riflettete. avete mai sperato di incontrare qualcuno di impossibile, nella vostra vita, nella vostra infanzia?
lo avete mai desiderato così tanto da sognarvi la scena insistentemente fino dalla tenera età delle scuole medie, nell’ingenuità degli 11 anni, fino a portarvelo dritto dritto fino alla vostra maturità?
avete mai ricoperto la vostra stanza di foto e il vostro cuore di lacrime anche solo per credere, per un secondo, che la faccia del vostro idolo si materializzasse di fianco a voi?
io si.
per il più lungo amore della mia vita. duraturo, fedele, costante, inspiegabile.
ma soprattutto, come tutti questi amori, impossibile.
nonostante i miei (quasi) trenta anni non ho mai smesso di essere una bambina, di fronte a certe passioni.
la Juventus (e Alessandro Del Piero) e i Take That, con Mark Owen.
quello bassino.
quello biondino con la voce da papero.
quello canta ma non è il cantante e balla ma non è il ballerino.
insomma, non è che c’è bisogno di spiegare o giustificare, certi amori nascono come l’erba gramigna nei vostri amati giardini e non se ne vanno mai più.
la mia sana passione (e mi piace chiamarla così perchè non ho mai “esagerato” nel mio modo di esprimere questo innocuo amore) per lui, una decina di giorni fa, ha portato ad un incontro.
un momento, qualche istante, un soffio di vento nella vita del mondo, ma per me è stato come una luce che si è accesa, nel corridoio della mia vita, illuminando tutto il percorso che ho fatto insieme a lui e alla loro musica.
il 16 agosto, alle ore 12.15 circa, in quel di Londra, ho incontrato Mark Owen.
ho incontrato i suoi occhi, i suoi capelli color miele, il suo mondo, le sue mani sulla mia schiena, quasi indecise.
ho accartocciato il mio inglese in qualche parola idiota e l’ho fissato come uno stoccafisso appeso al banco del mercato, pieno di sale.
ho assaporato il gusto di essere lì, in quel preciso istante, di aver indovinato qualcosa nella mia vita.
appena dopo il suo saluto, ho pianto.
lacrime di gioia, di emozione, di un’attesa lunga 18 anni, lacrime di insensatezza di fronte a tutto quello che avrei voluto/potuto dire e (ovviamente) non ho detto.
ho pianto perchè ero libera.
in fondo ogni passione ci imprigiona in qualcosa, ci fa sentire bene ma allo stesso tempo vittime di un incantesimo che difficilmente sarà spezzato, se non grazie alle stesse mani di chi lo ha creato (le nostre) o alla decisione che solo un evento così importante può farlo.
si è aperto un lucchetto.
le prime parole che ho pensato sono state “ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ora posso seriamente pensare di amare qualcun’altro veramente” 🙂
mentre scrivo so’ che ci sarà chi ride, chi approva, chi mi crederà una sciocca.
ma questa è la mia vita ed io sono anche questa.
una bambina che piange, abbracciata alle amiche, dopo aver coronato un sogno.
dopo tutte le lacrime condivise con tutti voi durante questo 2012 volevo condividere questo momento direi quasi “tenero”, di certo non ossessivo o patetico, speciale e difficile da spiegare.
averlo accanto per quell’istante mi ha reso così felice che spero che ognuno di voi abbia l’occasione di poter esaudire un desiderio, uno di quelli così profondi e intensi che possa sprigionare questa energia e soddisfazione tali da riuscire a stare in pace con se stessi e con il mondo almeno per 24h (visto come solitamente viviamo contratti, con la paura di sorridere, di lasciarsi andare, di appassionarci a qualsiasi cosa).
io sono fortunata, posso permettermi di dire che ce l’ho fatta. sono fortunata perchè scelgo ogni giorno di amare e di appassionarmi. e questo, ogni tanto e in modi assurdi, viene ripagato.
anche se solo per quell’attimo lui è stato lì, accanto a me.
amate. non smettete mai di sperare. nel vostro Dio, nel vostro cane, che il vostro vicino di casa suoni alla porta, nel vostro lavoro, in voi stessi.
le affinità tra queste cose potreste trovarle dissonanti ma non è così.
è per questo che continuerò a tifare la mia squadra e ad amare la loro musica.
le passioni, quelle sane, belle come il sorriso di Mark che si accorge di avere la bottega dei pantaloni aperta mentre si fa le foto con me e le altre ragazze, sono le passioni che tutti dovremmo avere.
arricchiscono, fanno battere il cuore, fanno conoscere altre persone che come te le condividono e, soprattutto… ti fanno tornare bambino. senza bisogno di essere Peter Pan.
detto questo una piccola postilla: io non provo gusto nel denigrare le passioni altrui e nell’interessarmi degli insuccessi di chi non apprezzo. alimento ciò che amo ogni giorno e non cerco mai di provocare chi non la pensa come me solo per raggiungere uno scopo assurdo di considerazione, scontro e inutile perdita di tempo.