D come Desiderio.

standard 10 dicembre 2012 46 responses

Si parla di Maya, di fine del mondo, di un’era che cambierà il nostro vivere.
Si parla di Natale, di luci che fanno brillare le nostre case spente, di famiglie felici.
Si parla di soldi, di regali. 
Una poltrona per due, Mamma ho perso l’aereo, favole Disney a profusione.
Insomma. E’ Dicembre. E siamo tutti decisamente più esauriti.

Alzo gli occhi, il cielo è stellato.
Distesa su un mare di ghiaccio, esprimo il mio desiderio.
E’ così freddo che l’aria sembra impenetrabile.
Ma il cielo è limpido, protendo le mani per toccare ogni piccolo brillio.
Parlo, ma non emetto suoni.
Ogni sillaba un sussurro, ogni sillaba una nuvoletta di vapore.
Si dissolve, dopo un istante, il  notturno desiderio.
E’ impalpabile, docile, le mani protese lo sfiorano e lui fugge via.
Il biancore rimane solo nei miei occhi, ma distrae le più attente stelle.
Il mio desiderio. Forse è l’unica cosa che vorrei come regalo di questo squattrinato Natale.
Vorrei voltare lo sguardo, dal mio mare di ghiaccio, e trovare degli occhi luminosi a fianco a me.
Forse i miei occhi, quelli che conservo in un angolo, o forse gli occhi di chi sa veramente guardare dentro di me. Due fari che illuminino con i miei un sentiero così grigio.
Una notte ancora più stellata.
Come si fa a desiderare qualcosa di più difficile?
Sto solo desiderando una notte calda, in questo freddo che non è ancora inverno. 

Notte Stellata – Vincent Van Gogh

1889. Van Gogh e i suoi riccioli di cielo. Il chiarore della Luna di tarda primavera, in Francia. Le onde di un firmamento come un oceano di energie, chiome di alberi come fiamme oscure. E la luce, la luce di questo blu, blu notte, blu chiaro, ogni singolo dettaglio così uguale, così diverso. Tutto si distingue. 
Fate silenzio, o romperete l’incantesimo.
Ogni pennellata è una parola, ogni strato di questa tela è una veste, che conserva il mio istinto, che cura la mia giovinezza.
I desideri. Vi ho raccontato il mio desiderio.
In questo anno così funesto, in queste vasche di lacrime versate, mi vesto del mio mantello. 
Il cappuccio mi cade sul viso, nasconde la vista del cielo stellato. Il mare di ghiaccio si scioglie sotto la mia schiena. Così debole e stanca, lascio che scorra via questo ghiaccio. 
E in questa notte che non è nemmeno inverno, mi affaccio ancora una volta a colmare il mio bicchiere di sogni. Intingo le mie mani nella porporina e torno a dipingere le stelle.
Voglio sentire i vostri desideri.
Quale è il regalo che scegliete, per il vostro Natale?
Vi ascolto, dal mio prato ghiacciato, leggo i sussurri dissolversi davanti alle vostre bocche, li prendo con la mia rete. 
Desideri. Fiati di vita.