A come …….

standard 19 marzo 2011 1 response
ci sono parole, momenti, sguardi, sorrisi che vorresti fissare nella mente.
vorrei usare la memoria come fosse un libro, dove ogni secondo viene scattata una fotografia, sviluppata nella camera oscura del mio cervello, appesa nelle pareti della mia testa, osservata e assaporata durante la malinconia.
lo scotch che uso mi si attacca alle dita e faccio una gran confusione, attacco una foto sopra l’altra e non riesco bene a vederle tutte. se dovessi anche solo ripassare velocemente i miei ultimi anni sarebbe difficile ricordare tutte le facce, tutti gli incontri, anche quelli più fugaci, tutti gli scambi, i tentativi, le parole usate, i sorrisi accennati. sono successe così tante cose, a volte mi pare di essere diventata un’altra persona, di essere mutata come fanno i serpenti quando cambiano pelle, aver lasciato una vecchia Berenice per scoprirne una nuova.
una cosa però è rimasta costante in questi anni, negli anni dell’università soprattutto.
gli amici.
gli amici non ti capitano, ma te li meriti.
gli amici te li scegli e ti scelgono.
l’amicizia è un processo difficile ed impegnativo che però ti ripaga con un denaro che ha un valore talmente alto da renderlo indescrivibile.
ti ripaga con ore ed ore di lacrime asciugate, con dei fantastici toast e delle fragole per pranzo, con dei messaggi da chi non ne manda mai, con degli sguardi di intesa che non hanno bisogno di altre parole.
io per questo sono fortunata, molto.
ho degli amici stupendi e non ho la presunzione di sentirmi arrivata, mi nutro di nuove facce, di nuovi mondi, di nuove anime. l’entusiasmo e la vivacità che mi bruciano dentro cerco di darli sempre, al 100%, a chi ho intorno, anche a chi a volte non lo merita perchè magari si gira dall’altra parte, o lo snobba pensando di esserne superiore. la bellezza dell’amore è che te lo puoi dare a chiunque, anche a chi non lo vuole. la bellezza dell’amicizia è che è la forma più elevata dell’amore perchè non ha nemmeno bisogno del contatto fisico per raggiungere delle vette estreme.
oggi sono un po’ malinconica perchè molta gente l’ho persa per strada, perchè la mia avidità di conoscienza non riesce sempre a soddisfarsi, perchè ho sbagliato tante volte e non sono stata capace di rimediare in tempo.
oggi però sono anche realista e felice del mio presente. sempre e comunque ignara del futuro riguardo le fotografie del più recente passato, quelle attaccate sopra le altre nelle pareti della mia testa. ci sono volti conosciuti da molto, ci sono volti nuovi. e ci sei te.

“e io voglio solo te. e l’ho capito dal primo momento in cui ti ho guardato negli occhi.”

(senza titolo)

standard 19 settembre 2010 1 response

si è poggiato, il suo peso, tra le mie lenzuola.
i suoi sorrisi insistenti, le sue mani indiscrete.
l’inesitenza di un interesse,
la superficie scossa da un battito.

mi leggo e mi chiedo a cosa serva tutto questo.
al mio ego, alla costruzione incontrollata di una persona che, forse, non esiste.
tutti scrivono del mondo, io parlo di me.
a chi può interessare leggere le divagazioni contorte di una quasi ventottenne a rischio zitellaggio?
o forse tutti usano il mondo per parlare di loro stessi?
tirando le somme dunque, sono meglio degli altri.
io lo dico subito.
attenzione signori lettori, qui si parla di me, solo di me, nientaltro che di me.
dite lo voglio. LO VOGLIO.
il matrimonio è fatto.
altrimenti c’è uno spazio bianco, lo spazio del divorzio, del dissenso e del rifiuto, comunemente chiamato “barra degli indirizzi”, dove potrete digitare un’altra destinazione, un’altra volontà.
internet come un’aeroporto. sali sull’aereo che vuoi. ti perdi, ti ritrovi, puoi svoltare dietro mille angoli, puoi concentrarti su un volto sconosciuto e permetterti di vivere una vita parallela. ti puoi nascondere, ti puoi mostrare. forse internet è il mezzo, la via, la libertà più grande che l’uomo abbia creato fino ad adesso.
ognuno con la propria convinzione di fare qualcosa per gli altri, senza sapere che agli altri non gliene frega un bel niente di te. a meno che non si accenda qualcosa di rosso, con qualche numerino, sulla pagina di feisbuc.
il mio blog sono io.
sono i sorrisi e il buonumore, sono il nero che mi perseguita.
sono le stampe dei quadri che ho in camera e le orecchie da coniglietta accanto ai quadri.
sono l’eccesso di durezza e l’inutile dolcezza.
io scrivo le mie storie.

mentre ero al cinema stasera pensavo ad una storia.
forse un giorno la racconterò.
la storia di una donna che ama, ma che non può dirlo.
il suo amore criminale la perseguita, la fa fuggire, la sommerge, ma è pur sempre un amore.
il nodo non è mai sufficientemente stretto per soffocarla.
è una donna forte, che guarda spregiudicata la vita, senza paura.
solo davanti al suo amore crolla. sempre. indistintamente.
è un amore che si alimenta e si nutre della luce degli occhi di lei, ogni volta che ne parla, ogni volta che lo vede, ogni volta che lo vive.
ogni volta che sotto le sue unghie sente la pelle, il sudore e il calore di lui.

è una storia che non ha ne capo ne coda.
devo ancora pensarci bene, trovare una via, le parole banali e sospirate di sempre.
mentre la notte scorre verso un’alba di solitudine
mentre le mie dita come sempre digitano sui tasti sbagliati
cerco tra le lenzuola il suo peso e le sue mani.
mai abbastanza piena di questi continui abbandoni
continuo ad abbracciare le mie convinzioni.

omnia vincit amor et nos cedamus amori

black out.

standard 6 agosto 2010 Leave a response

questa è una creatura poco spontanea, le cui virgole e frammenti escono a fatica.
le parole che vorrei scrivere mi osservano inespresse, orgogliose di non darmela vinta.
se chiudo gli occhi percorro tappe del futuro che ancora non hanno visto la luce e che forse mai la vedranno, se mi soffermo un attimo si disegna davanti a me lo spettro di ciò che non desidero.
continuo a sognare, sogno incendi, case allagate.
come al solito le contrapposizioni.
acqua
fuoco.
una cosa non esclude mai l’altra, non con me perlomeno.
rimando le decisioni, rimando le situazioni.
sogno ansie, fiato sul collo, concitamento e sudore, freddo/caldo, perdita.
sono diventata così brava a dissimulare che anche con me stessa riesco a mentire.
la luce è sempre spenta.
si sta così bene nell’inconsapevolezza del buio.
la vista rende le mani come occhi saggi ed esperti, che si muovono per definire il contorno delle cose. ma infondo, tutto somiglia ad una giustificazione.
posso dire di non averlo visto.
posso fare un capriccio per non avere responsabilità.
io non l’ho vista.
io non l’ho vista la mia coscienza scegliere razionalmente.
io ho scelto perchè lo sentivo, perchè le mie mani hanno scelto per i miei occhi.
perchè l’acqua, il fuoco, il contrasto, le differenze, ogni tanto si azzerano.
il silenzio e l’assenza di luce favoriscono ciò che non ti aspetti.
luce. rimani spenta.

le caselline ed i numeri.

standard 10 luglio 2010 5 responses

ci sono delle parole, delle frasi, che suonano come delle sentenze.

una gomma che cancella tutti i sorrisi, un velo che copre i sentimenti e chiude il cuore.
una spazzatura che nasconde i profumi del mondo.
ci sono delle parole che non ti stanchi mai di sentirti dire, che affossano la tua autostima, che ti fanno sentire scaraventata in una discarica che non ha mai un fondo.
perchè la volta prima pensi che il fondo c’è. è lì. lo senti con le unghie.
invece no.
è un abisso senza fine, un baratro scuro e infinito che ti fa precipitare nell’oblio della ragione.
errori che si sommano ad errori, in una somma senza risultato.
sono una bambina. una bambina che gioca a campana.
saltello da una casella ad un altra, dall’uno, al due, al tre…
conto ad alta voce.
ho le codine e tutti i ciuffetti di capelli ribelli che mi escono dai laccetti con le fragole, perchè ho i capelli troppo lisci per stare a posto.
la gonnellina sobbalza ad ogni saltello, è estate, la stoffa è leggera.
gli alberi della campagna maremmana creano un’ombra mai sufficiente per questo caldo. tra ogni fronda si insinua il sole.
il pomeriggio torrido lascia qualche rivolo di sudore sulla mia schiena un pò abbronzata.
gioco a campana e tiro il sassolino.
l’ho lanciato sul 7. è lontano.
è lontano ma lo raggiungo. dopo un pò che provo e riprovo ho acquisito un pò di esperienza.
ma cado. arrivo al traguardo, al 7, un traguardo parziale, ma cado.
mi sbuccio il ginocchio, il rivolo di sudore si mischia con la piccola lacrima che esce spontaneamente dal mio occhio. un riflesso incondizionato del mio corpo che cerca di consolarsi del mancato risultato, della crosticina che mi verrà tra qualche ora, della piccola delusione che mi contrae i muscoli.
prendo il sassolino che mi aspetta all’angolo destro, in alto, nella casella del 7.
il sassolino c’è sempre.
è la mia volontà.
è una volontà che io tiro, maltratto e allungo ogni volta, per capire i miei limiti, perchè non voglio dei limiti, non su certe cose.
raccolgo il sassolino e la mia lacrima cade sull’asfalto.
mentre cade già si asciuga, l’alone di bagnato si spegne col calore della terra.
torno alla partenza, risoluta.
mi asciugo il naso con la mano, sistemo le codine e aggiusto la gonnellina leggera.
sono pronta per ricominciare.
devo solo trovare il gessetto per disegnare un’altra campana.

“non” o “sull’irrazionalità”

standard 26 giugno 2010 2 responses

non sono un burattino.
non recito come un’attrice.
non mi preparo discorsi, non mi creo aspettative.
non sono programmata.
non dico cose sulle quali non si possa contare.
non voglio più aspettare, dire che non ci ho provato.
non mi diverto a esercitarmi sulla pelle degli altri.
non mi dipingo come non sono, verrei subito scoperta.
non ho strategie.
non seguo consigli, sbaglio spesso.
non costringo.
non tollero le ingiustizie ad ogni livello.
non sono conforme.
non sono tranquilla.
non mi piace la pioggia, non mi piace il vento.
non sopporto le bugie, la falsità.
non voglio essere razionale.
non ora.

le prove del nove.

standard 10 giugno 2010 5 responses
miei cari lettori, buongiorno.
Siete pochi ma affido sempre i miei pensieri a voi, a chi vi capita raramente, a chi è un avido lettore, a chi piace leggere le mie avventure (soprattutto virtuali).
Ho quasi finito di fare la valigia, vado a Roma per qualche giorno, impegni “atletici”. Vado a Roma povera di stimoli, con la voglia di ricaricarmi un pò queste pile alcaline vecchie e ossidate, credendo che la lontananza dalla solita routine possa in qualche modo smuovere quei meccanismi arrugginiti che fanno scricchiolare la mia vita, i miei mesi, da due anni a questa parte.
Non so cosa spero, non so nemmeno se spero. Se lo scrivo ancora, dopo tutto questo tempo, forse si. D’altra parte la speranza è ciò che ci fa alzare ogni mattina e vivere senza pensare che non ne valga la pena. La cosa che non so è PER COSA spero. Egocentristicamente parlando, spero per me stessa. Per il mio futuro, per la mia salute, per il mio lavoro. E poi, come in un banaliiiiiiiiiiiissimo circuito di go-kart, con le macchinine che girano costantemente, spero nell’arrivo dell’amore. Di quel tuffo al cuore, di quel momento di torpore delle mani-ossa-muscoli-salivazione che non ti fa capire più un cavolo e che così tanto mi manca.
Vorrei che questa maledetta “prova del nove” stavolta non tornasse, desse un risultato diverso. Voglio che la mia vita sia sempre più dispari, voglio che il sussurro del minuto che arriva mi sorprenda, lasciandomi senza parole. Voglio non scrivere più di cose che mi mancano, così come mi manca l’amore.
Amo le mie piantine grasse, vedere che crescono e come crescono.
Amo le mie sorelle, guardarle negli occhi e sentirmi a posto.
Amo i miei gatti e il loro modo di farmi sentire importante.
Amo i miei amici. E su questo non c’è da argomentare perchè loro sono ciò che di più splendido si possa avere.
Amo chi non ho e, probabilmente, non si può amare in una maniera più pura di così. Senza pretendere, senza confessare, senza ostentare. Pensando che non si ama e che, per il momento, la prova del nove possa essere una verifica sufficiente. E matematicamente non adatta a misurare il mio amore.

Passare sempre dal via.

standard 4 giugno 2010 1 response
avere la consapevolezza di ciò che si prova è l’inizio per rivoluzionare la propria vita.
è solo da questo punto che posso continuare a sorridere,
a camminare a testa alta,
a sentire il cuore che batte, il sole che mi acceca e mi scalda.
descrivere i propri sentimenti, le sensazioni, i momenti scegliendo tra un arcobaleno di colori è sempre stata una mia prerogativa, cogliere le sfumature, sfiorare i cambiamenti dandogli il nome di un riflesso, concretizzare un istante fermandolo con delle parole.
cos’è la vita senza il colore della vita stessa?
cosa sono io se non una volontà di passione e sentimento?
cosa può essere migliore di sentire il proprio cuore allineato con i propri pensieri, constatare che tutto ciò che si crea, in una giornata, è in sintonia con se stessi?
oggi mi sento diversa.
diversa, consapevole, matura.
oggi mi sento innamorata.
un amore che copre ogni sfumatura e ogni colore primario.
oggi mi sento pronta per cambiare di nuovo, perchè questa so che non è la mia strada.
essere matura mi serve per non vedere solo del brutto in questo.
dunque, si ama, si ricomincia. da zero, da se stessi, ogni volta.