In realtà sono dipinta in un quadro di Hopper.
La morte di Marat (1793) – J. L. David |
NOF4 – Incisioni sul muro dell’ospedale psichiatrico di Volterra |
«Conosci innanzitutto la quadruplice radice
Di tutte le cose: Zeus è il fuoco luminoso,
Era madre della vita, e poi Idoneo,
Nesti infine, alle cui sorgenti i mortali bevono»
Empedocle, 490 a.C.
Velluto o Seta,
Rossi come Fuoco.
Fuoco alle pareti, pregiato sfondo.
Pietre dure come Marmo,
Terra per i nostri piedi fermi.
La rosa dei venti come Vortice,
Attira il mio sguardo verso l’alto.
Madreperla e conchiglie come Acqua.
Il fondo del mare protegge la nostra meraviglia.
Tribuna degli Uffizi – Johan Joseph Zoffany (1773-76) |
Allaccio catene virtuali.
Mi sposto furtiva.
Taglio a brandelli pagine del mio recente passato.
Come fuochi fatui luci blu, senza ombre o calore.
Rosso. Rosso fuoco caldo vorrei.
Rosso intenso di sangue e dolore.
Rosso intenso, profondo, al profumo d’amore.
Allaccio catene. Sono sguardi e sorrisi.
Sono viva?
Stringo stretti i pensieri, li osservo.
Mi osservo.
Cammino.
Alle 5 di un qualsiasi sabato mattina mi sono svegliata carica di pensieri. Vorrei avere la capacità di tradurli tutti in poesia, senza ripetermi, senza sentirmi affogare dalle parole prima che sia capace di scriverle. Ma in qualunque modo, in qualunque via io lo faccia, scrivere è il dono più bello che potessi avere.
Perché mi crea la necessità, l’obbligo irrefrenabile, di farlo, anche alle 5 di mattina, dal cellulare, dal mio letto.
Sdraiata sul mondo continuo a guardarvi dal basso. Mi piace questa prospettiva. È da qui che riparto, ogni volta. Guardando la radice delle cose.
Mi riaddormenterò? Ha poca importanza.
La forza, la violenza, il desiderio di scrivere mi fanno sentire così viva che cessa anche il bisogno di dormire.
Quello lo lascio alle anime quiete.
Il mio cuore che batte è impagabile.
La poesia che ne esce cura ogni sonno.
A volte mi chiedo come farei senza tutto questo. Ma non ha importanza, ce l’ho.
Siate invidiosi, scrivere è meraviglioso.
Buon giorno…