Run. Tu corri via.

standard 24 marzo 2013 58 responses

Cammini, di fronte a me la tua andatura veloce
Corri
Corri via
Corri perché io potrei non volere altre più labbra se non le tue
Primavera dei sensi
Rimani
Come io sfioro la tua superficie
Che non sia solo spruzzi delle onde di questo sentiero
Invaso dall’acqua
O forse solo un rivolo lento
Adagiato e corretto, composto nel letto del fiume.
Corri
Che il tuo sussurro svanisca
Che le tue ansie si raccolgano come ciottoli leggeri, abbandonati
Nell’ansa più vicina
Dove tutto si confonde, anche noi.
Che non sappiamo più chi siamo
Che abbiamo smesso di rincorrerci
Che siamo perseguitati dalle paure
Che siamo presuntuosi, superiori, incessanti, carichi
Che siamo poco pronti a guardare avanti
E allora guardiamo sempre qui, sempre ora, sempre noi, superbi noi, insieme,
Intrecci
Emozioni
Mani
Come un crescendo 
E invece cade
E si distrugge.
E io cosa sarò adesso?
Un’altra farfalla di vita breve, intensa ma sempre troppo breve
Per me che chiedo solo di amare
E questi cavi d’acciaio tirano troppo forte
Caviglie, mani, tutto si fa albero,
Mio Apollo
Io Dafne
E tu corri
Corri perché i tuoi cavi sono più forti dei miei
Ma sto imparando, lotto con le mie radici, per non tramutarmi ancora 
Per rimanere
Rimanere 
Essere
Vittima
Carnefice
Preda
Amante
Tutto. 

Ma pur sempre senza noi.

Una diversa Firenze

Il fiume

Cavi d’acciaio

Addio, addio.

standard 2 gennaio 2013 37 responses
Duemilatredici guarda che noi abbiamo un sacco di “cattive” intenzioni. Quindi…vedi di comportarti secondo le nostre aspettative, grazie. Si si, lo so, tutti dicono che non hanno aspettative, ma mentono.
Loro pensano di non averle, ma da qualche parte ci sono, per forza. 
Io, che notoriamente non sono capace a mentire nemmeno dietro allo schermo di un pc, non mento.
Ho un sacco di cose da realizzare, montagne da scalare, orizzonti da scrutare, albe e tramonti da dipingere.
Ergo…non fare il furbetto.
Intanto sei iniziato alla grande. Concerto (numero 17) dei Subsonica. Adorati.
Ma per lasciarmi alle spalle un anno così funesto ci vuole ben altro di un concerto e un raffreddore che mi fa consumare tutti i fazzolettini di questo mondo.
Ebbene. Immaginatevi una delle vostre cassette preferite. Le audiocassette. Quelle che se sbagliavi a premere qualche tasto nello stereo ti si ingarbugliava tutto il nastro e le dovevi rimettere a posto con le matite. E premete Rewind.

(Benoit Jammes – questo è un genio, guardate un po’ il suo profilo flickr)
Mi sono fatta una nuotatina nel mio gelido/affannoso/incasinato/triste/lacrimoso duemiladodici e, visto che ora che sono una scrittrice famosa (muhahahhahahahah), vorrei farvi ripercorrere un po’ le mie tappe. Ho democraticamente scelto i post che mi piacevano di più, spero vi vogliate fare un tuffetto con me. 
Gennaio. Ignara me ne stavo sul bordo dell’argine. Non sapevo che di lì a poco avrei visto il MIO cadavere passare. E quindi uscimmo a riveder le stelle si chiama il post.
Febbraio. Non sapevo scegliere. In entrambi trovate una sofferenza pura, totale, corrosiva e incisiva. Niente è sopravvissuto, una prateria stopposa senza vita. Martedì racconta dell’illusione data dallo shock. Tre Settimane è semplicemente il vero inizio della “passione”. Una Via Crucis in pratica.
Effettivamente non so perchè dovreste leggerli, questo preambolo non è affatto incoraggiante!
Marzo. Questo è stato il mese del mio primo viaggio oltreoceano, una super figata! Ho scritto tanto ma nessuno mi leggeva quindi… ve lo ripropongo, come i peperoni!
Aprile. Aprile è stato un mese incasinato, tanto lavoro e tanti pensieri. Sono andata dalla rabbia totale di Sfogo e libertà, alla più classica delle digressioni sulla mia personalità, degna di un Minestrone.  
Maggio. Uno dei mesi più belli, mezzo vissuto chiusa in casa post-operazione al simpatico fibroma che alloggiava nel mio utero. Avevo scelto tre post ma ve ne faccio leggere solo uno. E’ il post che evidenzia uno dei miei tanti contrasti. Come può una “poetessa” amare il calcio? Andatevi a leggere One Love
Giugno. Uhm, non me lo ricordo. Ricordo solo la mia prima volta in Puglia, il caldo torrido, le foto scattate a Bari vecchia. E l’amore per la mia città con Ode a Firenze.
Luglio. Il mese di Mirabilandia, sorrisi, spasso, chiacchiere. E continue riflessioni. Voglia di risorgere, di stabilire un punto di inizio per questa nuova Berry. Quindi vi potreste sorbire Sunrise e, perchè no, se siete proprio proprio coraggiosi anche E guardo il mondo da un oblò
Agosto. Olimpiadi e Londra, ecco cosa mi ricordo. Il mio amore per lo sport e il mio cuore spezzato alla notizia travolgente di Schwazer li trovate in EPO-logicamente parlando e la breve vacanza a Londra, due giorni dopo dalla fine dei Giochi. Il 16 agosto, uno dei giorni più belli della mia vita, L’isola che c’è.
Settembre. Il mese del trasloco. Degli week end saltati, del non riposo. Infatti parlo di Viaggi di anime, di polvere, di carovane.

Ottobre. Sempre più voglia di passato, di respirare aria vecchia, vintage, fuori moda. Un Autunno delll’anima forte e sempre più disilluso. 

Novembre. I miei 30 anni! Festeggiati in sordina, tanto aspettati, relativamente consapevole della mia vita. Il mese dell’alluvione nella mia amatissima Maremma, che tanto mi ha fatto soffrire. L’indifferenza distribuita come fosse sale nell’acqua della pasta. Un mese A lume di candela.

Dicembre. Infine è arrivato. Ho tirato le somme e ho vissuto, ho pianto di nuovo, ho scoperto che sono ancora troppo sensibile e carne viva, in certi punti. Dovreste secondo me leggere il mio ultimo post, perchè tra i bagordi delle feste secondo me ve lo siete perso. Viaggi (in)aspettati, con me e Bilbo, per servirvi.

E poi ecco. Avrei tanto voluto concludere qui, ma non posso. Vi lascio una sua foto, la foto del mio splendido micione. Principe, quasi siamese, dagli occhi di ghiaccio.
Gennaio 2011
Mi fu regalato 7 anni fa, per Natale, dai miei amici Angelo, Sara, Eliana, Francesco. Lo avevano già “battezzato” Vincent perchè anche se non aveva nemmeno un mese e mezzo era folle e un po’ artista, a suo modo. Ha vissuto con me a Firenze, fino a quando non ho capito che stare a casa dai miei gli era più congeniale. Amava acchiappare le lucertole, miagolare insistentemente e arrampicarsi fino alla mia finestra per entrare, ogni volta che tornavo a casa in Maremma. Se n’è andato così, senza sapere perchè. Vinc. Grandissimo bastardone della mamma. Le tue fusa mi faranno per sempre compagnia.
Duemiladodici, sei degno di andartene. 
Addio per sempre.