QUESTA STRANA DOMENICA.

standard 16 febbraio 2014 60 responses
I rumori della domenica.
Un passeggino veloce sulla strada che passa vicino al mio cancello.
L’abbaio di un cane, forse al profumo della primavera nell’aria. 
I sorrisi rilassati e stanchi, il sole che da qualche parte fa capolino.
Tutto giunge distratto e fugace dal proprio mondo assorto.
Questa strana domenica grigio vestaglia.
Dagli occhi satolli di lasagne condite, dall’eyeliner troppo marcato e i tacchi scomodi.
Questa strana domenica chiusa tra le pareti del mio giardino.
Sento strisciare tutti gli insetti tra i germogli dei fiori. Sento le zampette delle coccinelle e le ali trasparenti delle mosche.

I rumori della domenica.
Diventano suoni se qualcuno prende in mano una chitarra e si chiude con me nel giardino.
Abbiamo solo il quadrato del cielo a farci da guardiano, tutto il resto è comandato dalle tue corde.
Le corde della chitarra appena accordata, le corde della mia domenica lenta e frammentata.
Una domenica sulla corda.
Dove anche camminare è rischioso.

I rumori della domenica.
Dopo quasi un’intera settimana in prigione, ad alte temperature (febbrili). Quasi da delirio.
In questa settimana mi sono innamorata di nuovo – sempre del mio Amore -, maledetta febbre. 
Tutta colpa di San Valentino…

Innamorarsi di nuovo.
Degli stessi occhi, dei suoi occhi, nei quali ho la fortuna di riflettermi ogni giorno.

CELAPOSSOFARE.

standard 27 gennaio 2014 60 responses
Uno dei tanti ritorni




Ho quasi tutti gli amici a Firenze.

Nessun parente nell’arco di un centinaio di chilometri.
I suoceri a più di quattrocento (fidanzato terrone!).
Ho scelto la mia vita qui, a metà strada tra il Rinascimento e la disorganizzazione.
Ho scelto di vivere qui, credo, ma ogni volta che sto via qualche giorno e torno…mi sento un po’ confusa.
Le cose da fare si accumulano, quelle messa da parte, gli obblighi casalinghi, le scadenze che si rincorrono e le domeniche da scansafatiche si annullano. 
Mi confondo perché metto sullo stesso piano e non so scegliere la priorità.
Alla fine ci scapitano le passeggiate, le torte, i libri, la mia cultura.
Quando parto lascio due gatti, ritrovo due belve assatanate di sangue. Ritrovo dei frammenti sparpagliati di cose non più riconoscibili, i frammenti delle mie cartoline comprate in giro, per i musei, le due belve mi smangiucchiano i ricordi.
Torno e ritrovo panni da lavare, i miei pensieri sul comodino, le parole nel cassetto, detersivi e mensole troppo impolverati.
Allora non rimane che CORRERE. Per schiarirsi le idee, guardare oltre, più lontano ancora, perdersi e trovarsi, mettere alla prova, sentire.
Sentire che ce la faccio, che ci riesco.
Ad incastrare tutto, a fare tutto, ad abbracciare tutti e, infine, a lasciare tempo a me di respirare, seduta sul letto, per scrivere queste due righe.

CELAPOSSOFARE.

Avida di tempo, vi saluto.

Ho le mie scarpe da corsa che scalpitano.

Any Given Sunday.

standard 3 giugno 2012 Leave a response

Penso sia assolutamente normale.
Pensare che passi, che voli via, che ogni pensiero svanisca.
Invece ti trovi sdraiato sull’erba, a guardare un fiore dal basso, a guardare le nuvole, il cielo, a toccare con mano il fresco del prato e a sentire il profumo di ogni fiore.
E la malinconia ti abbraccia di nuovo.
Densa di solitudine e consapevolezze nuove, portate dai sogni e dalle parole di ogni giorno.
Non è una malinconia triste, è diversa da quella che narravo mesi fa. E’ indubbiamente mutata, si è fatta quasi concreta ma non mi fa del male.
Ciò che ho raggiunto, maturato, pensato in questo periodo è degno di nota, ve l’ho raccontato passo passo. Sono qui, che condivido anche questo momento di assoluta introspezione e poca voglia di parlare o scrivere o concretizzare i pensieri. Strano per me, ma ogni giorno capitano cose che non ti aspetti, anche alle persone più rigide nel loro modo di esprimere i loro disagi, tipo me.
Posso dire questo, per certo, posso dire che ho imparato. Ho lavorato e ho imparato a rendere la mia vita un “luogo” di qualità. Sto imparando a non avere paura, a non subire la dipendenza da certi meccanismi che certamente hanno uffuscato (inconsapevolmente) la mia vita. La qualità appunto. 
In questa mediocre domenica una qualità data dai traguardi recenti, non sempre spiegabili, non sempre quantificabili, ma che sento dentro di me.
Lontana da dispensare sorrisi gratuiti me ne sto sdraiata sul mio prato.
Osservo i movimenti dati dal mio respiro.
Curo le mie ferite, una per una, fisiche o meno che siano.
Ma è comunque un giorno che pago, in qualche modo, che si prende il suo dispettoso compenso finale, quello di ricordarmi che la mia strada è ancora lunga.
Ogni maledetta domenica.

Ma le strade da percorrere mi piacciono. Sarebbe molto peggio non averne.

“Si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini”

Non voglio mancare all’evoluzione della mia storia. 
A presto, gentili lettori.