lo strato liscio che fa scivolare via le cose dal mio corpo, dalla mia anima, è assolutamente ben poco liscio. tutto si ferma e rimane impigliato nelle pieghe, nelle fossettine che si formano, negli angoli e nelle insenature.
non riesco a non essere sincera, non riesco a mentire, tutto ciò che accade mi tocca in maniera profonda.
nella vita degli altri invece la sincerità è di passaggio, è un optional, ognuno fa la sua parte nel gioco e poi se ne va, sperando che nessuno l’abbia visto, sperando nell’omertà, sperando nell’indifferenza altrui.
tutti fuggono. io resto.
non sono meglio di nessuno, sono solo IO. ME STESSA. fatta così e felice di esserlo.
ammetto però di non essere capace a distinguere la buona fede delle persone. ammetto di essere troppo sensibile, di avere la “mia” poetica visione delle cose e questo, purtroppo, nella vita non funziona.
la poesia è una parte marginale, che ci accompagna quando si vuole, nella mia invece è la parte integrante.
credo nella vita, credo nella felicità, credo nelle persone, nei loro sguardi, nei loro gesti.
credo si possa essere buoni.
ma poi scopro che non è così. ogni volta. e ogni volta continuo a sbagliare, a fare lo stesso errore, a soffrire. maledetta me. voglio imparare ad essere diversa? NO. voglio imparare a creare quel piccolo strato di ghiaccio che serve per permettermi di rimanere incolume a tutto quello che mi succede intorno. voglio imparare che le mie carezze, le mie parole, sono solo fastidio e niente di più per qualcuno.
Dallas è una città molto carina.
le riflessioni di questo tipo ci vengono bene perchè tutto si svolge in un modo molto tranquillo.
Ci  vogliono solo 10 minuti per uscire dalla città e vedere quei quartieri con le piccole villette-con-giardino tanto care alla nostra immaginazione ma, per l’appunto, reali.
Poi ci sono i bar che vendono milioni di donuts, di ogni colore e tipo.
Muffin.
Benzinai dove la benzina costa $3.50 al Gallone (quasi 4 litri).
Ristoranti messicani.
Meccanici con tutte le targhe attaccate e un mega macchinone al quale controllano l’olio.
Chiese che sai che sono chiese solo perchè c’è scritto fuori, altrimenti potrebbe essere un semplice appartamento.
Chicken wings come se piovessero.
Bandiere texane.
Bandiere americane.
Bonny and Clide.
Limo con i vetri talmente oscurati che dentro è sempre mezzanotte.
Luci.
Praterie sconfinate.
Cartelli stradali che indicano “route” da seguire, proprio come nei film.
I clacson dei super truck che sfrecciano.
La vita che scorre, tutto è vita.
Non lasciate che vi abbandoni, non permettete che “sotterrare” le personalità altrui sia il proposito per andare avanti nelle vostre vite.
Essere “primi e vittoriosi” ma soli è un traguardo veramente triste da raggiungere.
Da Dallas per oggi è tutto, domattina si parte per Miami, mare, sole, beach volley e un pò di meritato relax.
I hope that everything will go in the right way.
With love ?

(io all’opera con la stella a 20 bubbles)