Scivolo con i pensieri e con le braccia, sul bordo della vasca appoggio le mie membra stanche.
Sono livida, stanca, poco cordiale, ma sempre innocua.
Non ho ancora varcato il confine. Mentre mi bagno la punta del piede sento che mi abbandona anche l’ultimo entusiasmo remoto, mi lascio andare.
L’acqua risponde alla mia richiesta, mi coccola, mi scalda, rende le mie palpebre pesanti. Si incrociano le ciglia e chiudo gli occhi, sommersa dalle piccole onde del mio profumato bagno.
Galleggiano le bucce d’arancia, i miei capelli si bagnano al gusto di agrumi, sento le essenze insistere per entrare nel mio naso.
Sono circondata. Questo vapore come nebbia copre tutta la stanza.
Continuo il mio bagno, non c’è più una vasca, non c’è più nessun bordo, sento il frusciare delle foglie, delle canne di bamboo.
L’acqua è fredda. Io sono livida, di un livido inverno, sono gelida, di una gelida nebbia.
Le mie mani si muovono nell’ombra di questa notte, lascio che mi avvolga.
Pensieri, braccia, capelli, profumo, non sento più niente.
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La morte di Marat (1793) – J. L. David |
Mi piace scrivere.
Ci provo, anche quando non mi sento particolarmente ispirata, anche quando c’è la nebbia che mi offusca la visione delle cose, anche quando sono polemica, triste, pensierosa, invischiata, ammuffita. E’ facile cadere nei tranelli quotidiani del fare per non fare. Ogni tanto mi ci lascio trasportare, per comodità, per indolenza, per mancanza di energie. Ma in realtà, e questo lo imparo quando la nebbia si dirada, il tempo c’è sempre, per fare le cose che veramente amiamo fare. E allora si mette da parte tutto, anche quelle lacrime che si ostinano a rendere tutto più difficile, ma allo stesso tempo ripuliscono e sciolgono molti nodi.
Ci sono delle convinzioni di cui mi riempio la testa, delle ansie di cui imbottisco le mie giornate come se fossero dei grandi bomboloni strapieni di crema.
E poi viene il tempo per lasciar andare tutto e dire: Ok. Non ho scritto nulla in questi giorni. Però ho fatto molto. E quindi mi do pace, mi perdono, ecco. La mia sensibilità mi si ritorce contro, a volte…anzi, forse molto più spesso di quello che credo, si trasforma in insicurezza e domande. E allora quel tempo, che già è poco e soffocato, lo riempio di punti interrogativi, che si intrecciano, si accavallano, mi perseguitano fino a farmi mancare l’aria.
Fortuna che poi non muoio. Nessuno viene ad uccidermi di soppiato nella vasca da bagno, e non perchè non ce l’ho, ma perchè non c’è niente da ammazzare, se non un’immagine di me che devo riuscire a dimenticare, nella quale ogni tanto mi rifugio per compatirmi e subito dopo odiarmi…e fuggire di nuovo.
Io sono quella dei sorrisi. Dell’entusiasmo, della follia buona, delle piccole cose.
Sono otto mesi che il mio coinquilino non è più solo un coinquilino. Lui ha la chiave per capire i miei punti interrogativi. Li prende, li stira, li rigira. Adesso hanno tutti la forma di un sorriso.
(Non nego che a volte anche lui non sa molto bene come fa, perchè io sono una rompiscatole non indifferente…però poi alla fine ci riesce sempre!)
E quest’anno non vedo l’ora che sia Natale. Per nessun’altro motivo che stare con le persone che amo.
Abbracciare le mie sorelle, i miei, la mia nipotina, il pancione di mia sorella e avere con me LA persona che voglio accanto.
Buona settimana, che sia piena di punti interrogativi in trasformazione. ?