HIBISCUS.

standard 7 luglio 2014 12 responses

A metà tra la prigione e il paradiso.
Non so distinguere cosa mi attende all’orizzonte,  non so nemmeno se è importante,  in fondo viviamo così tutti i giorni, ognuno nei nostri “limbo” personali, sociali, lavorativi, colorati, bui, nascosti o esposti.
E il mio limbo ha solo una cosa diversa dagli altri. È il mio.
Pieno di chiacchiere,  di sorrisi tirati, di notti solitarie…hibiscus dietro ogni passo, angolo e sguardo, aria di mare, aria del sud, assenze, obblighi, necessità.  Un milione di domande senza risposta alle quali provo a dare pace, a trattenere, sopportare, quietare.
Tutto diventa pesante.
Leggero.
Scorrevole.
Ingombrante.
In continuo contrasto.
Vorrei che il tempo volasse, ma ne vorrei ancora un pochino.
In tutta questa incertezza fiabesca e diabolica mi manca il punto fermo, il mio mangia-sospiri, l’abile arrulolatore di pazienze, il mio centro, il mio equilibrio.
E mentre la notte si spegne presto, complici l’impegno e il dovere, mi ranicchio sul mio letto a righe e cerco la virgola che mi farà addormentare.

Buona notte, per altre tredici notti, dalla Sicilia.
Ps: non sono in vacanza…ma a lavoro fuori sede.

ASPETTAMI, TORNO SUBITO.

standard 19 marzo 2014 19 responses
Adoro il mercoledì.
Soprattutto la sera, è la sera in cui si corre. Torno a casa sfinita ma appagata, mi aggiro sola nelle stanze cercando di capire se la voglia di cenare è più forte della voglia di non fare niente.
Oggi è un mercoledì da pagina bianca, da voglia di scrivere, da affollamento di idee e parole, che mi costringe a sedermi con il portatile in mano, iniziando da qui senza conoscere la fine…e il percorso.
Sono giorni concitati, come succede sempre prima di ogni viaggio…dopo due anni torno negli Stati Uniti, con tutt’altro sentimenti rispetto alla volta scorsa. Oltre alla solita paura di volare, parto lasciando il mio cuore qui e così questi dieci giorni mi sembrano un’eternità…ma in qualche modo passeranno, devo solo smetterla di concentrarmi sul tempo.
E corro quindi, corro via dalle mie ansie, dai brutti pensieri, verso il tramonto di questa giornata, sfumato di rosa. Cerco la calma mentre piego e preparo calzini e magliette, cerco il tepore dello sguardo di chi amo, le parole rare ma intense di chi ho vicino. Non sono queste le cose tragiche, Berry. 

…Sono rimasta senza parole. Ha vinto la sonnolenza.

Adesso fuggo a mangiare un pezzettino di cioccolata fondente con le nocciole.
Voi aspettatemi qui, che magari ci scappa qualche post scanzonato a Stelle e Strisce.
Un piccolo assaggio pre partenza ^_^
Ps: amiche Bloggalline…siete straordinarie! Roberta, Roberta, Vatinee, Monica, Monica, Valentina e Silvia (e la mia Mary) su tutte, mi siete mancate tantissimo!!!

HYSTERIA

standard 13 novembre 2013 34 responses
Mi piacciono gli amori di plastica, infrangibili. 
Di plexiglas, trasparenti.
Senza troppe sfumature, di colori pieni, decisi.
Mi coloro le guance di rosa, ogni mattina. Per diventare più perfetta di quei segni che lascia la notte, che lasciano i sogni.
Mi piacciono le macchie indelebili, i momenti tangibili.
Amori di plastica così materiali che si possono toccare, che io trovi la prospettiva per guardarli, descriverli, fotografarli.
Mi piacciono le scale, gli itinerari, i percorsi.
Mi piace la parola insieme, il cui suono rende armonico ogni minuscolo accordo solitario.
Provo a ripeterla, nella mente e ad alta voce, in questa mattina di guance rosa e pensieri neon, lampeggianti. In questo amore di plastica che mi sono appesa al collo, giallo, per ricordarmi che stavolta non si spezza, è infrangibile davvero. Ma che la strada è lunga e talvolta impercorribile.
Cerco di cambiare la mia prospettiva, nella ripetizione quotidiana dei gesti, sperando che tutto diventi così pieno che le domande si plachino.
Che i miei tormenti trovino la loro casa.
Mi piace l’amore che sto vivendo, vorrei tanto che diventasse accogliente per chi lo vive con me.

– Cuore Giallo Infrangibile
Rileggo queste parole, la mia colazione stamattina.
E’ stato un brutto risveglio. Ho sognato che facevo uno stupido incidente mentre guidavo una specie di van, che volevo chiamare il mio avvocato ma non potevo, non riuscivo, c’era qualche impedimento. Con il van avevo colpito un salice piangente, perchè non riuscivo a stringere bene una curva. Accanto al salice c’erano due persone, una testimoniava contro di me e una a favore…da lì iniziava un interrogatorio infinito (vedo troppi telefilm di spionaggio…).
Mi ricordo un tavolo lungo e freddo, sul quale appoggiavo le braccia e la netta sensazione di impotenza, di equivoci e sotterfugi, di sguardi di intesa contro di me. 
Mi ricordo la sensazione di sentirsi braccata, osservata, ascoltata nel modo sbagliato.
Ricordo i pregiudizi.
Ma l’arma migliore contro questi sogni sono i risvegli. E scrivere.
Perchè ora vorrei tanto essere altrove.
Lì nel mio posto del cuore, in riva all’Arno.
Passeggiare, sedermi, sentire solo il rumore dell’acqua, violenta.
Scrivere sporcando le pagine d’erba, come i jeans sulle ginocchia quando ero piccola e guardare le formiche che accumulano, di corsa, le ultime provviste per l’inverno.
Forse dovrei vivere la prossima stagione senza più sentire la necessità di accumulare, non sono una formica. Ho accumulato abbastanza risposte e cercato molte provviste, rovistando tra le domande che mi tormentano. Non è che scavando nuovi tunnel che si risolvono vecchie lacune. E poi, appunto, non sono una formica.
Sospiro.
Le formiche ce le ho nella testa.
Sospiro.
Miodddio quanti pensieri.
Sospiro.
Nessuna domanda, almeno per oggi.
Sospiro.
Ho tutto quello che mi serve. 
Formica, trovami il bandolo della matassa.

Poison. Di veleni e di grovigli.

standard 5 aprile 2013 51 responses

I want to hold you but my senses tell me to stop
I want to kiss you but I want it too much 

I want to taste you but your lips are venomous poison
You’re poison runnin’thru my veins
You’re poison, I don’t want to break these chains

Come sempre. Ti svegli con un pelino di ritardo, fuori piove.
Ti vesti, abbinando in modo armonioso tutti i dettagli, fai una carezza alla gattina che dorme sul cuscino, invidiandola per la sua nullafacenza quotidiana.
Ti prepari le fette biscottate con la marmellata, un bicchiere d’acqua.
Ombrello, due passi fuori, macchina.
E alla radio passano proprio la canzone con quel testo evocativo che fa tanto dito nella piaga

I  W A N T  T O  H O L D  Y O U  B U T  M Y  S E N S E S  T E L L  M E  T O  S T O P

E’ ufficiale. Stamani, insieme alla mia cresta, ho agghindato anche la Torre di Babele che mi faceva compagnia dentro la testa. Alta, incasinata, piena di colori e di piccoli dettagli infinitesimali. Ma si sa, i dettagli sono ciò che forma l’insieme. E questa torre di pensieri è lì. Vacilla, è formata da tessere di un domino verticale che non so gestire, è una centrifuga di colori, di sensi, di sapori, di piccoli granelli e bacche rosse, di arcobaleni che ancora non conosco. 
Bello eh? Indubbiamente. Se non ci siete dentro è bellissimo. Da fuori lo spettacolo è evidente, come l’aurora boreale. 
Ma le infrazioni, le emulsioni chimiche, le rifrazioni della luce sono così tante. 
E non rimane che lasciarsi andare?
Lasciarsi tentare?
Assaggiare le caramelle da tutti i dieci sacchettini che ho davanti. Ecco quello che farò. 

Come sempre. Ti svegli con un pelino di ritardo, fuori c’è il sole.
Ti vesti, leghi le tue codine in alto, a fare il solletico al cielo.
Ti prepari la sacca per andare a fare un pic nic, ma nella sacca ci sono solo tante caramelle. Tanti gusti diversi, tanti sacchetti colorati.
Occhiali da sole, due passi fuori, anzi qualcuno in più. 
Ballerine ai piedi, via le odiate calze, il fresco sulla pelle ancora bianca, sembianza invernale da cambiare, come la pelle di un serpente albino.
E sei nel luogo del cuore. In quel posto dove vince il cemento, dove vince l’uomo. Ma la natura c’è, è potente. E’ un flusso sull’impossibile. 
Il luogo del cuore dove staccare la spina da tutto, dove accoccolarsi stringendo le ginocchia, dove ascoltare solo il R U M O R E forte che risuona a Babele, special guest della mia testa oggi, questo venerdì furioso e fuori controllo.

Ti siedi, nel luogo del cuore. Metti i sacchetti di caramelle davanti a te. Assaggia, mastica, assapora, rompi con i denti per far uscire il succo, percepisci le differenze.
Aspetta. Aspetta fino a che l’ultimo frammento, come una scaglia di vetro, scende in fondo allo stomaco, lasciando segni del suo passaggio.
Fino ad allora prendi uno ad uno i capi di tutti i gomitoli che si sono attorcigliati e cerca una via. Per non impazzire.

Vladimir Kush – Mythology (2011)

Questo artista mi ha folgorato. Le sue opere sono meravigliose, tutte. Fatevi un regalo oggi, guardate il suo sito o digitate il suo nome su google immagini, sarà un viaggio immaginario bellissimo, pieno di colori, luce, fiori, leggerezza e visioni. 
L’opera che ho postato è un piccolo riassunto di ciò che vedo quando chiudo gli occhi oggi. 
In pratica…un gran bel casino.

sarà la pioggia

standard 9 novembre 2010 7 responses
nonlosocazzononlosoooooo!
mi devo dare una scossa cazzo!
questi due giorni sono stati l’esempio lampante di come è facile perdere energie-voglia-motivazioni-emozioni in un batter d’occhio.
saranno quei laghi che impiastricciano Firenze,
sarà che non sono soddisfatta di quanto rendo pensando a ciò che realmente potrei rendere,
sarà che non ho più un pò di tempo per me, da ritagliarmi per non fare niente, per fare una lavatrice, per mettere a posto la mia camera, per dare aria ai pensieri…

intanto vivacchio e mi adeguo all’indolenza mondiale.
e aspetto con ansia il 18.

voto di sfiducia.

standard 26 aprile 2010 Leave a response

maligni, cattivi pensieri della sera.
disturberanno il mio sonno,
cancelleranno la mia pace.
non c’è fiducia nel mio sguardo
non c’è niente che possa farmi credere il contrario di ciò che penso.