troppo corta la catena che stringe l’anello alla caviglia. troppo corta e troppo faticoso disfarsene.
avere i movimenti per qualche motivo impediti è molto più semplice.
divincolarsi, sudare, rimanere fermi dove si è, molto più congeniale.
da lì si può comunque godere del panorama, apprezzare i particolari, godere dei vantaggi.
per quanto si possa disprezzare questo comportamento, chi lo accetta passivamente è forse ancora più ingiustificabile.
chi lo guarda fermarsi, ogni volta, al solito ostacolo.
chi lo osserva fare finta di provarci.
chi capisce che quei tentativi falliti sono frutto di una volontà determinata a farli fallire.
chi sente che la catena mai si spezzerà e le distanze continueranno ad essere le stesse.
il senso di colpa, di inettitudine, si disegna nella mente di chi soccombe.
si fa materia modellabile e allo stesso tempo astratta.
si dissolve quando il cuore vince, si propone imbattibile quando la ragione vince.
siamo in prigione amici, questo è quello che succede qua dentro.
Le catene si spezzeranno come sempre è accaduto…. L.