Quando ero piccola avevo una fissazione per un paio di compagne di classe, che non mi consideravano minimamente.
Sara e Lisa, questi i loro nomi. Io bramavo le loro attenzioni, ma senza risultato. Da quando ho memoria ho portato avanti questo comportamento, con tutti. In un modo o nell’altro ho sempre rincorso le attenzioni, soprattutto se negate. Poi, la vita, le occasioni, il carattere, mi hanno piano piano allontanata da questo atteggiamento, diventato sempre più distante dal mio modo di essere. Mi sono costruita una personalità forte. Mi sono costruita la mia vita, la mia autonomia. Ma ogni tanto, quella Berenice vittima (anche un po’ di se stessa), faceva capolino.
L’ho odiata molto.
Ora mi fa compagnia. Ora che ho costruito posso dire che non mi fa paura, non più. Lo spauracchio di ciò che ero (e che vive in me, comunque) non mi fa paura.
Ho smesso di rincorrere. Non senza difficoltà, non senza muri da abbattere, non senza qualche parola di troppo. Perché la sensazione di “lasciar andare” non è mai bella, ma alla lunga appaga. Fa sentire liberi. Ed è così che voglio essere, per me stessa, per i miei bambini, per chi amo. Libera di vivere nel modo migliore per me. Anche se questo modo migliore non combacia con gli altri, anche se può essere una scelta presuntuosa o egoista, ma, in fondo, quale scelta non è tale?
Tutto ciò che presume una scelta ti rende “egoista” rispetto a qualcosa.
Tutto ciò che presume una decisione ti insinua il dubbio di stare facendo la cosa giusta.
E qual’è la cosa giusta? Fare ciò che mi fa stare bene. Nel dubbio, quella è sempre la cosa migliore.
Fai luce nella nebbia. Smetti di rincorrere.
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