il rumore sordo dell’indifferenza.
il suono dell’amore svanito.
i passi di una madre,
calpestio e abbandono.
ci sono sembianze che annullano ogni amore.
ci sono volti poveri di sensi.
gelidi cuori vagano ancora.
senza colpi la canna del mio fucile
protesa, in caccia di pietà.
Fantasia
non avere l’ispirazione e avere voglia di scrivere sono un mix orribile per chi, come me, fa della scrittura la sua costante.
uso allora le parole di Keats, uno dei poeti a me più cari (e uno dei pochi dei quali leggo – qui un’ispirazione nata dopo aver guardato il film dedicato a lui), per farvi sentire un po’ parte della mia giornata…
ps: per chi non sa cosa regalarmi per il compleanno, una sua raccolta va benissimo ?
Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.
pot-pourri. d’amore e altre macedonie.
una carovana e i solchi sulla strada.
ruote, infrangono il suono della campagna.
fardelli, stracci, polvere, sottile filo di arianna che riconduce tutto
in sentieri e labirinti, trasparenti.
profughi, sfollati pensieri
stringono forte il nodo, attorno al mio cuore.
è freddo.
è fermo.
inerme.
il labirinto è percorso al contrario, il filo stringe, taglia.
un piccolo campanellino, attaccato al fagotto,
un fagotto di profumi.
la brezza salmastra, il fragore delle onde.
la lavanda francese, il timo al limone.
una goccia di fragranze
rossa di sangue
il laccio stringe, il solco aumenta.
il campanellino angelico tintinna.
—
cosa volevo dire?
potrei farvi una parafrasi lunghissima per questa poesia, per descrivere il lucchetto che mi chiude il cuore.
è così freddo e congelato che quasi stento a riconoscermi. forse, quando la mia anima sopraffatta dall’egoismo sopperirà, tornerò ad amare gli occhi di qualche sconosciuto.
Questa immagine è adorabile, me l’ha mandata my best friend, vi piace? non c’entra niente con l’atmosfera del post ma io sono proprio questo. una strana MACEDONIA di fruttini di bosco ? |
Chioma di Berenice
ogni volta che pronuncio il mio nome (e vi assicuro che le volte sono veramente TANTE durante il giorno, con il lavoro che faccio) ringrazio i miei genitori di avermi chiamato così.
mi piace proprio tanto!
un nome così grande per una così tascabile ragazza!
ma…bando alle ciancie amici lettori, oggi è il mio onomastico.
ebbene si.
insieme a quel gran pezzo di santo che è San Francesco (uno dei pochi degni di nota nella chiesa, a mio modesto e ateo parere) c’è anche la vergine martire Santa Berenice! direi che una santa meno appropriata non poteva esserci con questo nome!
insomma, amici. stavo scrivendo perchè vorrei dedicarmi questi bellissimi versi, parte di un Inno di Callimaco intitolato proprio “Chioma di Berenice” (per chi non conoscesse la leggenda … qui)
Di Berenice fui la chioma bella;
Di me si accorse quel famoso Saggio,
Che discerne del mondo ogni fiammella,
E sa l’ora che fugge, e che si affaccia
Alle porte del ciel ciascuna stella,
Sa qual velame al Sol cuopre la faccia,
E come Amor soavemente atterra
Diana in Latmo dall’eterea traccia.
Già vincitor della notturna guerra
E dei premj d’Amor, le schiere avverse
Volgeva ai danni dell’Assira terra
Il giovinetto re, quando converse
Al ciel le braccia, e in supplichevol modo
Me la mia donna ad ogni dio proferse.
ho voglia di poesia anche nella mia vita.
di versetti scritti che scandiscono le ore alle mie giornate,
di poesia forte, dolce, passionale e tenebrosa.
poesia pulita, che renda ogni stella un unico filo splendente.
una costellazione di diamanti indistruttibili.
il viaggio delle anime.
il lungo viaggio delle anime
che si accampano in un tiepido luogo di luce e polvere
in contrasto con le loro ombre
una battaglia di ferite senza sosta
con i piedi scalzi
senza protezione
con i sogni che scivolano via come lacrime
con le lacrime che sembrano lame
gli occhi pieni di frammenti di vetro
ogni battito un dolore
si infrange il vuoto.
marmo bianco carezzano le mie mani.
il marmo della pelle che vorrei
soave
venature grigie, impuro candore
svelati mistero, alla soglia del mio viso contraffatto.
svelati senza pudore
l’attesa cela vana speranza
stoffe arcaiche, intrecci di corda
collage di sorrisi e incontri
il viaggio delle anime approda
l’orizzonte è limpido
il temporale non continua che nel ricordo, nel colore.
sud.
tutto suona come un vecchio ritornello country.
la chitarra stonata, il suono diverso, distinto, di ogni corda.
languide, tristi parole, narrano destini avversi su un allegra melodia.
pale.
eliche.
giganti mulini a vento.
colline bruciate dal sole,
bruciate dal vento,
dalle fiamme di un estate ardente.
non rimane che la terra.
e nelle orecchie il rumore del sud.
ALIENS#3
ALIENS#2
ALIENS#1
ALIENS
ci sono molte parole chiave alla base di questo progetto.
sogni, speranze, passioni.
una mano per le parole.
un occhio per le immagini.
spronata dalla voglia di Maurizio (qui il suo blog), dalla forza delle sue foto, dalla poesia che leggo nei suoi scatti, sulla scia di tutta la mia ispirazione del 2012, è nato ALIENS.
progetto di contaminazione, progetto di invasione.
che il suo occhio catturi ciò che io non so descrivere.
che la mia penna traduca ciò che trattiene la sua “pellicola”.
due sensibilità che si uniscono creando qualcosa che, ci auguriamo, diventi un solido progetto artistico.
in questo caldo pomeriggio diamo il via alla nostra personale olimpiade.