Non avevo ancora 18 anni quando ho spento la mia ultima sigaretta. L’ho spenta e pensavo di essere innamorata. Lui era magro, alto, cinque anni più grande. Un carattere spento ma attento.
Era agosto. E ancora non capivo cosa volesse dire vero amore, ma in quel momento non sapevo di non sapere…non sapevo che lo avrei scoperto molti anni più tardi, sotto un altro cielo, con una luna così stretta da sembrare una virgola bianca.
Se ci penso adesso, che ho fumato, mi sembra di parlare di un’altra persona, un’altra vita.
Non so perchè stamattina, quando, nonostante la fretta, piegavo il mio pigiama, ho pensato a quell’ultima sigaretta, alla sensazione che stai per fare una cosa per l’ultima volta. Ora non ricordo se ne ero consapevole, non sono brava con le memorie storiche della mia adolescenza, nemmeno quella più recente.
L’ultima sigaretta, un significato come fosse un confine, una linea bianca.
E quell’amore mai sbocciato?
E quegli istinti? Sono sempre stata troppo razionale, e questo è il risultato.
Una mente che produce pensieri come fosse una catena di montaggio, una continuità spaventosa, un intero processo mai finito, senza prodotti da vendere, solo risultati da analizzare.
Una linea di demarcazione, bianca. Bianca come quell’amore mai consumato, troppo giovane, troppo inconsapevole, incastrato tra le lamiere di una faticosa e farraginosa realtà.
Ho piegato il pigiama, mi sono lavata i denti dai sapori della notte, ho scelto con quale forma mostrarmi oggi, ennesima decisione di apparire piuttosto che correggere veramente. E sono uscita. È da quel presunto amore che non mi do pace, è da quel momento che ho capito di non capire.
È da quella sigaretta che ho messo un confine alla mia vita, lasciando che fosse solo di ragione e mai di cuore.
Il mio profilo contrasta con il sole della mattina, è l’unico riflesso che credo di conoscere veramente, l’unica presenza che posso accettare. Ho scelto una vita di solitudine, ho desiderato di non avere coraggio, lo desidero ancora.
Non voglio tirare su quella sigaretta dal pavimento, cancellare il confine, eliminare la linea bianca. Quello è il mio punto di non ritorno, il mio rifugio, la mia certezza, il mirino da puntare anche da lontano, quando mi sento persa.
Mi avvolgo nel bozzolo, pieno di linee bianche, mi appendo al soffitto, come fossi una larva in attesa di trasformazione, mi dondolo mentre sono lì, al riparo.
Non voglio mai imparare a volare.
Lasciatemi sola.
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Alberto Martini – Donna Farfalla Civetta (1907) |
LA LINEA BIANCA è la mia prima “raccolta” di racconti. Per ora solo virtuale, chissà che un giorno, forse, qualche disgraziato passi di qui e rimanga colpito dalle mie scempiaggini…intanto siete voi le mie cavie preferite, gli unici lettori “eletti” per queste prime time così esclusive.
Grazie per esserci!