L’IMPERO DEL BUIO.

standard 23 maggio 2014 28 responses
Ci sono dei momenti in cui non ti bastano i sogni e le poesie, non ti bastano i sorrisi e l’ottimismo, le carezze, le corse, le storie felici.
In questi momenti vorrei scrivere una storia nera.
Dalle pareti oscure e i risvolti tristi.
Che si pieghi come la bocca con gli angoli in giù, una storia flessibile e passionale, senza lieto fine, che si illumini solo di luna calante.
La storia di un’insufficienza di sguardi, di sensazioni, di battiti. Di mancanza e di stordimento, di confusione e sospiri, di ansia avida e affamata, di coperte sbattute dalla finestra, per far volare la polvere.
Riavvolgo il nastro ma la storia è sempre la solita.
Cambio prospettiva, voce narrante, sguardo e angolazione. La linea nera mi stringe le caviglie e mi trascina nel suo vortice.

L’impero della luce – René Magritte


Faccio foto ai miei pensieri ma vedo solo buio.
E al buio è difficile prendere una strada piuttosto che un’altra e allora…temporeggio. Aspetto. Aspetto che passi questo nulla che sta inghiottendo tante sicurezze e cerco di starmene ferma, seduta e accoccolata, per non perdere almeno me stessa. In questa attesa rimetto in discussione tante cose, senza darmi tregua.
Magari nel mentre che perdo la fiducia in tutto la ritrovo in me stessa.
Magari.

Capita. Dice che alle persone come me, ingenue, illuse, sognatrici, dice che capita. Capita che ad un certo punto ti risvegli e quello che vedi non ti piace e non dipende in alcun modo da te.
Capire di non potersi fidare di quello che si ha intorno è forse una delle più brutte esperienze che mi siano mai accadute, nella mia intensa vita da babbea. Perché un po’ mi ci sento, si, stupida. E puntualmente ci ricasco. 
Mamma mi aveva insegnato ad essere spontanea, a credere negli altri, a vedere il buono. non so se si può insegnare ad essere ingenui, ma lei lo aveva fatto. Zero malignità quindi zero conseguenze negative. Invece non è così, mamma. Le persone sono negative. Cattive. Maligne. A volte non lo sanno nemmeno loro di esserlo, però alla fine io subisco. Non come vittima, ma come fantoccio inconsapevole. 
E quindi niente. Ecco che capita che ti risvegli in un mondo che non riconosci e non ti piace affatto.
Allora me ne sto zitta e guardinga, per imparare a conoscere questi nuovi limiti appena scoperti, questa libertà finta che abbiamo di comunicare i nostri pensieri, che poi verranno in qualche modo rielaborati e rivisti, con lunghi strascichi di rancore e cose non dette. 
Io non sarò mai così. Ma ho smesso di essere quella bambina con il dito appoggiato sulla bocca, pronta ad indicare il fiore più colorato.
Non voglio conferme, non voglio compassione, non voglio finti spasimanti.

Vorrei solo evitare pungermi con spine invisibili.

Ceci n’est pas amour.

standard 14 febbraio 2013 44 responses
La Trahison des Images (Ceci n’est pas une pipe) – Il tradimento delle immagini – R. Magritte (1928-29)      
Questo non è un blog.
E non è un post d’amore. E non è affatto amore tutto questo.
E non ci sono cuori, nel giorno dei cuori.
E’ solo la distorsione dell’amore, il suo riflesso, il surreale risveglio di una notte estrema.

In queste giornate arrabbiate, penso che il mondo vada al contrario.
Girando al contrario ha fatto impazzire l’ordine delle cose, la bilancia della giustizia, l’ordinario svolgimento della vita.
E così chi ama uccide.
E così chi soffre continua a soffrire.
E così chi ama viene ucciso.
E così chi ama continua ad amare, soffrendo.
Questo non è un blog.
E’ una dedica.
Una dedica alle vite spezzate ingiustamente. Che la sofferenza di una, portata alla luce dei riflettori perchè ci appare come famosa tragedia, sia per tutte le altre strazianti sofferenze un mantello capace di placare, per un istante, il dolore costante della perdita. Spesso ci dicono che chi ha meno avuto meno soffre, ci mostrano immagini di un dolore sorridente, dei bambini che non hanno ne acqua ne pane ma sorridono. Forse è così, quei bambini ignorano cosa possono perdere perchè non lo hanno. Noi che viviamo in questo mondo che crediamo civile invece, abbiamo tutto da perdere e lo rammentiamo ogni giorno. Ce ne lamentiamo ogni giorno. 
E oggi io lamento con rabbia ciò che perdo.
La fiducia.
Tradita, ancora.
Voglio dire tutto e non voglio dire niente.
Voglio disegnare questo senso di impotenza e farlo diventare vivo. Pietrificarlo con i miei occhi di Medusa e colpirlo dritto al volto, distruggendolo in mille pezzi.
Che ogni scaglia colpisca questa realtà frustrata, che il mondo fatto di persone smetta di essere impazzito, che quella che io vedo sia una sola giornata di incredulità. 
Perchè non voglio giustificare la mia prostrazione se mi sento profondamente colpita da una giovane ragazza innamorata e distrutta, nello stesso istante, dall’istinto e dalla paura. Ben più di una vita è morta in quel momento. Ben più di un’illusione. Quel gesto compiuto tradisce quanto l’umanità sia fallibile, seppur nelle sembianze di un bellissimo atleta mutilato o in quelle della sua fidanzata. 
Con l’unica colpa dell’amore.
“Non credo che l’uomo decida nulla, né il futuro né il presente dell’umanità. Penso che noi siamo responsabili dell’universo, ma questo non significa che decidiamo qualcosa.” R. Magritte