Quando sogni il lavoro (e il boss) non è un buon segno.
E poi il sogno si materializza sulla tua scrivania sottoforma di appunti, fotocopie, scarabocchi, post-it, dettagli da non dimenticare e mille altre cose ancora in fase di definizione…e ti rendi conto che non è solo un incubo da far scivolare via con un po’ di acqua fredda sul viso la mattina, ma la tua realtà!
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Capo Bianco – Isola d’Elba, luglio 2010 |
Immaginatevi un ciottolo.
Di quelli che si trovano a Capo Bianco, Isola d’Elba. Belli rotondi, levigati, che sanno di selvaggio quanto di salmastro, di onde che ti sbattono forte agli scogli, di risacche che ti attirano verso il mare e poi ti lasciano lì, a guardare l’orizzonte piatto, chiaro, acceso di caldo e di miraggi estivi.
L’ultima volta che sono stata a Capo Bianco c’era il mare mosso. Il cielo era bellissimo, con le nuvole che sembravano stracciatella, era luglio pieno, caldo, vivo, ma non si poteva fare il bagno. Il vento ci sferzava la pelle abbronzata, l’acqua ci rincorreva in quella lisca di terra che rimaneva, costringendoci ad avvicinarci alla parete di scoglio anch’essa bianca. E poi le alghe secche, il sapore del sale sulla bocca, i piedi vicini alle onde troppo forti…e tutti i ciottoli sotto i nostri piedi.
Ogni passo ne prendevo uno tra le mani, per capire se era quello giusto, quello da conservare per ricodo della brevissima vacanza, quello da mettere vicino alla pianta grassa preferita, nella mia serra personale.
Immaginatevi di essere un ciottolo.
Di essere levigati, bianchi, belli, forti, indistruttibili, sensibili.
Immaginatevi di essere presi tra le mani di qualcuno.
Mi chiudo, la mia forma è imperfetta ma ha un contorno, posso essere scelta. Mi sento leggera e, per essere un sasso, è strano. Mi hanno raccolta, accolta. Desiderata perchè sconosciuta, desiderata perchè con un peso specifico particolare, mai uguale a se stesso, in costante trasformazione. Tutta colpa della corrosione.
Insomma io, ciottolo tra milioni di altri ciottoli, sono tra le mani sue. E queste mani mi soppesano, mi sfiorano la superficie e scrutano, dai piccoli fori, anche l’interno.
Il ricordo di un’estate.
L’insostenibile necessità dell’effimero.
Essere e scomparire.
Presenza e assenza.
Io, ciottolo dotato d’anima, guardo queste mani. Anulare, medio, indice. C’è dello spazio, c’è della luce. Ogni giorni si allargano sempre di più, io vacillo.
Trattenetemi vi prego, dita sconosciute. Ma il vento è troppo forte, l’orizzonte così irraggiungibile e attraente, le cose da fare sono tante, la smania incontrollabile.
E io, ciottolo disarmato, torno sulla spiaggia.
Mentre cado l’aria calda e forte mi accompagna, quasi divento una piuma. Scendo a zig zag, con la dovuta calma.
E non mi dimentico di quanto sia difficile prendersi cura di qualcuno.
Che io sia ciottolo o che io raccolga quel piccolo sasso bianco da conservare, che io abbia una scrivania piena di scartoffie e un mese che mi aspetta denso come la cioccolata calda del bar, io voglio prendermi cura di chi amo.
Perchè la vita è così fragile, passeggera. Cammino sul filo con il mio ciottolo tra le dita, lascio che il sole illumini le mie lentiggini e la mia pelle opaca di un letargo lungo e recito:
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie
Un soldato al fronte, trincee nemiche.
Scelgo con pazienza i ciottoli da portare con me, che siano peso, zavorra nelle mie tasche, ma libertà e presenza costante nel mio cuore.
Ringrazio Boh e Debora per i loro premi delle settimane scorse. Non sono brava con queste cose e a volte mi dimentico…ma ora ce l’ho fatta!
Sento la primavera forte, un tumulto. Sento che non devo smettere di leggere, studiare, imparare, conoscere. Perdonatemi se ogni tanto mi prendo qualche pausa dai vostri blog…se lo faccio è per poi tornare più ricca e meno ignorante di prima, almeno spero! Perdere ciò che si è acquisito in anni di studio è così facile, devo recuperare ciò che ho lasciato andare. Prendersi cura di se è la cosa migliore che si può fare per chi ci ama, oltre che per noi stessi.
– Questo post lo dedico a te, mezzamelina del mio cuore. Sei speciale, te lo dimentichi troppo spesso. Guardati allo specchio e capisci il tuo contorno, la tua intensa energia, il tuo fuoco e le debolezze che hai scoperto. Sono solo dei doni, basta imparare a direzionarli nel giusto modo. Ti voglio bene. –