Blink. Come un battito di ciglia.

standard 19 luglio 2013 45 responses

Sono come un pesce fuori dall’acqua.

Annaspo. 
Un lato sulla battigia, vedo con un solo occhio. Lo giro e lo rigiro, camaleonticamente parlando, per guardarmi intorno, ma vedo cielo. Batto forte la coda, sento l’acqua vicina, ma non mi riprende con se.
È che sono un “pesce da weekend”. L’acqua il venerdì si avvicina di più, bagna la coda agitata, la seconda onda è ancora più forte, la battigia è solo un ricordo…le branchie riprendono un ritmo normale. 
Respiro. 
E se di solito sono un pesce in questo periodo sono diventata un fossile. È rimasta la mia sagoma su un sasso, qualche centinaia di estati fa, per risvegliarmi non serve nessun incantesimo, solo l’odore del sole. E del venerdì.
Recupero la mia forma, le mie squame lucenti, le pinne colorate e iridescenti, il guizzo e la vitalità. Il mio problema però non è il caldo, è il tempo, il tempo nel senso di ore disponibili per fare tutto quello che voglio. Il dono dell’ubiquità non è umano, ma a me basterebbe il teletrasporto.
Un blink e via, sono sotto l’ombrellone.
Un altro blink e via, sono in cucina a preparare la cena della domenica.
Quindi…annaspo. Respiro. Annaspo. Respiro.
Oggi respiro. Ma ho passato una settimana ad annaspare. A cercare di assaporare le cose belle che mi sono successe, senza per forza credere che svaniscano con un blink. Che poi io non sono pessimista…è che sono un po’ insicura.
E quando sono insicura cosa faccio? Mi fossilizzo. Mi chiudo. Doppio chiavistello, occhi persi nel vuoto. E mentre sono lì, sola, che vago nel torrione del castello, non mi rimane altro che rifugiarmi nelle certezze: forno acceso, frusta, ingredienti…e una penna per scrivere.

Mercoledì 17 luglio
Guardavo l’uovo e lo zucchero, nella ciotola, prima di fare il dolce.
L’arancione forte che si riempie di marroncino chiaro, color zucchero-di-canna.
I granelli che assorbono la liquidità.
Una questione di punti di vista, chi assorbe cosa, chi si impasta per primo, chi accetta la forma dell’altro.
Anche la mia vita è così, trasmessa a tratti su canali diversi dei quali non conosco il numero. Sobbalzo, in preda ai singhiozzi di un momento storto. Ci vuole così poco ad abituarsi alle belle forme, quelle che corrispondono, che non conoscono bolle d’aria, separazioni. Ci vuole così altrettanto poco per distaccarsi.
Aprire la scatola, in modo ordinato, togliere qualche pezzo. Richiudere. Smontare e rimontare, come con le costruzioni, come da bambini, quando tutto è possibile.
Si tratta di equilibri messi su basi paludose, in fondo io sono Maremmana, non può essere che così: acqua bassa, silenzio, piccole zanzare letali che lasciano cerchi concentrici impercettibili sulla pozzanghera, fili d’erba sporadici.
Quindi apro la scatola, il fiocco è bello ma il contenuto è povero, sono proprio io quella che vedo?
 
René Magritte – Falso specchio (1928)
Blink.
Per un attimo chiudo gli occhi. 
Sento il mare che mi rapisce di nuovo, posso respirare, guardare dove voglio, qualche paura nel taschino, che come un fiore perde i petali e svanisce.
Sento di non avere orizzonti ma solo possibilità.

Se fossi… e la Maremma.

standard 15 novembre 2012 20 responses

Sulla scia del post di Monica di Emporio 21 che ha proposto un simpatico giochino alle sue colleghe blogger…eccomi con il mio Se fossi, aspetto i vostri!

Se fossi un dolce sarei il mille foglie con la crema al limone e tanta frutta sopra, un tripudio di gusto e dolcezza.
Se fossi una bevanda sarei l’acqua, perchè è limpida ed essenziale.

Se fossi un colore sarei il rosa caramella, coccoloso, infantile e morbido.

Se fossi un fiore (una pianta) sarei una pianta grassa, spinosa e immortale.

Se fossi un animale sarei un gatto, ronfante, attivo ma pigro e graffiante.

Se fossi un gelato sarei
un gusto di frutta, per rinfrescarmi idee e memorie.
Se fossi un Dio, sarei Flora, la dea della fioritura.

Se fossi un profumo, sarei quello della pelle dei bambini, innocente e da mordere.

Se fossi un libro sarei Ragione e Sentimento (J. Austen) …e anche molti altri.

Se fossi una canzone La Cura (Battiato), perchè le sue parole poetiche mi descrivono quasi alla perfezione.

Se fossi un film sarei L’attimo fuggente, poesia, poesia e ancora poesia.

Se fossi un sentimento sarei l’amore, perchè Amor Vincit Omnia et Nos Cedamus Amori.

Se fossi un artista sarei Michelangelo, poeta dello scalpello e di anime.
Se fossi una stagione sarei la primavera, quando è quasi estate, fiori, verde, odore di mare.
Se fossi una terra sarei la mia Maremma, calda, fieno e pini, collina e montagna. 
Se fossi un viaggio sarei il Giappone, tra i fiori di ciliegio, i libri di Murakami e la Grande Onda di Hokusai.
Se fossi un frutto sarei un po’ Mirtillo e un po’ Lampone. Il perchè lo sapete già.

Come al mio solito avrei voluto continuare per ore a scrivere, soprattutto quando si tratta di queste cose (di parlare di me soprattutto…) mi faccio sempre prendere la mano senza controllo! 
Però sono stata brava e, devo dire la verità, sono soddisfatta di aver esulato dalla poesia e dal pessimismo cosmico dei miei soliti ultimi post.
Aggiungo solo due parole, sulla mia Maremma.
Non voglio fare retorica o dire cose già ripetute, solo una cosa.
E’ una terra umile, la mia, una terra paludosa, contadina, umida, dalle mille sfumature di colori, di accenti, di spazi.
E’ una terra ricca. Di persone, con la faccia bruciata dal sole. Di frutti, raccolti con fatica. Di arte, archeologia, reperti, trovati e conservati con cura.
E’ una terra che potrei descrivere in mille modi e con mille parole, vorrei avere una foto di mio babbo per mostrare la poesia delle curve di ogni collina e il movimento delle spighe al vento e dei papaveri a primavera, tra i cespugli selvaggi e incoltivati.
E’ una terra di cui amo il mare, gli alberi, gli odori, i gusti e le strade. 
Rialzati Maremma, sconfiggi ancora una volta l’acqua. 
Donna dalla vitalità inaffondabile.