(ri)fiorire.

standard 13 giugno 2019 2 responses

La primavera che non esiste. Un alito di vento troppo freddo, un soffio di caldo troppo intenso.

Proprio ieri mattina cercavo tra le mie foto qualcosa che interpretasse questo mio momento, in cui sento la forza di nuovo scorrermi nelle vene, in cui sento la vecchia e desiderata energia che mi investe, in cui voglio coinvolgere chi amo. La mia innata voglia di amore, di pensiero positivo, di sorrisi e armonia. Ho trovato questa foto, di qualche tempo fa, di un bellissimo papavero appassito ma resistente, cosa insolita per questi fiori così labili.

A volte (erroneamente?) ci sentiamo invincibili, inarrestabili. Ci sentiamo sorretti dalla forza di qualcosa di superiore, di potente. Ci sembra di esistere non solo per la nostra presenza reale, ma perché questa presenza è riconosciuta da altre virtuali, ma più che mai tangibili. In questi anni ho avuto la fortuna di constatare sulla mia pelle quanto forte sia questa virtualità. Quanto forti siano i legami, le esperienze, le emozioni vissute. Ci ho buttato dentro i miei figli, mio marito, la mia famiglia. I rapporti, le strade, le storie si sono intrecciate, formando delle lunghissime catene di sentimenti credibili e manipolabili. Ci ho creduto quando nessuno ci credeva, ci ho sperato quando tutti remavano contro. Ho anche combattuto per battaglie perse, mi sono sentita offesa e vilipesa senza alcun motivo, mi è stata sbattuta la porta in faccia. Insomma, virtuale è solo un aggettivo poco attendibile, perché tutto si può dire tranne che sia così.

In questo papavero così stanco voglio riporre la mia fiducia. La speranza di oggi. Il bisogno di ritrovare qualcosa che si è perso, che mi faceva sentire potente. Mi faceva sentire riconosciuta. Libera. Noi esseri umani siamo talvolta perversi, molto egoisti, sfacciatamente deboli. Pieni di limiti e parole, quando servirebbe un momento di silenzio e riflessione.

Oggi mi sento come se mi avessero strappato via qualcosa di importante, ingombrante, ma in modo giusto. E libera, no, non mi sento affatto.

(Passerà, si, passerà sicuramente. Lasciando lo strascico come tutte le cose che si amano senza remore, aprendo cuore, anima e braccia).

A volte rifiorire è una scelta saggia. Basta saper aspettare la giusta primavera.

GIORNO NO.

standard 4 maggio 2018 3 responses

Oggi è uno di quei giorni che NO, non riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Oggi è uno di quei giorni che NO, non posso e non voglio guardare avanti e pensare positivo.
Oggi è un NO grande come un graffito nero su un treno che passa avanti e indietro sull’unico binario che ho di fronte.
Non ho voglia di esplorare le mie fortune, scrutare sorrisi e godere del bello.
Voglio crogiolarmi nella mia calda melma di sonno e sconfitta. Perché così mi sento. Sconfitta. Sconfitta dopo l’ennesima notte inquietante di “veglia”, in cui non basta la pazienza, la volontà, la calma, le carezze, le coccole. Non bastano le mie braccia, mai abbastanza forti e resistenti. Non bastano le decisioni prese, perché la disperazione data dalla mancanza di sonno ti fa rivalutare tutto, ritornare (dannosamente) sui tuoi passi, puri di riuscire a chiudere occhio un momento in più.

Oggi non mi chiedete come sto, perché non sto da nessuna parte. Non esisto e non ho voglia di essere vista.

Oggi non sono io, in pratica, ma volevo dirvelo.  E questo post fa schifo, lo so, ma chi mi legge mi vorrà bene comunque.

Pozzanghera – Escher

MEZZO GIALLO VIVO.

standard 25 settembre 2014 15 responses
Portatrice sana di Primavera. Me ne frego di questo autunno in arrivo.

Maschero il gusto del latte di soia con due cucchiai di orzo, mentre un fiore abbandona il suo spirito e le briciole dei biscotti riempiono il tavolo.

Cerco di pensare a tutte le cose da fare, sono così tante che non entrano nella mia testa. Dovrei metterle per iscritto…ma temo che volino via.
SCRIPTA VOLANT. Era così, vero?
E poi sono troppe, obiettivamente. Vi annoiereste.

Sono giorni pieni di alti e bassi, in cui mi sento come se avessi una doppia faccia. Esaltata e ansiosa, agitata e docile, coccolosa e iperattiva, chiacchierona e silenziosa, sfuggente e presente, paranoica e sicura.
Insomma…una pazza.
Sono come quel fiore che ho sul mio tavolo, mezzo giallo vivo, mezzo stanco e accartocciato.
Ho preso una strada definitiva ed impegnativa, ma le mie risorse, quelle del mezzo giallo vivo mi tengono in alto, più di qualsiasi altra nuvoletta che offusca il mio pensiero.

Questo piccolo spirito carico di Primavera lo sento forte, a dispetto delle sue dimensioni.

Vi presento il fiore del topinambur ?

Il pensiero lineare.

standard 10 giugno 2013 68 responses
L’eco dei pensieri lineari oggi scarseggia.
Mi fanno compagnia delle immagini, sotto forma di elenco, da stamattina. Si susseguono come diapositive, random e senza soluzione di continuità, davanti ai miei occhi che fissano questo pc per otto ore al dì. Che tutto sia la conseguenza di una settimana, la scorsa, in cui sono stata molto presa? Oppure forse di questo fine settimana entusiasmante, ricco, carico, pieno (di chiacchiere, di cibo, di conoscenze, di persone, di panorami, di tosse, di pioggia e sole)?
Chissà.

Ciliegie rosse, con la guancia gialla, nel cestino della mia bici.
Bicicletta rosa confetto.
Un ombrello al contrario, sul marciapiede.
Righe e quadretti, fantasie geometriche.
Piani e ripiani gustosi, dolci.
Sandali e pozzanghere scure.
Gonne blu, di velo, leggere come la brezza del mare.
Precipitazioni varie, crolli.
Contatto.
Fare la pace con tutti, poi litigare di nuovo.
Polemiche sterili e tante parole.
Sapori (dal sud).
Latte e derivati che non posso assaggiare.
Sogni di amiche senza senso.
Amori non andati a buon fine.
Pidocchi infestanti.
Aiuole di piante succulente, felici.
Ancora ciliegie, ancora mal di pancia.
Desideri vestiti di bianco, col velo.
Andare al nocciolo delle questioni.
Preoccupazioni.
Sviluppare strati necessari alla sopravvivenza.
Mondo cannibale.
Gnam, mi mangiano la mia coscia muscolosa.
Devo andare.
Rimane la sostanza.
I miei occhi nocciolini, il mio profumo di passaggio, il mio sospiro, il piccolo sacrificio mal voluto, la bocca storta, il suono di qualche distorsione, tu e i tuoi schiocchi sulla mia pelle, i piccoli lividi, il movimento coordinato del cuore con il battito di ciglia, la stanchezza, l’irrequietezza, l’ossessione di uno spauracchio.
Il sapore dolce di quello che 
Era. 
E’. 
Sarà.

Foto geniale scattata da me.

Run. Tu corri via.

standard 24 marzo 2013 58 responses

Cammini, di fronte a me la tua andatura veloce
Corri
Corri via
Corri perché io potrei non volere altre più labbra se non le tue
Primavera dei sensi
Rimani
Come io sfioro la tua superficie
Che non sia solo spruzzi delle onde di questo sentiero
Invaso dall’acqua
O forse solo un rivolo lento
Adagiato e corretto, composto nel letto del fiume.
Corri
Che il tuo sussurro svanisca
Che le tue ansie si raccolgano come ciottoli leggeri, abbandonati
Nell’ansa più vicina
Dove tutto si confonde, anche noi.
Che non sappiamo più chi siamo
Che abbiamo smesso di rincorrerci
Che siamo perseguitati dalle paure
Che siamo presuntuosi, superiori, incessanti, carichi
Che siamo poco pronti a guardare avanti
E allora guardiamo sempre qui, sempre ora, sempre noi, superbi noi, insieme,
Intrecci
Emozioni
Mani
Come un crescendo 
E invece cade
E si distrugge.
E io cosa sarò adesso?
Un’altra farfalla di vita breve, intensa ma sempre troppo breve
Per me che chiedo solo di amare
E questi cavi d’acciaio tirano troppo forte
Caviglie, mani, tutto si fa albero,
Mio Apollo
Io Dafne
E tu corri
Corri perché i tuoi cavi sono più forti dei miei
Ma sto imparando, lotto con le mie radici, per non tramutarmi ancora 
Per rimanere
Rimanere 
Essere
Vittima
Carnefice
Preda
Amante
Tutto. 

Ma pur sempre senza noi.

Una diversa Firenze

Il fiume

Cavi d’acciaio

Albicocche a Marzo.

standard 9 marzo 2013 74 responses

Ho imparato a mettermi la matita sugli occhi, senza sembrare un pagliaccio.
Ho imparato a limitare le mie ansie, ogni tanto.
Ho imparato a mangiarmi le unghie,
A boicottare la Nestlè
A guidare la macchina senza uno specchietto
Ad amare cose che mai avrei pensato.
Ho imparato a mangiare gli spinaci,
Ho imparato ad usare uTorrent,
Ho imparato a camminare guardando avanti,
A fare l’ago della bilancia,
A sopportare il dolore di un tatuaggio,
A piangere senza che nessuno se ne accorga.
Ho imparato a guardarmi allo specchio.
Ho imparato a scrivere, dopo tempi morti.
Ho imparato ad usare dieci dita sulla tastiera senza guardare,
A reinventarmi, plasmarmi, essere rigida
A costruire i castelli con le carte
Ad ascoltare ciò che non voglio sentire senza alzare gli occhi al cielo.
Ho imparato che la malattia di un familiare ti condiziona la vita per sempre,
Ho imparato a convivere.
Ho imparato a non bere più latte e non usarne (quasi più) i derivati.
A prendere l’aereo da sola,
A fare la voce cortese quando sono scocciata,
A curarmi ferite molto profonde.
Ho imparato il silenzio,
Ho imparato che il silenzio non è poi così male.
Ho imparato ad usare i miei pregi come delle armi letali,
Ad esprimere ciò che desidero in poesia.
A leggere davanti ad una platea.
A vincere il mio egoismo in favore di chi amo.
Ho imparato che so essere cattiva, in un qualche modo molto temporaneo.
Ho imparato a non scottarmi al sole,
Ho imparato a mettermi da parte i soldi,
A camminare con i tacchi, per poi decidere che non fanno molto al caso mio.
A perdonare,
A porgere mille altre guance.
Ho imparato ad andare sulle montagne russe facendo diventare la paura una spinta,
Ho imparato a dire no.

Ho imparato che posso percorrere così tante strade, senza per forza perdermi qualcosa di quella che ho lasciato, perchè la potrò trovare di nuovo, se così dovrà accadere. 

Non posso mangiare le albicocche a marzo, quindi. 
Anche se ne vorrei un cestino intero. 


E voi? Cosa avete imparato? 
Dopo il Se Fossi… parlatemi di voi…

Prospettive Maremmane di un grigio sabato mattina.
Pratoline impazienti che fioriscono prima che sia primavera.
Ps: Stasera vedrò Interazioni, la mostra poetico-fotografica in collaborazione con Andrea. Poi, appena sarà tutto pronto, vedrete anche qualche foto della mia lettura della poesia in Palazzo Vecchio. E’ andato tutto benissimo ed è stato emozionante. La platea non era pienissima ma ogni volta che alzavo lo sguardo vedevo ognuno di voi ad ascoltarmi, grazie tantissimo per esserci e per aver creato questo girotondo bellissimo di amicizia e sorrisi, non solo virtuali. Grazie davvero. Siete speciali.

spring time!

standard 24 marzo 2011 Leave a response

ho preso una scatola, rosa, colorata, con il coperchio pieno di polvere.

stava nella mensola in alto, quella delle “cose utili ma non troppo”, dove a volte mi dimentico di guardare.
ho aperto il coperchio, ho scoperto di nuovo il mio passato.
quel passato fatto di nomi sconosciuti o che fatico a ricordare, ad associare ad un volto, quelle lettere chilometriche e scritte così fitte che non ci passa nemmeno il fiato per leggerle e gli occhi per scorrerle tutte. questo passato scivola piacevolmente dalle mani, un passato raccontato, pianto, scritto, sorriso, telefonato, asfissiato, ossessionato. un passato che ha creato il mio scheletro, scolpito le mie forme, corretto le deformazioni, un passato che lavora tutti i giorni per rendermi sempre migliore di quello che sono, mai perfetta, mai troppo cosciente di dove sto andando, mai troppo stordita per perdere l’orientamento.
e oggi vado a guardarmi un po’ di primavera, per vedere se dentro quella scatola polverosa posso metterci ancora tante altre “me”, se sono pronta per questo nuovo cambiamento, se le parole e le lettere che scriverò saranno da archiviare o saranno le prime pagine di una lunghissima e appassionata storia.
guarderò il sole fino ad accecarmi, guarderò il vento fino a sentire la brezza tra le ciglia dei miei occhi chiusi, scriverò e scriverò e scriverò ancora, l’unica cosa che sono veramente capace a fare, sognerò e amerò, anche oggi.
anche con la pioggia, dimenticando il dolore della scatola del passato, dolore che si è trasformato in qualcosa di diverso, col sole di oggi, con il cuore di oggi, con la polvere che deve ancora venire.