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(Benoit Jammes – questo è un genio, guardate un po’ il suo profilo flickr) |
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Gennaio 2011 |
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(Benoit Jammes – questo è un genio, guardate un po’ il suo profilo flickr) |
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Gennaio 2011 |
Si parla di Maya, di fine del mondo, di un’era che cambierà il nostro vivere.
Si parla di Natale, di luci che fanno brillare le nostre case spente, di famiglie felici.
Si parla di soldi, di regali.
Una poltrona per due, Mamma ho perso l’aereo, favole Disney a profusione.
Insomma. E’ Dicembre. E siamo tutti decisamente più esauriti.
Alzo gli occhi, il cielo è stellato.
Distesa su un mare di ghiaccio, esprimo il mio desiderio.
E’ così freddo che l’aria sembra impenetrabile.
Ma il cielo è limpido, protendo le mani per toccare ogni piccolo brillio.
Parlo, ma non emetto suoni.
Ogni sillaba un sussurro, ogni sillaba una nuvoletta di vapore.
Si dissolve, dopo un istante, il notturno desiderio.
E’ impalpabile, docile, le mani protese lo sfiorano e lui fugge via.
Il biancore rimane solo nei miei occhi, ma distrae le più attente stelle.
Il mio desiderio. Forse è l’unica cosa che vorrei come regalo di questo squattrinato Natale.
Vorrei voltare lo sguardo, dal mio mare di ghiaccio, e trovare degli occhi luminosi a fianco a me.
Forse i miei occhi, quelli che conservo in un angolo, o forse gli occhi di chi sa veramente guardare dentro di me. Due fari che illuminino con i miei un sentiero così grigio.
Una notte ancora più stellata.
Come si fa a desiderare qualcosa di più difficile?
Sto solo desiderando una notte calda, in questo freddo che non è ancora inverno.
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Notte Stellata – Vincent Van Gogh |
1889. Van Gogh e i suoi riccioli di cielo. Il chiarore della Luna di tarda primavera, in Francia. Le onde di un firmamento come un oceano di energie, chiome di alberi come fiamme oscure. E la luce, la luce di questo blu, blu notte, blu chiaro, ogni singolo dettaglio così uguale, così diverso. Tutto si distingue.
Fate silenzio, o romperete l’incantesimo.
Ogni pennellata è una parola, ogni strato di questa tela è una veste, che conserva il mio istinto, che cura la mia giovinezza.
I desideri. Vi ho raccontato il mio desiderio.
In questo anno così funesto, in queste vasche di lacrime versate, mi vesto del mio mantello.
Il cappuccio mi cade sul viso, nasconde la vista del cielo stellato. Il mare di ghiaccio si scioglie sotto la mia schiena. Così debole e stanca, lascio che scorra via questo ghiaccio.
E in questa notte che non è nemmeno inverno, mi affaccio ancora una volta a colmare il mio bicchiere di sogni. Intingo le mie mani nella porporina e torno a dipingere le stelle.
Voglio sentire i vostri desideri.
Quale è il regalo che scegliete, per il vostro Natale?
Vi ascolto, dal mio prato ghiacciato, leggo i sussurri dissolversi davanti alle vostre bocche, li prendo con la mia rete.
Desideri. Fiati di vita.
POPOLARE.
Eccomi qui. Vi avverto, questo sarà un post pieno di link. Siete pronti?
Ogni parola vi farà saltare in un posto diverso. Tutto sarà reso più semplice dalla presenza della seguente lista. Schematica, poco poetica, ma organizzata, come piace a me.
Qui di seguito ci starebbe bene anche la foto del mio meraviglioso armadio. Mai meraviglioso al suo esterno quanto all’interno. Una perfezione da (così definita da un’amica) serial killer mancata (o non mancata… per certe scelte c’è sempre tempo). Ma non voglio divagare o rischio di farvi già perdere l’orientamento.
1. VOTA BERRY! Fai oggi la tua buona azione quotidiana, ripetila anche domani. E perchè no, anche dopo domani! Mentre ti lavi i denti e ti guardi allo specchio non senti questa vocina nella testa che ti dice…VOTA BERRY! Basta un clic!
2. Giuramento per far parte del club “Io so di non sapere”, fondato dalla mia dolce amica Monica de L’Emporio 21 (passate dal suo blog, è favoloso!):
“Giuro solennemente di fronte a Pippo, Minni e Qui,Quo e Qua di rispettare cuore e cervello di ciascun individuo e giuro di riservarmi il diritto di mandare a cercar ravanelli qualsiasi persona si senta in dovere di disprezzare le mie naturali inclinazioni.”
Uomo del NON volevo dirti una cosa: mi manchi.
Dal mio letto inutilmente matrimoniale è tutto.
Vostra B.
Conosci Grazia.it? Senti tuoi i valori del nostro IT manifesto? Raccontaci perché saresti un perfetto IT blogger perfetto in un post sul tuo blog.
Sei libero sia di scrivere un post motivazionale, dove parli a ruota libera di te e dei tuoi interessi e linki il canale di Grazia che segui di più, sia di andare più nello specifico, scegliendo un articolo o una sezione di Grazia.it che hai apprezzato particolarmente e riscriverne a modo tuo sul tuo blog.
Ps: CLICCA & VOTA(MI)!
E poi rimane solo questo.
Io, un foglio, una penna.
I segni di una notte vicina, che ancoa non si può cancellare.
Il mascara nero, che cola, di questa notte ancora da vivere.
E le parole che ancora mi mancano, che non trovo, che non conosco, che mi fanno scrivere nell’unico modo che so.
Scrivere di me, di questi fazzoletti sprecati, in due notti così diverse.
Solo l’insonnia le accomuna.
Pace e tumulto in contrasto.
La sfiorata pace.
Il persistente tumulto.
Il faro non illumina la via che ho scelto. Cambia rotta.
I miei singhiozzi, i vetri appannati per le troppe parole.
Un abbraccio, le insistenze, le mani aggrappate al volante. Più lo stringono e più cercano la voglia di partire.
Girare la chiave, andare via.
Voltare le spalle, ancora una volta.
In queste due notti così diverse.
Nel profumo che conserva la mia pelle.
Nei segni di un passaggio. Qui chiudo i miei desideri. Soffoco la gioia dei miei sogni.
Perchè la vita non si vive da soli, perchè non si può fare finta che le cose non esistano, perchè io sono la campionessa del definitivo. Perchè i buchi non si tappano, le persone non si dimenticano.
Perchè si cambia e la vita cambia, perchè questa solitudine mi spacca i timpani e mi distrugge l’anima. Perchè vorrei solo delle risposte a tutte le mie domande, delle risposte che curino le ferite, quelle che io voglio sentire.
Perchè sono sfinita.
E questa notte è così diversa. Spengo le stelle con ogni mia lacrima. Il cielo scompare. Inghiotte le mie parole, anch’esse sconfitte.
Parole inutili.
Voglio le carezze tue, sul mio viso.
E il ricordo acceso dell’altra notte, che nessuna lacrima lo spenga. Che almeno lui rimanga a farmi compagnia, in questa sorda Firenze, che tanto amo ma che, per l’ennesima volta, raccoglie il mio pianto.
Di notte.
E sorda rimane nella sua magnifica bellezza, nelle sue strade vuote, nel suo castigo perenne, nella sua condanna, nella sua staticità di illusa Venere.
Abbracciami, Firenze.
Un girotondo di foglie arancioni accolga il mio cammino. Una meta che non conosco mi attende, lontana. Non ci sono nemmeno più gli spettri a seguirmi.
Non gli spettri del passato.
Solo il presente, che mi soffoca, disprezzando la mia voglia, ignorando il mio impegno, impedendo il mio domani.
Firenze, 29 novembre 2012 – ore 4.20 di mattina.
Cielo terso. Luna quasi piena.
Come and hold my hand
I wanna contact the living
Not sure I understand
This role I’ve been givenI sit and talk to God
And he just laughs at my plans
My head speaks a language
I don’t understandI just wanna feel
Real love, fill the home that I live in
‘Cause I got too much life
Running through my veins
Going to waste
– se hai un blog dai numeri limitati e risicatissimi
– se ti capita di non capire una cippa di wordpress.org
– se aborri il SEO
– se dalle chiavi di ricerca su google ti trovano con le parole più strane
Quando degli strumenti del mio blog non capivo veramente una beneamata scrissi il post, successivamente diventato il mio più letto di sempre, That’s all folks! ignara di ciò che avrebbe creato! Quindi tu, lettore ignaro, digitando le magiche paroline finirai dritto nel mio blog!
– se adori scrivere e sai usare anche i congiuntivi e gli apostrofi
sinceramente credo che dovrò tornare in terapia.
se volessi parlare per immagini oggi sceglierei questa.
volare.
animo leggero e inerme, senza peso se non quello del cuore.
devo fare come il latte scremato.
togliere tutto ciò che c’è in più e lasciare la parte magra.
ora vado, il latte bolle.
Sconosciuti sguardi ti cercano al di là del muro.
Se queste mani fredde.
Se questo gelo si interrompesse.
Si insinuano sotto la pelle
attraverso i vestiti il calore
non importa più quando
come
Solo ancora, sconosciuto sguardo,
Ancora.
Ancora a scaldare la mia pelle pallida.
Sotto veli di vergogna
L’imbarazzo si scioglie
Certo e affamato il silenzio accoglie il tocco del velluto.
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Man Ray – The Kiss |