Quelle domeniche mattina in cui, per quanto tu alzi il volume della musica, i tuoi pensieri parlano più forte.
E ancora più forte i rimpianti.
E ancora più forte le voglie.
Quei cammini non corrisposti per i quali insisti, senza tregua. Per i quali trovi sempre tempo e pazienza, costante tortura di una speranza mal riposta.
Come quei giochi dei bambini. Il cubo non entra nella forma rotonda del cerchio. Troppi spigoli. Maledetto cubetto ma che ti sei messo in testa? Anche se diventi più piccolo e passi dentro il cerchio, con tutti quegli angoli, dove vuoi andare? Vuoi sperare che la geometria sia solo un’opinione, rendendo tutto molle e trasformabile come gli orologi di Dalì?
Vuoi vagare senza tempo né pensieri, in cerca di una forma nella quale non ci sia bisogno di entrare, ma solo di combaciare?
Forse è l’ora di non nascondersi più dietro delle simpatiche metafore.
Raccontarsi con tratti decisi, farsi osservare dal vetro di una camera iperbarica.
Forse sono emersa con troppo anticipo, dalla mia immersione. Troppo veloce, senza cura né parametri di sicurezza. Avevo raggiunto una profondità nella quale non si conosce pressione. Gli abissi mi avevano avvolto e ho smesso di conoscere, chiedere, domandare a me stessa.
Il blu profondo mi aveva avviluppato le membra, tutto era fatto con oscura materia, le dita allungate in una spirale accarezzavano le confortanti pareti della sicura fine. Poi ad un certo punto qualcuno in superficie ha chiesto di te, ha tirato la corda, come suonasse il campanaccio di una stalla.
Ci sei Berry? Ci sei?
Sali su, io ti aspetto.
Il tuo viso, i tuoi baci, il tuo corpo.
Facciamo il morto insieme, sul confine di questi abissi, insieme.
Insieme per mano, insieme.
Io non lo sapevo ma a chiamarmi era la mia stanca coscienza. Mi ero immersa lasciandola sola, a galla in una barchetta con la vernice scrostata e il nome cancellato.
Lei si è ricordata di me. Di come sorrido quando sono felice. Di come brillano i miei occhi. Ha preso la corda, ma mi ha fregato. Zero pazienza. Ma d’altra parte cosa posso aspettarmi, è pur sempre la mia coscienza. Povera, sciocca, frettolosa coscienza.
Adesso mi ritrovo nella camera iperbarica, senza fiato. Tutti mi guardate da fuori, lasciate la vostra impronta sul vetro, il calore del vostro corpo, io lo sento. Grazie. Ma devo recuperare, inutile chiedere o aspettare. Tutti i sorrisi che farò saranno solo un lieve ricordo del passato.
Tutte le carezze che farò saranno solo il poco che ho da dare. Centellinate come la rugiada d’estate. Inutile ma presente insomma.
Mentre la musica continua a perforare i miei timpani, con costanza e fiducia di vittoria, io mi impongo di smettere di scrivere.
Perchè talvolta è un’esigenza così forte farlo che la camera iperbarica non trattiene le mie mani su questa tastiera. Per fortuna.
Vi lascio con questa canzone e dei ringraziamenti…
Vorrei ringraziare mia mamma per avermi trasmesso questo “dono” della scrittura. Anche se qualcuno ama ricordarmi che non so’ scrivere, il dono di cui io parlo è la PASSIONE. Poi vorrei ringraziare tante, tantissime, persone perchè, da quando c’è il concorso di Grazia.it, hanno iniziato a seguirmi o mi hanno seguito con ancora maggiore interesse. Avere un blog è ciò che di meglio potrei sperare e avere voi come lettori e amici è uno stimolo e una compagnia infinita. Grazie infinite a tutti.
Poi non lo faccio quasi mai ma vorrei fare qualche nome.
Roby-Semino & Roby (AUGURI ?) siete uniche. Monica… tu sai che ti adoro. Bhà, folle amico sconosciuto! Silvia abbiamo un appuntamento da fissare… La mia dolce Helena (seguitela ragazzi… ha bisogno dei vostri commenti per convincersi che è un’adorabile lunatica persona). Elle & Ely i miei folletti, una romantica e l’altra preziosamente saggia. Mauri (mybestfriend) per te non ho bisogno di parole. (Mi rendo conto che ora che ho iniziato non vorrei smettere più e fare il nome di tutti…acc…!!!).
E tutti tutti tutti quanti. Tutti voi che commentate o che preferite non farlo, che scrivete del vostro passaggio, siete così importanti per me!
Passate una stupenda domenica.
Dalla camera iperbarica è tutto.
Vi voglio bene.
Adieu.