I giorni dell’amore.

standard 2 maggio 2013 48 responses
Sostenuti dal vento del sud, caldo, desertico, portatore di colorate piogge di primavera, questi giorni si annodano stretti.
Forti alleanze terrestri e marine li accompagnano, seguendo logiche parallele senza ritorno o spiegazione. Ed è ciò che è senza ritorno che io percorro.
Svuoto ogni zavorra dalla sabbia, non la intrappolo tra le dita ma si sgrana, benevola e complice, in un sottile strato caldo di ricordi.
In questi pendii verdi e scoscesi, avidi di ogni mio passo io mi celo, solo per chi non vuol vedere. Di colori della natura ho le mie vesti ma non mi volto indietro. Solo la vetta nel destino del mio passo svelto.
La vetta dove incontrerò i tuoi occhi.
Che riconosceranno i miei tra i rami incastrati del labirinto.
Tu che non hai bisogno di seguire nessun percorso per arrivare a me, tu che percepisci il mio calore, la mia densità, anche a distanza, il mio odore, tu che sai, che conosci, che perdoni i miei difetti.
Tu, mia meta, mia metà, mia vetta.
I giorni dell’amore si annodano stretti.
Solo noi testimoni di noi.
Che siamo quel sapore che mancava.
Contemplo la baia di Pozzuoli e vedo la pace.
Pozzuoli – vista sul golfo

La persistenza, la neve, un bacio.

standard 6 febbraio 2013 47 responses
Quando ti bacio ho in mente poesie.
Quando riscopro la tua bocca, dopo giorni di attesa,
svanisce la sete che rende arido il mio sguardo.
Quando ti bacio ho in mente poesie.
Fioccano, scivolando sui miei occhi, come lievi e spumosi coriandoli.
Bianche poesie.
Luce e poesie.
Quando ti bacio ho in mente poesie.
Capriole, fiori che sbocciano.
Piccole foglie di tè che ritrovano la loro forma, nell’acqua calda del sollievo.

Ogni
millimetro
di 
epidermide
misura
la
voglia
di
te.

Quando ti bacio ho in mente poesie.
Scrivo come nastro adesivo
Mi incollo sulla tua pelle
Cera d’api e insistente presenza.
Quando ti bacio ho in mente un’unica parola, che ancora deve nascere.
Nuova come l’alba di domani
Eterea
Mai visitata
Accogliente.

E scrivo, scrivo e scriverei. Parole banali, quelle che non decido, non sceglo e non filtro. Le mie parole sono memorie senza tempo di quello che vorrei.
Sono la forma di ciò che avviene.
Sono una sindone di ricordi.
Lascio a voi la scelta.
Katsushika Hokusai – Vecchia tigre nella neve (1849)

Pensavo al film di Benigni. Digitando il titolo mi è apparsa anche questa bellissima opera di Hokusai, artista giapponese che amo molto, insieme a Hiroshige. Immaginavo la neve nei miei occhi. La poesia che invade tutto il film era perfetta per descrivere ciò che avevo in mente. Questa tigre che, delicata, attraversa la tormenta, ha totalmente soddisfatto la mia ricerca.

Lascio a voi la scelta. 

Di decidere quanto questo filo sul quale cammino rimanga teso. Io mi sento piena. Satura. In equilibrio. Tutti abbiamo percezioni diverse, distorte, prospettive annebbiate o inclinate. Lo sguardo sul mio domani, sul mio oggi prepotente, mi dice di proseguire. Di calpestare forte questa strada.
Lascio a voi il coraggio.
Il mio coraggio è sezionato, piccolo, acciaccato. E il Mago di Oz è nascosto, lontano, non mi aiuterà. 
Vi lascio la filosofia, la cultura, le acrobazie da circensi. 
Mi tengo stretta al cuore quella purezza che vedo, quando mi guardo nuda allo specchio. Con tutti quei disegni che ho addosso, estensioni indelebili del mio essere presente, sempre. 
Eterni segni di ciò che decido di essere.
E ora un piccolo/spazio/pubblicità:

Vorrei tanto farvi conoscere V, una dolce ragazza toscana che vive in Australia…il suo blog è favoloso…e bilingue!

La dolce Pollicina, blogger viaggiatrice, che ama lasciarci piccole molliche dei suoi viaggi e delle sue esperienze (e dei suoi addii lacrimosi…) con il suo blog PrecariaMENTEando mi ha dato un premio, uno di quelli che girano su blogger. Lei già sa quanto la ringrazio e anche della mia totale incapacità di scegliere altri blog per fare altrettanto. Posso però dirvi di passare da lei, è veramente brava! Qui di seguito rispondo alle domande che erano parte del premio!

Cosa ti piace di più dell’avere uno spazio virtuale (il blog, appunto)? 

Scrivere e arricchirmi, contemporaneamente. Io scrivo, senza sosta, voi commentate, senza sosta. E scrivete a vostra volta. Scambio, interazione, moltiplicazione, condivisione. Una macedonia di parole e di emozioni quotidiane. 

 

Cosa ti piace leggere negli altri blog? 

Ricette. Riflessioni. Vita. 

Se fossi un animale, saresti…

Indubbiamente un gatto. 

Libro/i preferito/i? 

Kafka sulla spiaggia, Murakami. D’amore e ombra, Allende. Il Signore degli Anelli, Tolkien. Sabato, McEwan. Persuasione, Austen. Posso continuare all’infinito? 

Tre cose che porteresti con te su un’isola deserta

Carta&Penna, la mia collana-amuleto di Tiffany con le iniziali delle mie sorelle, la protezione solare 🙂 

Ragione o sentimento? 

Sentimento, sempre comunque ovunque. 

Se avessi una macchina del tempo, andresti…

Nel periodo del Romanticismo, per tutto. Arte, letteratura, potenza degli sguardi, convenzioni, abiti. Tutto. 

Quella volta hai pianto perchè…

Quella quale? L’ultima? Era domenica scorsa, tornata da casa dei miei, presa da un’improvvisa malinconia. Ma erano solo due lacrime da pivellina, so’ fare di meglio! 

Cambieresti qualcosa di te (e, eventualmente, cosa?)

Ovviamente si! Binomio naso-gambe. E anche il fatto di essere così insistente mica mi piace così tanto… 

Vinci un biglietto open per una destinazione a tua scelta: dove vai?

Giappone! 
La persona/personaggio (del passato, contemporaneo, del futuro, reale o immaginario che sia) che vorresti incontrare per prenderci un thè e fare due chiacchiere. 
Oddio che domanda difficile. Non posso dirne uno solo! Random: Michelangelo Buonarroti, Jane Austen, Haruki Murakami, Madre Teresa, Nelson Mandela, Lorenzo il Magnifico, Marie Antoniette, Alessandro Del Piero, Sandro Pertini…etc etc
Scusate. Ma quando distribuivano “la sintesi” mia mamma era andata a prendere “la bellezza”. Non poteva tornarci il giorno dopo, c’era troppa fila. 🙂

FEEL. Quello che succede.

standard 29 novembre 2012 29 responses

E poi rimane solo questo.
Io, un foglio, una penna.
I segni di una notte vicina, che ancoa non si può cancellare.
Il mascara nero, che cola, di questa notte ancora da vivere.
E le parole che ancora mi  mancano, che non trovo, che non conosco, che mi fanno scrivere nell’unico modo che so.
Scrivere di me, di questi fazzoletti sprecati, in due notti così diverse.
Solo l’insonnia le accomuna.

Pace e tumulto in contrasto.
La sfiorata pace.
Il persistente tumulto.
Il faro non illumina la via che ho scelto. Cambia rotta.

I miei singhiozzi, i vetri appannati per le troppe parole.
Un abbraccio, le insistenze, le mani aggrappate al volante. Più lo stringono e più cercano la voglia di partire.
Girare la chiave, andare via.
Voltare le spalle, ancora una volta.
In queste due notti così diverse.
Nel profumo che conserva la mia pelle.
Nei segni di un passaggio. Qui chiudo i miei desideri. Soffoco la gioia dei miei sogni.

Perchè la vita non si vive da soli, perchè non si può fare finta che le cose non esistano, perchè io sono la campionessa del definitivo. Perchè i buchi non si tappano, le persone non si dimenticano.
Perchè si cambia e la vita cambia, perchè questa solitudine mi spacca i timpani e mi distrugge l’anima. Perchè vorrei solo delle risposte a tutte le mie domande, delle risposte che curino le ferite, quelle che io voglio sentire.
Perchè sono sfinita.

E questa notte è così diversa. Spengo le stelle con ogni mia lacrima. Il cielo scompare. Inghiotte le mie parole, anch’esse sconfitte.
Parole inutili.
Voglio le carezze tue, sul mio viso.
E il ricordo acceso dell’altra notte, che nessuna lacrima lo spenga. Che almeno lui rimanga a farmi compagnia, in questa sorda Firenze, che tanto amo ma che, per l’ennesima volta, raccoglie il mio pianto.
Di notte.
E sorda rimane nella sua magnifica bellezza, nelle sue strade vuote, nel suo castigo perenne, nella sua condanna, nella sua staticità di illusa Venere.
Abbracciami, Firenze.
Un girotondo di foglie arancioni accolga il mio cammino. Una meta che non conosco mi attende, lontana. Non ci sono nemmeno più gli spettri a seguirmi.
Non gli spettri del passato.
Solo il presente, che mi soffoca, disprezzando la mia voglia, ignorando il mio impegno, impedendo il mio domani.

Firenze, 29 novembre 2012 – ore 4.20 di mattina.
Cielo terso. Luna quasi piena.

Come and hold my hand
I wanna contact the living
Not sure I understand
This role I’ve been given

I sit and talk to God
And he just laughs at my plans
My head speaks a language
I don’t understand 

I just wanna feel
Real love, fill the home that I live in
‘Cause I got too much life
Running through my veins

Going to waste

a lume di candela

standard 11 novembre 2012 6 responses

sottile il velo del contrasto, il fumo tiepido riscalda l’aria.

organza e tulle, pomposo ornamento di anime ribelli.
sono inquieta, sono viva, sono un desiderio che non tace mai, 
inespressa tra le righe narro senza mettere mai un freno.
rinchiudo quei desideri in un carillon stonato
la convenienza del mio amore
rinasce il mio cuore, mal si placa
ma è solo finzione.
respiro, fiato sul mio collo,
emozione, traguardi, finalmente appassionata verità
corro, corro in un bosco di faggi.
che le foglie siano solo un tappeto di lacrime dimenticate, sotto i nostri piedi svelti.

quel pallore sul mio viso
quel flebile sussurro timido
questa arringa che mi lascia senza voce
che invoca solo un battito, un altro ancora, per sopravvivere.

mi travesto di insulsi stracci,
lascio che sia romantico questo addio
scrivo una nenia che culli il mio sonno, che sopisca i tormenti
lasciami vivere, o amore.
non so più nemmeno dove e quando ti troverò.

l’autunno dell’anima

standard 23 ottobre 2012 7 responses

Jackson, Mississippi. Anni ’60. 
Case di legno, di colore confetto, vestiti stretti in vita, con fantasie accese.
Domestiche, baby sitter, cuoche.

Avete mai visto The Help? 
Film meraviglioso. Guardatelo.

 















Guardandolo per la seconda volta mi sono accorta di come una delle protagoniste sia simile a me. Scrive, ama, si appassiona. Vive la sua epoca guardando oltre le apparenze.
Vorrei tanto tornare indietro, a volte.
Scorrere il tempo riavvolgendo la pellicola con la matita nel buco, come facevo da piccola con le musicassette.
Vivere i colori dell’autunno in un’America ferita dall’apartheid, respirare l’odore di torta al cioccolato preparata nelle strette (ma accoglienti) cucine delle “mamy”, nel loro giorno libero, prendere l’autobus con il vestito della domenica e la borsa lucida, conservata da anni nell’armadio. Giocare a bridge. Bere la coca-cola nella bottiglia di vetro. Credere che tutto sia possibile.
Amare. Amare con lentezza. Camminare per mano guardando i fiori di campo che danzano con i soffi del vento. Sussultare ad ogni bacio ricevuto. Essere invitata fuori a cena, una volta alla settimana. Guardare negli occhi come se fosse l’unico modo per comunicare.
Desiderare solitudine impossibile. Nessuna ansia da prestazione.
Amare, negli anni ’60.

Sono veramente io che sto “inneggiando” alla lentezza? (soprattutto alla luce di post come questo…)
Snocciolo (o “schiccolo”?) la melagrana e mi guardo intorno. Ogni tanto mi stupisco, ogni tanto mi innervosisco, ogni tanto cade qualche lacrima.
Intorno c’è un gran frastuono e poca calma, troppa gente e poche persone, troppi battiti artificiali e poco cuore. Sto diventando un robot anche io.
Per altro esclusivista e con poca voglia di socializzare.
Come sempre controcorrente, in un mondo che corre sempre di più e non lascia spazio che ai ritagli, ho deciso che mi farò regalare un fazzoletto con la mia iniziale, per lasciarlo cadere ai piedi del più paziente corteggiatore.

Non ho tempo per chi non ha tempo e non mi dispiaccio di questo.

pot-pourri. d’amore e altre macedonie.

standard 17 ottobre 2012 6 responses

una carovana e i solchi sulla strada.
ruote, infrangono il suono della campagna.
fardelli, stracci, polvere, sottile filo di arianna che riconduce tutto
in sentieri e labirinti, trasparenti.

profughi, sfollati pensieri
stringono forte il nodo, attorno al mio cuore.
è freddo.
è fermo.
inerme.
il labirinto è percorso al contrario, il filo stringe, taglia.

un piccolo campanellino, attaccato al fagotto,
un fagotto di profumi.
la brezza salmastra, il fragore delle onde.
la lavanda francese, il timo al limone.

una goccia di fragranze
rossa di sangue
il laccio stringe, il solco aumenta.
il campanellino angelico tintinna.

cosa volevo dire?
potrei farvi una parafrasi lunghissima per questa poesia, per descrivere il lucchetto che mi chiude il cuore.
è così freddo e congelato che quasi stento a riconoscermi. forse, quando la mia anima sopraffatta dall’egoismo sopperirà, tornerò ad amare gli occhi di qualche sconosciuto.

Questa immagine è adorabile, me l’ha mandata my best friend, vi piace? non c’entra niente con l’atmosfera del post ma io sono proprio questo. una strana MACEDONIA di fruttini di bosco ?

la Berry addormentata nel bosco

standard 13 ottobre 2012 5 responses

sinceramente credo che dovrò tornare in terapia.

ci sono stata per guarire le ferite del mio cuore.
magari ci andrò di nuovo, per curare l’indolenza verso gli esseri umani.
più specificatamente verso gli uomini.
uomini…gli esseri umani di sesso maschile.
chiamarli uomini forse è troppo.
si si, lo so, sono discorsi un po’ da “Sex & the City”, spiccioli, banali e già risentiti.
ma sono discorsi da sabato sera senza voglie particolari, se non quella di essere risvegliata.
dormo.
sono la “bella” addormentata.
questi principi che provano a distrarmi dal mio torpore sono tutti di una mediocrità infallibile.
sarà che mi metto tanto gel nei capelli, ma non si muovono nemmeno se questi principi sono a cavallo. 
nessuno che mi rapisce e mi porta via.
che mi bacia e mi mozza il fiato!
nes
su
no!
sono fermamente convinta che sarà veramente difficile per me provare di nuovo qualcosa.
il miraggio dell’amore a trentanni.
voglio qualcosa di più.
altrimenti meglio la solitudine.
meglio questo bosco che, fitto fitto, mi copre anche i raggi solari. 
e la mia pelle rimane candida, il mio viso rilassato, le braccia, inermi, accanto al mio corpo.
una farfalla sfiora le mie mani, nel sogno vorrei prenderla.
non vincermi sonno.
regalami passione e fuoco al mio risveglio.

Chioma di Berenice

standard 4 ottobre 2012 2 responses

ogni volta che pronuncio il mio nome (e vi assicuro che le volte sono veramente TANTE durante il giorno, con il lavoro che faccio) ringrazio i miei genitori di avermi chiamato così.
mi piace proprio tanto!
un nome così grande per una così tascabile ragazza!
ma…bando alle ciancie amici lettori, oggi è il mio onomastico. 
ebbene si. 
insieme a quel gran pezzo di santo che è San Francesco (uno dei pochi degni di nota nella chiesa, a mio modesto e ateo parere) c’è anche la vergine martire Santa Berenice! direi che una santa meno appropriata non poteva esserci con questo nome!

insomma, amici. stavo scrivendo perchè vorrei dedicarmi questi bellissimi versi, parte di un Inno di Callimaco intitolato proprio “Chioma di Berenice” (per chi non conoscesse la leggenda … qui)

Io che sono del ciel lucente raggio,
     Di Berenice fui la chioma bella;
     Di me si accorse quel famoso Saggio,

Che discerne del mondo ogni fiammella,
     E sa l’ora che fugge, e che si affaccia
     Alle porte del ciel ciascuna stella,

Sa qual velame al Sol cuopre la faccia,
     E come Amor soavemente atterra
     Diana in Latmo dall’eterea traccia.

Già vincitor della notturna guerra
     E dei premj d’Amor, le schiere avverse
     Volgeva ai danni dell’Assira terra

 

Il giovinetto re, quando converse
     Al ciel le braccia, e in supplichevol modo
     Me la mia donna ad ogni dio proferse.

ho voglia di poesia anche nella mia vita.
di versetti scritti che scandiscono le ore alle mie giornate,
di poesia forte, dolce, passionale e tenebrosa.
poesia pulita, che renda ogni stella un unico filo splendente.
una costellazione di diamanti indistruttibili.

la finestra di fronte.

standard 27 agosto 2012 Leave a response

dei
divinità
arcangeli 
mostri
mitologie

arceri
satiri

ghirlande di fiori sulla mia testa
capelli intrigati a fiocchi di raso
il vento scioglie nodi e confonde i confini
sinistri rumori di un tramestio
solo rami calpestati
movimenti innaturali e distorti

balzi felini 
territori inesplorati
ogni passo senza conoscere il successivo
sento questa brezza sottile
solletico sul collo
carezza sul mio viso
è nuovo
è vita

avida respiro un luogo inodore
vetri trasparenti non mi dividono più da questo nuovo mondo.
le sue pareti di cielo dipingono anche l’olfatto.
riempiono i sensi.
scrutano il cuore.

apro la finestra.
investimi, amore.

non dire gatto…

standard 13 giugno 2012 Leave a response

sfioro le cose e queste, come fosse un afflato velenoso e forte, svaniscono.
sfioro un sorriso, forse lo rincorro troppo ed esso, impietoso, svanisce.
probabilmente tutte le cose che critico, le persone che si allontanano, che mi rifiutano, non sono tanto peggio di me, di quello che credo di essere io. la loro mediocrità mi riflette pienamente, il rispetto che ho per me stessa equivale a ciò che leggo nei loro occhi: al niente. al vuoto, all’indifferenza.
quello che valgo pare che scompaia ogni giorno, ogni qual volta che qualcuno si prende la briga di rifiutarmi, di fare a meno di me. io decido di fare a meno di me.
decido che vorrei andare via, diventare diversa, di pietra. arrivare in un eremo, dove nessuno mi può raggiungere e scalfire la mia anima, il mio sorriso lungamente desiderato.
tutto quello che continuo a fare invece è strisciare. 
strisciare nell’ombra dove comunque sempre qualcuno può vedermi e ridurmi in poltiglia.
cerco di fare di più, anche stavolta.
ma statemi lontano, sono nociva.